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Hey giovane vegliardo, ti licenzio!

Nell'azienda "Abercrombie e Fitch" a 25 anni sei un magazziniere vecchio, hai fatto il tuo tempo ed è ora di usare questo trampolino per lanciarti nello stagno dei lavoratori attempati (???): il licenziamento!! Le parole sono gusci vuoti e la mutevolezza di ciò che racchiudono è un dato di fatto. E se questa danza dei significati deve necessariamente essere ascritta al tempo che passa, poiché il nostro è un tempo di crisi, dobbiamo fare i conti con un vocabolario pieno di corrispondenze inedite e torbide fra i termini e il loro senso. Ieri è uscita una notizia che mi ha fatto pensare, alla veneranda (o forse no) età di 26 anni, a cosa voglia dire essere vecchia e/o giovane nel mercato del lavoro italiano. I fatti cui mi riferiscono si snodano su un arco temporale più lungo, ma di ieri è la notizia per cui secondo la Corte Europea, data la condizione stagnante della disoccupazione giovanile in Italia, un’azienda può licenziare i propri dipendenti una volta che questi abbiano raggiunto un certo limite d’età.

Nel BelPaese la disoccupazione giovanile ha fornito una discreta serie di disgustosi argomenti circa le assunzioni dei cosiddetti millenials . E’ sull’età anagrafica che vengono ideati degli ipotetici strumenti d’inclusione graduale nel mondo del lavoro. Si parla quindi di stages, tirocini, apprendistati e sgravi fiscali fino ad arrivare all’alternanza scuola-lavoro della Buona Scuola, per cui per i liceali è previsto un monte ore da espletare all’interno di un’azienda convenzionata per indirizzare meglio i prossimi diplomati alla propria carriera professionale. Dove per meglio s’intende scientemente disponibili ad accettare di lavorare senza percepire una retribuzione. Il guadagno è in consapevolezza. Per chi invece è già all’università ci sono anche due soldini per potersi guardare allo specchio a fine giornata e dirsi che la gavetta paga. Non più forza lavoro giovane dunque, ma giovanissima. E infatti per Abercrombie e Fitch a 25 anni sei un magazziniere vecchio, hai fatto il tuo tempo ed è ora di usare questo trampolino per lanciarti nello stagno dei lavoratori attempati (???) . All’inizio il vegliardo giovane di cui sopra, a cui va tutta la mia solidarietà, sembrava aver avuto ragione. Fra le tante disgustose argomentazioni utilizzate dalle aziende questa sembrava, data l’età del licenziato, veramente ridicola. Finché si parla dei sorrisi finti che dopo un po’ nel fashion retail, qualsiasi posizione occupi, dopo un po’ vengono a mancare, ormai ci si è abituati e abituate a dire : “Non sorridevo più, non avevo più l’attitudine, mi hanno fatta fuori.” A quanto pare adesso passati i 25 anni i magazzinieri, i commessi e le commesse, possono iniziare a darsi appuntamento nelle balere o al campo da bocce. Stando a quanto dice la sentenza della Corte di Giustizia dell’Unione Europea un contratto che pone tale limite d’età in realtà “persegue una finalità legittima di politica del lavoro e del mercato del lavoro e costituisce un mezzo appropriato e necessario per conseguire tale finalità”. Istituire la ghigliottina dei 25 anni per legittimare dei licenziamenti vuol dire davvero che le multinazionali della moda cercano di rimanere sulla cresta dell’onda con ogni mezzo necessario. In genere fino ai 30 si poteva stare tranquill*. Adesso a 24 anni, visto che ci sono i liceali già formati per essere sfruttati e mal pagati che spingono per lavorare, bisogna iniziare a guardarsi le spalle. Tuttavia è chiaro che non bisogna scadere in banalizzazioni inutili. La catastrofe occupazionale italiana era un meccanismo ben oliato anche prima che la Corte di Giustizia europea stabilisse che a 25 anni sei pront* per farti un giro con i senior. Le vie della precarietà, del resto sono infinite. E comunque nonostante la percentuale di lauree nel mondo del commercio ( di cui anche i magazzinieri fanno parte) stia calando quel pezzo di carta sta ancora a significare che così come hai saputo organizzare il tempo per studiare allo stesso modo saprai organizzare il tuo tempo al meglio per scaricare la merce o piegare le magliette.

Le cose stanno cambiando però : tra alternanza scuola-lavoro e licenziamenti su base anagrafica ad occupare certi posti lavoro ci si inizia ad andare sempre prima. La crisi ha fatto sì che nel corso del tempo l’austerity passasse dall’essere una key word estremamente criptica dei movimenti sociali ad essere un modello complessivo d’organizzazione della società molto più riconoscibile, anche nella vita quotidiana. Dal supermercato alle poste, dagli ospedali alle scuole, fino alle filiere della distribuzione, di cui i negozi e i loro magazzini sono la punta dell’iceberg, sta a significare più profitti e meno forza lavoro (e meno costosa) per sostenerli, cioè più sfruttamento. Serve personale capace di sostenere ritmi forsennati di lavoro. Serve personale sempre al lavoro.

Un team molto giovane ai negozi assicura moltissime cose : forza lavoro sempre fresca e capace di sostenere grandi sforzi fisici, la possibilità di applicare livelli di retribuzione minori; molta più inconsapevolezza rispetto ai diritti sul lavoro (nessuno sa cosa sia una busta paga); la possibilità di utilizzare le nuove tecnologie come strumenti di organizzazione del lavoro (vedi gruppi WhatsApp e le piattaforme di e-learning delle singole aziende); nessuna famiglia a cui badare – con la differenza che oggi questo vuol dire più solamente dei figli ma anche genitori, che in un futuro non troppo lontano, faticheranno a curarsi. Un team molto giovane forse odia meno il lavoro che fa, perché ha già scelto di abbassare il tiro delle aspettative di vita se ha scelto di non imbarcarsi in un mediocre percorso universitario. Nel caso ad un certo punto a qualcuno venisse in mente di crescere professionalmente o non è cresciuto come azienda comanda, c’è il mondo dell’anzianità professionale, cui si accede honoris causa dopo i 25 anni. Sui livelli di sfruttamento del mio segmento di generazione non c’era molto da discutere . Ero già vecchia per questa crisi, ma anche dopo il Fertility Day conservavo un po’ di scetticismo. Spero di ricevere dei chiarimenti prima di raggiungere la condizione ideale per smettere di rimbalzare tra un lavoro di merda e uno più di merda, cioè quando sarò, stando a come si sta ridefinendo il paradigma dell’invecchiamento, una mummia in età pensionabile.
www.commonware.org

domenica 23 luglio 2017


 
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