Brasile: manifesto dei giuristi in difesa della Costituzione e dello Stato di diritto.
La nuova Campagna della Legalità, promossa da oltre ottomila giuristi di tutti gli
Stati brasiliani, il 7 aprile 2016 ha rivolto all’opinione pubblica mondiale un Manifesto dei giuristi in difesa della Costituzione e dello Stato di diritto che denuncia
il colpo di stato in corso in Brasile. Il Manifesto è in portoghese ed è tradotto in
inglese, italiano e spagnolo. Un testo da far circolare e diffondere.
CONTESTO
La Presidente Dilma Roussrf é stata bersaglio di attacchi sistematici
provenienti da politici dell'opposizione, dai grandi mezzi di comunicazione
di massa e da settori conservatori della società sin dall'annuncio ufficiale
della sua vittoria al secondo turno delle elezioni del 2014. Inizialmente,
ancora prima che la Presidente assumisse l'incarico, l'opposizione avvia una
campagna destinata a diffondere sfiducia circa l'affidabilità del conteggio dei
voti e la regolarità del sistema elettorale informatizzato.
Con un provvedimento senza precedenti dalla installazione del voto
elettronico (1996), il Tribunale Superiore Elettorale autorizza la verifica
richiesta dal candidato sconfitto, anche in assenza di prova di frode. Fallito
questo primo tentativo di far deragliare il governo eletto, il candidato
dell'opposizione, non accettando la sconfitta, esorta il popolo brasiliano a
scendere in piazza per chiedere le dimissioni della Presidente, accusata di
abuso nei conti pubblici per vincere le elezioni. I principali organizzatori dei
movimenti di protesta, auto-definiti "apartitici e spontanei" di orientamento
politico conservatore e finanziati da grandi aziende nazionali ed estere
sostenitrici del libero mercato, vogliono l'impeachment. All'inizio del 2015,
la coalizione del candidato sconfitto chiede alla Giustizia Elettorale
l'impugnazione del mandato della Presidente e del Vice allegando abuso di
potere politico ed economico durante la campagna (alla fine dello stesso
anno, l'azione è stata ricevuta dalla Corte Superiore – finora non é stata
decisa).
Nel corso dell'anno 2015 gli attacchi dell'opposizione intensificano. E´ il
momento in cui la Petrobras diventa il bersaglio della più grande operazione
anti-corruzione mai avvenuta nel Paese - reso possibile proprio dalle misure
di controllo e di trasparenza adottate nel corso degli anni di governo dal
Partito dei Lavoratori (PT). I mezzi di comunicazione privati promuovono
l'attività del giudice Sergio Moro - responsabile del procedimento promosso
a partire dalle indagini della polizia - come uno spettacolo mediatico. Questo
risultato è ottenuto attraverso la sistematica e selettiva copertura parziale dei
fatti, accompagnati da commenti sprezzanti contro il governo e
stigmatizzanti nei confronti dei suoi sostenitori. Grandi gruppi di
comunicazione si dedicano chiaramente a screditare uno dei lati della
disputa politica e rafforzare l'altro, fomentando l'idea che il Partito dei
Lavoratori (PT) è responsabile della corruzione strutturale in Brasile.
Sminuiscono la dimensione delle manifestazioni a favore del governo e
nascondono le sfumature e la complessità del momento politico,
collocandosi tra i protagonisti della campagna "Fuori, Dilma!".
Ancora nel 2015, il Presidente della Camera dei Deputati, Eduardo Cunha,
indagato per coinvolgimento nel sistema di corruzione della Petrobras e
imputato in un procedimento penale per tangenti in conti in Svizzera, riceve
e ammette la richiesta di impeachment fondata 1) nella cosiddetta "pedalata
fiscale" (2015), presentata come operazione di credito tra l'Unione e le
banche pubbliche (Banco do Brasile, Caixa Economica Federal e BNDES), e
2) nel numero di sei decreti non numerati responsabili della apertura di
crediti aggiuntivi senza autorizzazione legislativa. Nessuna delle due azioni,
tuttavia, considera l'esigenza costituzionale di violazione della legge di
bilancio perché si configuri il reato commesso, unica situazione in cui la
legge brasiliana autorizza il procedimento di impeachment.
Eduardo Cunha, ancora non rimosso dall´incarico dal Consiglio di Etica
della Camera dei deputati, continua indisturbato nella carica di presidente di
quella casa. In questa condizione, con il sostegno dell'opposizione sconfitta
alle urne nel 2014, si accinge a condurre la prima e più importante fase del
processo di impeachment. D'altra parte la Presidente Dilma Rousseff, che
non ha conti all'estero, che non compare in nessuna lista di politici coinvolti
nello scandalo della corruzione della Petrobras, che non è stata indicata da
nessun collaboratore di giustizia per aver ricevuto o offerto tangenti, che non
figura come imputato o indagata in nessun procedimento di polizia o
criminale, è soggetta a rischio di revoca del mandato, senza alcuna prova,
indagine o accusa di evasione fiscale o omissione di informazione su beni e
valori all'Agenzia delle Entrate. Da un lato, il principio della presunzione di
innocenza; dall'altro, la presunzione di colpa come regola politica del
momento.
Ad aggravare la situazione, la Commissione Speciale del Processo di
Impeachment é formata, per lo più, da politici che comprovatamente hanno
ricevuto donazioni di campagna da società che compaiono nelle indagini di
deviazioni nella Petrobras. Membri della Commissione speciale sono politici
indagati nella stessa operazione di polizia in corso.
Il Brasile sta vivendo un momento particolare di grande apprensione e
sofferenza. Nelle strade e nelle reti sociali si incita all'odio contro coloro che
fanno appello alla difesa della democrazia o della legge. Cittadini comuni o
personaggi pubblici che non partecipano al "falso consenso" prodotto dalla
opposizione, sono bersaglio di attacchi di persone stimolate dai mass-media
conservatori e tradizionali, chiaramente interessati a invertire il risultato
delle urne. La Presidente Dilma viene offesa, anche nella sua condizione di
donna, con insulti sessisti e battute misogine.
Alleati politici, per interessi personali o di propaganda elettorale, si
allontano dalla base di supporto del governo. Sin dalle elezioni, è minacciata
la propria governabilità, molte azioni sono rese impraticabili dalla
maggioranza parlamentare per fomentare la crisi economica, sociale e
politica che autorizza il discorso golpista. La legge è stata usata, secondo
molti avvocati o agenti del sistema della giustizia, come strumento politico
per invertire i risultati delle elezioni, nella totale inosservanza dei principi
elementari assicurati nelle diverse istanze giudiziali.
In questo scenario è altamente inquietante la prospettiva di eversione
dell'ordine democratico e la violazione della sovranità popolare mediante
abuso di potere. O, in altre parole, per l'esercizio di un potere che non è
soggetto alla legge. L'assenza di elementi di fatto validi per motivare
l'impeachment, l'uso di giudizi politici, vaghi e imprecisi, e la violazione del
principio costituzionale di legalità sono lo strumento caratterizzante di ciò
che può essere definito "golpe legale", "golpe bianco" o " golpe segreto" (la
deposizione di Fernando Lugo, presidente del Paraguay, nel 2012, pur non
essendo un caso isolato in America Latina, è quello che meglio illustra
l'applicazione del presente giudizio politico, per la deposizione del capo
dell'esecutivo di un sistema presidenziale" - “cattiva prestazione politica”).
Tuttavia, nel sistema presidenziale, il giudizio sulla prestazione politica del
rappresentante eletto, spetta al cittadino, attraverso il voto in elezioni
regolari e e dirette, non al Legislatore, pena il fallimento dello Stato
Democratico di Diritto.
NUOVA CAMPAGNA PER LA LEGALITÁ: MANIFESTO
DI GIURISTI IN DIFESA DELLA COSTITUZIONE E
DELLO STATO DI DIRITTO
All´Ecc.ma Sig.ra Presidente della Repubblica, agli Onn. Sigg. Senatori
della Repubblica, agli Onn. Sigg. Deputati Federali, agli Ecc.mi Sigg.
Giudici del Supremo Tribunale Federale, al Popolo Brasiliano, alla
Comunitá Intarnazionale
Noi, sottoscritti, giuristi, avvocatesse e avvocati, professori e professoresse
di diritto di tutto il Brasile, con la presente nota:
Nuova campagna per la legalitá: Manifesto di giuristi in difesa della
Costituzione e dello Stato di Diritto:
1 – Propugnamo lo Stato Democratico e Costituzionale di Diritto, che deve
essere soggetto alle leggi e realizzarsi attraverso la legge, non ammettendo
violazione di garanzie fondamentali poste, né l'installazione di uno Stato di
Eccezione attraverso un processo di impeachment senza alcun fondamento
giuridico;
2 - Difendiamo l'imparzialità della giustizia, che deve operare secondo il
dettato Costituzionale e le norme del sistema giuridico, non ammettendo la
sua faziosità, il suo funzionamento selettivo e la persecuzione politica di
qualsiasi tipo;
3 - Sosteniamo la repressione della corruzione, che deve realizzarsi in
maniera etica, repubblicana e trasparente, con mezzi appropriati, senza che,
per questo motivo, siano ristretti o flessibilizzati diritti o siano utilizzati
mezzi di comunicazione di massa in modo irresponsabile per supportare
artificialmente e inidôneamente procedimenti giudiziari. La eliminazione
della corruzione non può corrompere diritti.
4 - Affermiamo che ci batteremo per preservare la stabilità e il rispetto per le
istituzioni politiche, cosa che, soprattutto in un momento di crisi, appare più
prudente, al fine di rispettare la volontà popolare espressa attraverso
attraverso i mezzi definiti dalla Costituzione, e cioé elezioni dirette regolari
e periodiche.
Il Brasile sta vivendo in questo momento una grave crisi nella sua recente
democrazia. Durante gli anni della dittatura, molte persone hanno sofferto e
si sono sacrificate perché oggi possiamo esercitare pienamente i nostri diritti.
La corruzione non è un fatto nuovo, ma si trascina da tempo in Brasile, e
deve essere fortemente combattuta. Per eliminare la corruzione, tuttavia, non
possiamo retrocedere al livello delle gravi violazioni di diritti dei cittadini
brasiliani dell´epoca della dittatura militare impiantata con il Golpe del 64,
permettendo: la relativizzazione della presunzione di innocenza; espedienti
arbitrari come l´accompagnamento coattivo di indagati o richieste di
carcerazione preventiva senza fondamento legale; l´uso di detenzione
temporanea, quando egualmente assenti le condizioni previste dalla legge,
al fine di ottenere confessioni di nuovi collaboratori di giustizia;
intercettazioni telefoniche illegali che violano le prerogative di avvocati e
della própria Presidenza della Repubblica. Non possiamo permettere, inoltre,
che siano compromessi i principi democratici che governano il processo, con
operazioni mediatiche e fuga selettiva di notizie, volte a distruggere
reputazioni e a interferire nel dibattito politico, oltre ad esercitare pressioni
sull´opinione pubblica affinché sostenga tali operazioni.
Non possiamo accettare la relativizzazione del principio democratico
attraverso una procedura di impeachment priva di fondamento giuridico. La
Costituzione Brasiliana richiede che il Presidente risponda per “crimine di
responsabilitá”, preventivamente definito in legge ordinaria. Non si tratta,
quindi, di pura e semplice decisione politica, legata ad una gestione piú o
meno soddisfacente. Il voto popolare elegge il Presidente per un mandato di
quattro anni, alla fine del quale lo stesso será oggetto di analisi e
valutazione. Pur volendosi sostenere che l´impeachment sia una decisione
politica, ciò non esclude la sua necessaria giuridicitá, e cioé il suo carattere
di decisione giuridica ossequiosa della Costituzione. Anche l´approvazione
di leggi e la emanazione di decreti implicano decisioni politiche, ma non per
questo possono confliggere con la Costituzione. Affermare che il processo è
politico non può significare che la Costituzione possa essere violata.
E´ requisito di costituzionalitá dell´impeachment la prova dell´esistenza del
“crimine di responsabilitá”. Anche dal punto di vista di una analisi
strettamente legalista, si deve concludere per l´inesistenza del reato
necessario.
La democrazia permette la divergenza circa la correttezza delle decisioni
politiche, ma la decisione finale su errori e meriti, in un regime democratico,
riposa nel voto popolare. Anche ai parlamentari eletti dal popolo non è dato
costituzionalmente il potere di escludere il capo dell´esecutivo, eletto per
suffragio, com base nel dissenso politico, ma solo nell´ipotesi tassativa ed
eccezionale del crimine di responsabilitá.
In questo senso, sosteniamo che la lotta per preservare la stabilità e il
rispetto per le istituzioni politiche dipende dal rispetto per il mandato
popolare acquisito attraverso il voto in regolari elezioni.
Boaventura de Sousa Santos – Centro de Estudos Sociais - Coimbra
Ricardo Cappi – Professor UEFS – UNEB - UFRB
Marcelo da Costa Pinto Neves - Professor Titular de Direito Público da
Faculdade de Direito da Universidade de Brasília, Visiting Scholar da
Faculdade de Direito da Universidade de Yale, EUA
Geraldo Prado – Professor da UFRJ Amilton Bueno de Carvalho –
Desembargador do TJ-RS. Nilo Batista – Professor Titular de Direito Penal
da UERJ ...(seguono 7000 nominativi di giuristi).
www.rifondazione.it
martedì 12 aprile 2016
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