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BOYCOTT BENETTON! “Hanno proiettili, noi pietre.

Nei giorni scorsi i rastrellamenti della polizia argentina in territorio Mapuche si sono conclusi con un altro assassinio. Rafael Nahuel, un giovane di 21 anni della comunità Lafken Wuinkun Mapu, è stato raggiunto nella schiena da una pallottola mentre stava fuggendo. Altri due ragazzi sono stati feriti dai colpi della polizia. Il Ministro per la Sicurezza Patricia Bullrich (la stessa che ha nascosto per settimane l’assassinio di Santiago Maldonado) ha parlato di “scontri a fuoco”, di “spari preventivi”… contro un lancio di pietre (!?). Continua in questo modo la brutale repressione e la criminalizzazione contro il popolo Mapuche che sta reclamando la restituzione di una parte delle sue terre espropriate e affidate alla multinazionale Benetton.

BOYCOTT BENETTON! “Hanno proiettili, noi pietre, vogliono buttarci fuori, ma questo non sarà possibile!” I Mapuche (il “popolo della Terra”) sono una comunità pre-colombiana che da sempre abita tra il Cile e l’Argentina nel Cono Sud del Continente. La loro storia è fatta di lotte e di resistenze, contro vecchi e nuovi colonialismi. Anche i fatti di quest’ultimo anno stanno a testimoniare l’inflessibile repressione a cui sono sottoposti. Come si spiega lo scatenarsi di una così spietata violenza da parte delle forze della polizia argentina contro un popolo inerme e pacifico? La spiegazione risiede nella levatura (economica, non certo morale) del mandante. Ci riferiamo alla multinazionale che fa capo alla famiglia Benetton. Infatti la repressione delle legittime aspirazioni dei Mapuche (tornare in possesso delle proprie terre ancestrali) viene portata avanti su richiesta della Compania de Tierras Sud Argentino che è controllata interamente dal Benetton Group. Nel 1991 la multinazionale italiana dei Benetton acquista, favorita dall’allora governo Menem, al prezzo di 50 milioni di dollari, il controllo della CTSA, diventando la più grande proprietaria terriera del Paese con una superficie pari a circa 900.000 ettari. Su questa enorme estensione terriera, nelle zone più redditizie, i Benetton allevano 260.000 capi di bestiame che producono circa 1,3 milioni di chili di lana esportata in Europa a cui si aggiungono migliaia di bovini destinati alla macellazione. Ma queste terre hanno l’inconveniente di essere abitate da sempre dal popolo Mapuche che rivendica la “restituzione” di quanto gli è stato espropriato, forti non solo di un diritto naturale, ma anche di un diritto costituzionale che dovrebbe prevedere il diritto al possesso dei terreni tradizionalmente occupati.

La famiglia Benetton, che si è costruita l’immagine pubblicitaria” dell’impresa progressista”, agisce secondo la prassi tipica dell’odierno capitalismo predatorio. Il premio Nobel per la pace Adolfo Perez Esquivel, in una lettera ai Benetton ha scritto: “Signor Benetton, Lei ha comprato 900 mila ettari di terra in Patagonia per accrescere la sua ricchezza e potere e si muove con la stessa mentalità dei conquistatori. Vorrei ricordale che non sempre ciò che è legale è giusto, e non sempre quello che è giusto è legale. Lei si sta comportando come i signori feudali che alzavano muri di oppressione e di potere nei loro latifondi (…). Deve sapere che quando si toglie la terra ai nativi li si condanna a morte, li si riduce alla miseria e all’oblio. Ma deve anche sapere che ci sono sempre dei ribelli che non zoppicano di fronte alle avversità e lottano per i loro diritti e la loro dignità come persone e come popolo”. Nella vergognosa risposta dei Benetton, che tra le altre cose rivendicano il “sacro” diritto alla proprietà privata delle terre, possiamo leggere: “Abbiamo semplicemente seguito le regole economiche in cui crediamo: fare impresa. Innovare, operare per lo sviluppo, continuare a investire per il futuro”. Certo, il loro futuro!

United Colors of Benetton è un campione della logica ipocrita che governa il capitalismo odierno fondato sulla rapina. I bambini di tutti i colori che nelle loro pubblicità si abbracciano contenti sono la maschera che ricopre l’espulsione e la repressione dei popoli Mapuche dalle loro terre ancestrali. La lotta dei Mapuche è la lotta di tutti. Gli abiti dei Benetton, come di molte altri marchi, sono sporchi, portano impressi il segno della repressione: united colors of repression!
http://lottacontinua.altervista.org

sabato 9 dicembre 2017


 
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