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Il governo italiano, nel totale silenzio mediatico, ha approvato il CETA.

Oggi (30/05/2017) il premier canadese Justin Trudeau si trova in visita a Roma. Come al solito, sui media nazionali e sui Tg la notizia verrà trattata come un fatto di folklore: gli abiti della first lady, la visita ai monumenti, le solite dichiarazioni di facciata sul terrorismo. Il quotidiano La Repubblica ha già cominciato con un articolo che lo ritrae in una foto con la maglietta di Francesco Totti. Aprite l’articolo in questione e cercate nel testo la parola “Ceta”: nessun risultato. Non è un caso.

IL TRATTATO APPROVATO NEL SILENZIO STAMPA. Il Ceta è il nuovo trattato di libero scambio tra Unione Europea e Canada. Il Consiglio dei Ministri italiano, guidato dal presidente del Consiglio Paolo Gentiloni, lo ha approvato pochi giorni fa. Ne avete sentito parlare? Se non ne sapete niente non è perché vi siete distratti, ma perché nessun giornale e nessun Tg ne hanno parlato. Per averne conferma ufficiale bisogna andare sul sito del governo e scorrere verso fondo pagina il comunicato del 24 maggio, così a un certo punto si trova questo breve comunicato: «Il Consiglio dei ministri, su proposta del Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale Angelino Alfano, ha approvato un disegno di legge di ratifica […] dell’Accordo economico e commerciale globale tra il Canada, da una parte, e l’Unione europea e i suoi Stati membri, dall’altra, fatto a Bruxelles il 30 ottobre 2016». È tutto. I MOTIVI DELLA VISITA DI TRUDEAU A ROMA. Ovviamente a questo punto è facile capire che il premier canadese non si trova a Roma per rendere omaggio a Francesco Totti, come si potrebbe pensare leggendo La Repubblica. All’approvazione del Consiglio dei Ministri deve seguire infatti quella del Parlamento, e la delegazione canadese si trova in Italia per parlare con il governo innanzitutto di questo passaggio politico. Per averne conferma bisogna però consultare qualche articolo sulla visita scritto sui media canadesi, dove si legge che il premier canadese «si è trattenuto a Roma dopo aver partecipato al G7 di Taormina per promuovere l’approvazione dell’accordo di libero scambio Ceta». Finalmente la verità.

COSA PREVEDE L’ACCORDO “CETA”. Il trattato di libero scambio tra Canada e Ue, è in tutto e per tutto analogo all’ormai naufragato Ttip, e stabilisce le nuove regole commerciali tra gli stati che lo ratificano. Il Ceta contiene alcuni dei punti più controversi del Ttip (elencati in maniera completa in questo articolo), come l’introduzione dell’Investment Court System (Ics): la corte bilaterale a protezione degli investimenti che dà alle imprese la facoltà di fare causa ai governi che legiferano contro i loro interessi, ad esempio aumentando il costo e le tutele sul lavoro o decidendo di limitare la circolazione o la pubblicità di determinati beni per la tutela della salute (come già avvenuto in passato sulle sigarette, con la Philip Morris che fece causa alla Norvegia). Inoltre molte multinazionali americane, tra le quali Walmart, Chevron, Coca Cola e Monsanto, hanno delle società controllate canadesi, e quindi il Ceta permetterà loro di operare nei mercati dell’Ue in condizioni più favorevoli anche in assenza del Ttip. UN TRATTATO VOLUTO DALLE MULTINAZIONALI. Il Ceta blocca i mercati canadese ed europeo agli attuali livelli di liberalizzazione dei servizi privati e pubblici, rendendo difficile impedire alle aziende canadesi di entrare nei servizi pubblici dell’Ue e rendendo di fatto molto difficile la ripubblicizzazione dei settori già privatizzati. Se è vero che, grazie alla battaglia di allevatori, coltivatori e associazioni europee, l’accordo finale prevede la tutela del marchio di alcuni prodotti agricoli e alimentari tipici, secondo i molti detrattori dell’accordo le clausole dell’accordo garantiscono comunque ampie possibilità di manovra alle multinazionali dell’agroalimentare (e non solo), le quali godranno dell’abbattimento di ogni dazio doganale, portando la loro concorrenza a basso prezzo per mettere in ulteriore difficoltà le aziende e i produttori locali. Secondo uno studio della Tufts University di Boston il CETA potrebbe costare circa 200mila posti di lavoro solo in Europa, specie nelle piccole imprese.

LA MOBILITAZIONE SI COSTRUISCE DAL BASSO. Nonostante il silenzio imposto dai media l’opposizione popolare contro il Ceta si sta strutturando in tutto il continente. E come già avvenuto per il Ttip (l’equivalente del Ceta che era in discussione tra Usa e Ue) può rivelarsi fondamentale per portare il tema all’attenzione dei cittadini e costringere i parlamentari a non votarne la ratifica. Tante le campagna che sono state promosse in questi mesi in Italia attraverso la piattaforma “Stop Ttip e Ceta“. Gli attivisti per oggi, in occasione della visita di Trudeau hanno organizzato anche una campagna di sensibilizzazione attraverso i social network
www.dolcevitaonline.it

venerdì 22 settembre 2017


 
News

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