Da Gaza city un resoconto sul problema delle adozioni dei bambini feriti e sulle condizioni della popolazione palestinese.
Cari tutt* come sapete AltrAgricoltura è impegnata da anni nel sostegno al progetto dell’associazione Gazzella di adozioni a distanza di bambini palestinesi di Gaza City, feriti di guerra.
Vi inviamo l’ultimo diario di viaggio a Gaza speditoci da Giuditta, il nostro referente per le adozioni di Dyia e Jamila i due ragazzi feriti di guerra che seguiamo.
Anche quest’anno nonostante le grandi difficoltà economiche e di tenuta complessiva della nostra associazione riusciremo a garantire l’importo economico necessario al mantenimento dell’adozione dei due ragazzi, va da se che ogni vostro ulteriore contributo economico ci faciliterà il mantenimento dell’impegno preso e la qualità di vita possibile per Dyia e Jamila.
Resoconto del viaggio Palestina – novembre/dicembre 2015
Torno in Palestina dopo circa 4 mesi. A Gerusalemme gli amici palestinesi mi fanno trovare la consueta accogliente sistemazione e non c’è verso, come solito, che mi facciano pagare. Turisti si aggirano per la città vecchia, ma nella Gerusalemme est solo pochi palestinesi; a pochi chilometri dalla porta di Damasco i soldati israeliani stanno tenendo sotto assedio case e interi quartieri. La rivolta palestinese degli ultimi due mesi, terza intifada (?), ha visto giovani, ragazzi e ragazze, ribellarsi all’occupazione, alla limitazione dei movimenti, opporsi alle forze militari israeliane che entrano nelle case, sequestrano e attaccano i civili. Una morte sicura per i giovani palestinesi che vanno contro i coloni, a cui segue la demolizione della loro casa e l’arresto dei famigliari. Giovani che non hanno più speranze e sogni. A Hebron i contadini e i pastori difendono la loro terra dal tentativo di insediamento di nuove colonie, mentre i bambini per andare a scuola devono percorrere chilometri perché l’esercito israeliano non permette il passaggio su alcune strade; il centro storico è sotto il controllo e gli attacchi dei coloni. Da Nablus a Qalandia, Tulkarem, Jenin, Ramallah, la rivolta dei giovani è ovunque con un’univoca richiesta, autodeterminazione.
Entro nella Striscia di Gaza il giorno dopo il mio arrivo in Palestina e trovo sistemazione presso alcuni cooperanti. Non vedo grandi cambiamenti: l’elettricità è erogata per 6 ore al giorno e la promessa di ricostruzione non è iniziata a causa delle chiusure imposte da Israele, ma non solo. Il pernicioso meccanismo di ricostruzione funziona attraverso azioni di controllo. Alcune famiglie, che hanno fatto richiesta di aiuti per ricostruire la casa demolita o danneggiata, raccontano che una volta inoltrata la domanda agli uffici preposti dell’ONU questa viene condivisa con l’A.N.P. che la trasmette all’intelligence israeliana; quest’ultima ne vaglia la “sostenibilità”. Non è chiaro quali siano i criteri che danno accesso agli aiuti economici e quando questi arriveranno; certo è che con questo sistema di sorveglianza Israele rafforza il suo controllo sulla popolazione. Il ritardo nel far partire la ricostruzione (si parla di circa 10.000 case completamente distrutte e di circa 125 mila danneggiate) ha determinato anche grossi problemi di convivenza, situazioni di stress e tensione che spesso sfociano in litigi famigliari. Diversi nuclei famigliari infatti continuano a vivere in case prefabbricate che come mi hanno ripetuto sono calde d’estate e fredde d’inverno e non garantiscono un minimo di intimità.
Non è migliorata neppure la situazione per i dipendenti pubblici del Governo locale: i salari vengono erogati ogni 2 mesi ed è pagato solo il 40%. La chiusura dei tunnel ha compromesso le entrate del Governo locale che si è trovato costretto ad imporre maggiori tasse sui generi alimentari e non che entrano nella striscia di Gaza. Fare quindi la spesa a Gaza è un lusso, perché i prodotti e materiali che arrivano sul mercato sono soggetti alla tassazione dell’A.N.P., di Israele e adesso anche del Governo locale. Povertà, disoccupazione, impossibilità di un’economia ( import- export), ingredienti di una miscela esplosiva: corruzione. Da tempo nella Striscia di Gaza è ricomparso Dahlan, quel Mohammed Dahlan già governatore della Striscia e capo dei servizi segreti di Arafat, accusato di corruzione ed espulso dal suo stesso partito, Fatah. Dopo la firma degli accordi di Oslo del ’93 è stato a capo dei servizi di sicurezza dell’ANP e questo lo ha reso un importante interlocutore della CIA e dei servizi di sicurezza israeliani. Dahlan ha vissuto in esilio dorato a Dubai, grazie anche a donazioni ricevute negli Emirati e oggi vive a Belgrado, abile faccendiere con le fortune degli Emirati. La sua opera “benefica” e la sua “popolarità” nella Striscia di Gaza, la porta avanti la moglie; raccontano che tante famiglie hanno avuto sostegno economico per far sposare figli, per acquistare beni di consumo e non. Così nella povera e assediata Striscia di Gaza, ragazzini e adulti che vivono in condizione misere nei campi profughi, hanno a disposizione cellulari di nuova generazione, moto e tanto altro. Si dice che l’attività “benefica” sia per preparare o meglio comperare il momento del rientro di Dahlan nella Striscia.
Durante la mia permanenza a Gaza ho continuato, anche, con l’attività di monitoraggio dello Shifa Hospital. Il reparto di dialisi dell’ospedale offre il servizio a 340 pazienti provenienti da Gaza City e il nord della Striscia. I 40 letti e altrettante attrezzature per la dialisi non sono sufficienti, se si calcola che ciascun paziente necessità di 4 ore di trattamento, e nel reparto si lavora per 24 ore al giorno. Scarseggiano materiali in particolare bicarbonato di sodio per la emodialisi. I medici del reparto riferiscono che le attrezzature spesso vanno in blocco quando si passa dall’erogazione di elettricità al generatore. I bambini continuano ad essere i soggetti maggiormente a rischio. Il Ministero della salute attraverso Health Research & Studies Society ha rappresentato la necessità di portare aiuto alle famiglie di bambini che soffrono di problemi genetici e malattie derivanti da insufficienza renale. L’assenza dell’alimento essenziale “therapeutic milk” mette i bambini in serio pericolo di complicazioni quali convulsioni, disabilità, anemia e ritardi mentali e fisici. I casi accertati, da zero a 12 mesi, che necessitano di specifico trattamento sono 442. Ci chiedono un intervento economico per aiutare le famiglie.
Anche nella Striscia di Gaza il venerdì è giornata di protesta contro l’occupazione. Il training in Cisgiordania sulle ambulanze durante gli attacchi israeliani, e l’esperienza al pronto soccorso dello Shifa Hospital mi sono stati utili ai fini delle attività di soccorso. Durante le manifestazioni del venerdì sono andata in ambulanza con un medico e un infermiere. Le manifestazioni avevano inizio alle ore 14 e si protraevano fino alle ore 17. Il primo venerdì sono andata al border di Erez. Indossavamo la giacca identificativa del soccorso sanitario ed eravamo forniti di una mascherina per nulla utile contro i gas, guanti di gomma, e batuffoli di cotone imbevuti di una sostanza per inibire gli effetti dei gas. Abbiamo collaborato con altri colleghi del Palestinian Red Cristian Society nel prestare soccorso a feriti da gas lacrimogeno e da pallottole; tutti i feriti sono stati portati all’ospedale Kamal Adwan di Beit Lahia. Il venerdì successivo siamo andati al El Burej. E’ stata una giornata piuttosto difficile e alla fine abbiamo contato, tra i più gravi, 11 feriti da arma da fuoco, tutti trasportati al Al Aqsa Martyrs Hospital di Deir el Balah. Durante gli interventi ci spostavamo in tre con la barella e, sebbene visibili e riconoscibili, durante le azioni di soccorso gli israeliani non cessavano il fuoco. I ragazzi con la fionda si mettono ad una distanza di 1 km circa dalle jeep militari e dalle torrette di controllo e senza alcuna difesa iniziano a lanciare sassi. Questi giovani ragazzi, senza bandiere di partito, ma consapevoli della loro condizione vanno a sfidare l’occupante a mani nude, sapendo che dall’altra parte ci sono militari ben addestrati, armati e pronti ad uccidere.
Esco dalla Striscia di Gaza portando con me un dono di un contadino di Khusaa, un piccolo albero di ulivo. Purtroppo a Erez mi è stato chiesto di riportare indietro l’ulivo.
Rientro a Gerusalemme dopo circa 20 giorni e la città ha cambiato volto. L’attentato di Parigi ha fatto crollare le prenotazioni e la città è semi deserta. Prendo un mezzo pubblico per arrivare a Nablus, ma vengo fermata a Ramallah, a causa di scontri in corso tra palestinesi e soldati israeliani. Non c’è provincia della Cisgiordania dove la rabbia dei giovani palestinesi non si faccia sentire, nel tentativo di bloccare i continui attacchi dei coloni e contro l’occupazione.
Il progetto Gazzella iniziato nel 2000 fa i conti con una situazione in continua mutazione. In più di 10 anni di visite e incontri con le famiglie dei nostri ragazzi e ragazze sono venuta a contatto con situazioni e realtà diverse, alcune cambiate in meglio, altre deteriorate. Ai nostri partner del progetto nella Striscia di Gaza (Palestinian Medical Relief, Associazione Hanan, Associazione Emaar) non manco di rappresentare le difficoltà che si vivono in Italia e che riguardano anche i nostri adottanti: parlo dei mancati rinnovi dei contratti, i salari bassi, nel tentativo di far comprendere che per noi tutti il progetto di Gazzella non è scontato, ma ci crediamo e per questo siamo disposti anche a sacrifici. Ho visto in questi anni bambini e bambine che fortunatamente non erano feriti in modo grave e non avevano riportato invalidità permanenti; altri meno fortunati hanno riportato ferite invalidanti e altri ancora sono mancati. Il nostro progetto ha bisogno di rinnovarsi anche con altre adozioni perché purtroppo i bambini feriti nell’aggressione israeliana di agosto 2014 sono tanti. Per questo dovremmo prendere in considerazione la possibilità di rivedere le adozioni in essere e che riguardano casi di ragazzi e ragazze cresciuti/e, che hanno raggiunto una stabile situazione e che potrebbero essere sostituiti con nuovi, bisognosi casi .
Un caro saluto, Giuditta
AltrAgricoltura Nord Est
mercoledì 23 dicembre 2015
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