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BOLIVIA, MIGLIAIA DI INDIGENI IN REGIME DI SEMI-SCHIAVITÙ NELLE PIANTAGIONI.

60 comunità native “letteralmente sottomesse a veri e propri padroni” che li obbligano a lavorare nelle aziende agricole “senza alcun contratto per 10-12 ore al giorno e senza un salario”

Il ‘Defensor del pueblo’ (Difensore civico) della Bolivia, Waldo Abarracín, ha chiesto al governo di “eliminare il regime di semi-schiavitù e ogni altra forma di sfruttamento lavorativo” a cui continuano ad essere sottoposti 14.000 indigeni di etnia Guaraní nel sudest del paese. In un appello inviato al Consiglio dei ministri di La Paz, Abarracín ha riferito i risultati di un’inchiesta condotta dalla ‘Defensoría’ nel dipartimento di Chuquisaca, circa 1.000 chilometri a sud della capitale: nella regione, i membri di 60 comunità native sono “letteralmente sottomessi a veri e propri padroni” che li obbligano a lavorare nelle aziende agricole “senza alcun contratto per 10-12 ore al giorno e senza un salario” ha denunciato Abarracín. In cambio, i Guaraní ricevono “solo un po’ di cibo, vestiti usati e paghe giornaliere tra i 60 centesimi e i due dollari al giorno”. Secondo gli investigatori, è inoltre frequente che i bambini indigeni vengano affidati dalle famiglie ai latifondisti che offrono loro il pagamento delle rate scolastiche, a patto che i genitori lavorino gratuitamente come domestici o tuttofare. “Siamo di fronte a palesi violazioni dei trattati internazionali e della stessa Costituzione boliviana, ma finora nessuna amministrazione ha provveduto a sanare la situazione” ha concluso Abarracín. In Bolivia, dove il 62% della popolazione ha radici indigene, rispetto alle comunità autoctone predominanti, gli Aymara e i Quechua, i Guaraní sono etnia minoritaria con 62.000 individui. (Missionary service news agency - Misna, 22 novembre 2005)


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mercoledì 23 novembre 2005


 
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