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Non fermate Ri-Maflow.

«A metà dicembre il sito era abbandonato. Gli unici rumori che si sentivano nello stabilimento Maflow di Trezzano sul Naviglio (Mi), una volta noto per gli 800 operai che lavoravano nella produzione di componenti per autoveicoli, erano quelli dello svuotamento in corso. “In quei giorni siamo entrati e ci siamo piazzati in una piccola parte dell’area – racconta Michele, uno degli ex lavoratori – Qualche giorno dopo con noi c’era un esperto di rifiuti. Ha osservato con attenzione i macchinari e i prodotti rimasti e ha detto che separati valgono almeno 20 mila euro”. L’idea dello smaltimento dei rifiuti ingombranti, in particolare di quelli elettronici, è stata presa molto sul serio dal gruppo di ex lavoratori…». Cominciava così l’articolo del febbraio 2013 pubblicato su Comune, quando ancora pochissimi conoscevano la nascita di quella che stava per diventare una delle più importanti esperienze in Europa di imprese autogestite e di conversione ecologica. Abbiamo avuto la fortuna di accompagnare in questi anni la crescita, la determinazione e la creatività di Ri-Maflow, fabbrica recuperata. Oggi qualcuno ha trovato una bizzarria formale per inventarsi niente meno che una denuncia per “associazione a delinquere finalizzata al trattamento illecito dei rifiuti”. Un’accusa paradossale quanto infamante, dicono dalla fabbrica, che intanto ha ricevuto il sequestro dei beni mobili e immobili e dei conti correnti. È il momento di inviare subito un sostegno economico. Nessuno aveva previsto la nascita di questa esperienza, nessuno immagina che dal basso germoglierà una straordinaria esperienza di solidarietà per far vivere Ri-Maflow e il suo ribellarsi facendo, di cui abbiamo tutti e tutte molto bisogno

Appello Ci hanno provato in tutti i modi a mettere i bastoni tra le ruote a un progetto mutualistico di recupero di una fabbrica abbandonata a Trezzano sul Naviglio dopo il licenziamento di 330 persone. La forza del “fare solidale”, l’impronta ecologista, la capacità di creare senza aiuto alcuno 120 posti di lavoro, la costruzione di una rete di economia sociale popolare Fuorimercato, l’impegno contro la criminalità organizzata – in cui sono state coinvolte imprese e istituzioni di tutto il SudOvest milanese – hanno dato la forza di resistere per quasi sei anni e di far vivere una delle più significative esperienze di autogestione operaia. Hanno trovato l’occasione della sperimentazione del recupero di materie prime da carta da parati (il 3,6% del bilancio di RiMaflow, in realtà una perdita economica trattandosi di investimento per formazione…) per presentare RiMaflow come parte di un’associazione a delinquere finalizzata al trattamento illecito dei rifiuti: l’accusa più paradossale e infamante che ci potrebbe essere rivolta! Il coinvolgimento in attività criminogene di società a cui RiMaflow si è rapportata per i macchinari e gli scarti di produzione da lavorare non significa nel modo più assoluto la partecipazione della Cooperativa e del suo legale rappresentante Massimo Lettieri in tali vergognose attività. E lo dimostreremo! Ma intanto il sequestro dei beni mobili e immobili, dei conti correnti e del sistema informatico dell’amministrazione ha cancellato violentemente la Cooperativa in tutte le sue regolari attività, impedendo di pagare stipendi, contributi, fatture e adempimenti fiscali (IVA, tasse,…) che graveranno drammaticamente nel tempo. Questo non è giusto. Questo non è tollerabile! Il momento è gravissimo: occorre una straordinaria campagna di resistenza. Ogni realtà solidale si mobiliti in tutte le forme possibili: è il momento di dimostrare da che parte stare! Cooperativa RiMaflow - Associazione Occupy Maflow - Fuorimercato, autogestione in movimento. www.rimaflow.it - www.fuormercato.com

APPELLO: RiMAFLOW VIVRÀ! RiMaflow, attraverso le sue diverse attività lavorative (la Cooperativa e le botteghe artigiane), le sue attività culturali e la promozione di una rete di economia sociale e popolare Fuorimercato, ha contribuito a dare un volto più solidale e umano alle periferie e alla realtà del territorio del SudOvest milanese, diventando riferimento importante anche a livello internazionale per il riscatto dei settori sociali più deboli. L’inchiesta in cui è stata coinvolta con l’accusa di associazione a delinquere è paradossale proprio per il profondo valore etico e sociale messo in campo dai suoi lavoratori e dalle sue lavoratrici. L’indagine della magistratura non può cancellare tutta la comunità di RiMaflow: la Cooperativa deve tornare a vivere e il suo legale rappresentante tornare subito in libertà!!

Esprimiamo la più grande solidarietà a RiMaflow, che si deve tradurre concretamente anche in un immediato sostegno economico per le spese legali e per far fronte al sequestro dei beni, a partire dai conti correnti, che ammonteranno nel tempo a diverse decine di migliaia di euro! Occorrono iniziative di raccolta fondi durature nel tempo per effettuare: DONAZIONI PRESTITI DI MUTUO SOCCORSO (a scadenza minima di 6 mesi – un anno) da versare sul c/c IT93S 05018 01600 000000158008 di Banca Etica
https://comune-info.net

martedì 14 agosto 2018


 
News

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