Veneto, 10 mila capannoni dismessi: metà da demolire.
«Il suolo, anche quand’è privato è un bene comune. Di più, è un valore. Il tema non è limitarne il consumo bensì ragionare in termini di uso intelligente. E questo, naturalmente, include le demolizioni dei capannoni». Così in un articolo di Martina Zambon sul Corriere del Veneto a pagina 9, il giurista Bruno Barel critica il modello di sviluppo industriale in Veneto all’indomani di uno studio commissionato da Confartigianato allo Iuav di Venezia sul consumo di suolo causato dai capannoni dismessi. Secondo lo studio in Veneto gli immobili dismessi (incluse case, ristoranti, fabbriche e capannoni) sono oltre un milione e 200 mila. Di questi 92 mila (l’8%) sono capannoni di cui 10 mila e 610 dismessi. 4570 non sono utilizzabili, e da destinare alla demolizione mentre gli altri 6.040 sono riutilizzabili. La stima del valore totale di questo patrimonio è di 7,9 miliardi di euro.
In totale, in regione, ci sono 183 milioni di metri quadrati coperti da aree produttive di cui 21,6 milioni di metri quadri di capannoni dismessi. Quasi 12 milioni di questi andrebbero demoliti. Il Venrto è secondo solo alla Lombardia in Italia per consumo di suolo con il 12% di territorio edificato. Padova è maglia nera con il 19% seguita da Treviso e Verona. Il capoluogo patavino è il peggiore con il 50% di suolo consumato. «Un comune veneto su due è sopra la media di consumo regionale – dice Federico Dalla Puppa dello Iuav – tanti capannoni vanno demoliti e si devono poi usare strumenti come crediti edilizie e perequazioni». «È ora di parlare di riciclaggio edilizio perché, semplicemente, il mondo è cambiato», conclude Barel proponendo il riadattamento per attività sociali e culturali delle strutture industriali abbandonate (ph: geograficamente.files.wordpress.com)
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venerdì 22 dicembre 2017
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