Gaza, Israele inizia a costruire una barriera sul mare.
Il progetto prevede uno sbarramento di frangiflutti in muratura contornato da filo spinato a rasoio, che sorgerà nel Mediterraneo pochi chilometri a nord della Striscia. TEL AVIV - Israele ha incominciato a costruire una barriera sul mare di Gaza: secondo Avigdor Lieberman, il superfalco ministro della Difesa, lo scopo è quello di impedire ogni infiltrazione nel territorio dello Stato ebraico. Nel progetto, si tratta di uno sbarramento di frangiflutti in muratura contornato da filo spinato a rasoio, che sorgerà nel Mediterraneo pochi chilometri a nord della Striscia. I giornali israeliani indicano la spiaggia di Zikim come punto di partenza dell’opera, non è ben chiaro invece fin dove la barriera si spingerà. Israele conta di concludere i lavori entro fine anno.
Lieberman aveva ordinato la progettazione della barriera nel 2014, dopo aver scoperto che militanti palestinesi erano riusciti a entrare in Israele via mare. “E’ un nuovo passo per contrastare Hamas, che perderà un’altra capacità strategica dopo aver investito molto per svilupparla”, dice Lieberman, ricordando che la barriera è l’unica al mondo nel suo genere.
In questo modo Gaza si conferma la più grande prigione a cielo aperto del pianeta: Israele impedisce agli abitanti di uscire e dal 2007, cioè da quando Hamas ha preso il potere nel territorio palestinese, anche l’Egitto tiene di norma chiuso il confine, riaperto soltanto a metà maggio per celebrare il Ramadan. Anche le frontiere marittime sono chiuse con atto unilaterale dalla marina israeliana, che impone ai pescherecci palestinesi un limite di undici chilometri dalla costa e in passato ha aperto il fuoco sui pescatori.
Nei giorni scorsi le proteste confluite nella “Marcia del ritorno”, per chiedere il diritto ai territori occupati da Israele nel 1948, hanno portato alla morte di 118 palestinesi, uccisi dalle guardie di confine israeliane. Ma Hamas insiste: domani una barca partirà dalla Striscia per cercare di superare il blocco israeliano. A bordo ci sono ammalati, studenti e diplomati disoccupati. La data non è casuale: il 31 maggio 2010 un commando dello Shin Bet aveva assalito la Mavi Marmara, la nave di un’organizzazione umanitaria turca che faceva parte della Freedom Flotilla, diretta a Gaza. Nove militanti turchi erano stati uccisi dalle forze israeliane, un decimo era morto più tardi per le ferite. (di GIAMPAOLO CADALANU)
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lunedì 28 maggio 2018
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