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Appello internazionale per Suzuki-Maruti (India). In solidarietà dei sindacalisti condannati all'ergastolo.

I fatti. La Maruti è una fabbrica che impiega più di 300 operai, nel nord dell’India. Nel 2011 la fabbrica, in precedenza di appartenenza dello Stato, viene privatizzata e passa alla Suzuki. Subito, il 75% degli operai diventano precari senza nessuna garanzia, con il 50% del salario legato alla produttività, che quindi può crollare del 50%. Gli operai organizzano allora un sindacato indipendente, il MSWU, che riunisce lavoratori stabili e precari. Il nuovo sindacato chiede di essere riconosciuto, ma appena viene riconosciuto cominciano le rappresaglie dei proprietari. Gli operai cominciano allora a vedere circolare in fabbrica teppisti ingaggiati dalla direzione. Dopo essere stato insultato, un operaio viene sospeso. Il sindacato chiede il ritiro della sospensione, ma ottiene in cambio l’allargamento delle violenze, fino allo scoppio di un incendio con un morto. Da qui viene montata l’ulteriore provocazione, con testimonianze fabbricate, con l’arresto di decine e decine di lavoratori e militanti e infine la condanna dei 13 all'ergastolo e di altri 4 a cinque anni.

L’Appello dei sindacati indiani dopo la sentenza “Le confederazioni sindacali esprimono il loro profondo timore e la loro viva angoscia di fronte alla condanna all'ergastolo di 13 lavoratori e a 5 anni di carcere per altri quattro lavoratori della Maruti Suzuki, in seguito alle violenze suscitate dalla direzione della fabbrica Marutu a Manesar nel 2012 (…) La responsabilità delle violenze avvenute nel 2012 incombe sui teppisti ingaggiati dalla direzione della Maruti Suzuki, per creare un clima che permettesse di distruggere i sindacati. Anche se non erano in nessun modo responsabili degli incidenti, i lavoratori sono stati riconosciuti sulla base di “testimonianze” fabbricate dalle autorità che governano lo stato, dalla polizia e dagli imprenditori che hanno, in un modo spudorato, commesso un abuso di potere. Più di 546 lavoratori permanenti e 2000 interinali furono licenziati e 146 gettati in prigione dove hanno passato fino a più di quattro anni e mezzo. Le confederazioni sindacali denunciano l’ignobile gioco condotto dalle autorità e dai padroni con la stessa energia con la quale hanno denunciato le violenze del 2012, e si congratulano con i lavoratori per la loro reazione immediata nell'unità. Il movimento sindacale non sarà intimidito dagli spregevoli atti dell’alleanza governo – imprenditori. Le confederazioni sindacali esprimono la loro solidarietà con la lotta condotta dai lavoratori della Maruti così come con l’iniziativa dei lavoratori dell’industria in sostegno ai lavoratori della Maruti sotto l’egida dei sindacati della regione di Gurgaon e chiamano tutti i sindacati e tutti i lavoratori a operare in solidarietà con la lotta dei lavoratori della Maruti per la giustizia compreso sul terreno legale”. I sindacati INTUC, AITUC, HMS, CITU, AIUTUC, TUCC, SEWA, AICCTU, UTUC, LPF

L’Appello del sindacato della Suzuki-Maruti “Compagni, siete al corrente della repressione esercitata contro di noi da parte dell’alleanza che riunisce la direzione dell’impresa, la polizia e il governo. 13 membri del nostro sindacato, il MSWU, sono stati condannati senza un’ombra di prova, unicamente sulla base di testimonianze fabbricate dalla direzione. I responsabili del MSWU sono stati i bersagli, perché sono stati la direzione della lotta dal 2011 contro il sistema illegale di “contratto” e per i diritti sindacali e la dignità dei lavoratori. Tutti i lavoratori sanno che questo verdetto manifestamente ingiusto mira da parte di quelli che detengono il potere a “darci una lezione”: noi non dobbiamo, né nell’impresa né fuori di essa, lottare per i nostri diritti e la nostra dignità. Ma contro questa repressione, migliaia di lavoratori in questa regione industriale, come in tutta l’India e in tutto il mondo, protestano. La sera del verdetto, il 18 marzo, 30.000 lavoratori di Gurgaon- Manesar si sono fermati per protestare contro questa ingiustzia. Il MSMS (Maruti Suzuki Nasdoor Sangh) – che coordina l’azione delle fabbriche Maruti-Suzuki ha chiamato a una giornata di protesta il 23 marzo a Manesar, anniversario dell’esecuzione di Bhagat Singh. A dispetto dell’interdizione proclamata in nome dell’articolo 144, migliaia d’operai provenienti da tutte le fabbriche della cintura industriale degli stati di Haryana e del Rajastan si sono riuniti. Una lettera dei lavoratori imprigionati è stata letta e un appello è stato lanciato per intensificare la lotta per la loro liberazione. È stato deciso di dare un sostegno finanziario alle famiglie degli operai imprigionati. Durante questa riunione del 23 marzo, abbiamo chiamato ad organizzare una giornata di protesta nazionale e internazionale il 4 aprile. I lavoratori in lotta nella cintura industriale di Gurgaon-Manesar-Bawal-Neemrana, che si trova negli stati di Haryana e del Rajastan, provano con la loro azione che non cesseranno la lotta per i diritti legittimi e che rafforzeranno la loro unità di classe contro l’assalto dei capitalisti. Siamo fortemente incoraggiati dalla magnifica espressione di solidarietà da parte dei lavoratori con la lotta per la giustizia degli operai della Maruti e ringraziamo tutti coloro che hanno partecipato. Negli ultimi giorni, centinaia di migliaia di lavoratori in questa regione industriale e in altre regioni dell’India hanno manifestato con l’appoggio di organizzazioni democratiche, di difesa dei diritti dell’uomo e di organizzazioni studentesche in più di 30 città del paese. Delle delegazioni, delle riunioni, delle prese di posizione di solidarietà hanno avuto luogo in più di 21 paesi. Si tratta di una battaglia lunga e solo il rafforzamento del movimento e l’allargamento della solidarietà possono permettere alla lotta d’andare più lontano”. Maruti Suzuki Workers Union (MSWU)

Appello per la liberazione dei sindacalisti della Suzuki-Maruti di Manesar (India) condannati all’ergastolo Attraverso il “Comitato Internazionale contro la guerra e lo sfruttamento” siamo venuti a conoscenza delle ultime notizie che riguardano i sindacalisti della Suzuki-Maruti. Il 18 marzo scorso, in India, 13 sindacalisti della Suzuki-Maruti sono stati condannati all’ergastolo e altri 4 a cinque anni di prigione sulla base di una provocazione sorta nel 2012, il cui solo fine era quello di terrorizzare il nascente sindacato MSWU e “punirlo” per le lotte organizzate. Una prima campagna di solidarietà internazionale, lanciata prima della sentenza finale, ha permesso di scongiurare il pericolo della pena di morte che incombeva su questi militanti, ma fin d’ora le tremende condizioni delle prigioni indiane mantengono la situazione molto preoccupante per i lavoratori ingiustamente condannati. Decine e decine di sindacati in tutto il mondo, a livello locale e nazionale, hanno preso posizione per la liberazione di questi sindacalisti la cui unica “colpa” è quella di volersi battere contro le condizioni miserabili di lavoro che esistono in India e in particolare che sono state imposte alla Suzuki-Maruti. Nel riportare (retro) un breve riassunto dei fatti, rilanciamo gli appelli dei sindacati indiani e invitiamo tutti i lavoratori, i militanti, i delegati, i responsabili sindacali, gli eletti nelle istituzioni ad unirsi a questo movimento internazionale sottoscrivendo la petizione di solidarietà qui di seguito riportata. Dario Granaglia, Lorenzo Mortara, Lorenzo Varaldo, Noi sottoscritti ci uniamo al movimento internazionale che sta prendendo posizione e chiediamo l’annullamento immediato delle sentenze e l’abbandono di ogni procedimento giudiziario nei confronti dei delegati sindacali dell’MSWU della fabbrica Maruti-Suzuki condannati ingiustamente e senza alcuna prova. Per sottoscrivere: tribunalibera@gmail.com
https://sindacatounaltracosa.org

sabato 15 aprile 2017


 
News

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