Miele: la produzione è disastrosa, colpa di clima e pesticidi.
Il 2017 non è stato un anno roseo per il miele italiano. Vari fattori inquinanti hanno determinato un sensibile calo della produzione e anche il futuro appare incerto. Da Conapi, consorzio nazionale apicoltori, che riunisce oltre 600 soci in tutta Italia arrivano i dati poco incoraggianti sul raccolto di quest’anno, con volumi in netta diminuzione rispetto alle medie del passato.
I più colpiti sono i mieli di acacia, che registrano un meno 70% rispetto al 2015, anno considerato di media produzione, infatti, si è passati dalle 705 tonnellate di due anni fa alle 198 tonnellate attuali. Male, poi, la produzione di miele di tiglio dell’Emilia Romagna, che è quasi sparita, e di miele millefiori, che è diminuita del 20%, nonostante derivi da fioriture diverse e di conseguenza abbia più possibilità di essere raccolto.
Tiene la produzione di miele di agrumi, di castagno e tiglio di montagna, perché ha risentito meno della siccità, mentre si è quasi azzerata quella di melata, cioè miele di bosco. “I risultati definitivi del raccolto saranno completati alla fine dell’anno, ma si ipotizza una diminuzione complessiva di produzione del 70% rispetto alle potenzialità degli apiari in campo”, commenta Diego Pagani, presidente di Conapi. Cosa sta succedendo? A influire negativamente c’è il fenomeno di avvelenamento degli apiari legati ad alcuni prodotti agricoli di sintesi chimica utilizzati nei campi. A ciò si aggiungono i mutamenti climatici: la primavera anticipata con temperature al sopra della media stagionale ha indotto una forte spinta produttiva delle api, interrotta bruscamente dalle gelate di aprile che hanno compromesso il raccolto di acacia, affamando le famiglie. La successiva siccità, che si è prolungata durante tutta l’estate, ha fatto il resto, compromettendo le produzioni estive.
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giovedì 16 novembre 2017
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