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La proposta di revisione delle procedure di autorizzazione degli OGM è arrivata.

Gli Stati membri potranno vietare gli OGM approvati a livello europeo, ma non su basi ambientali o sanitarie. Allora a che cosa potranno appellarsi? (Rinnovabili.it) – La proposta di revisione delle procedure di autorizzazione degli OGM è arrivata. L’ha pubblicata la Commissione Europea sul proprio sito web, e non contiene buone notizie. Secondo quanto già emerso a marzo, una volta che un OGM sarà autorizzato per l’uso in Europa come alimentazione umana o animale, gli Stati membri avranno la possibilità di decidere se consentire o no che venga usato nella propria catena alimentare. In gergo, queste possibili deroghe alla normativa europea si chiamano misure di opt-out. Sembrerebbe, a prima vista, che l’Unione rinunci a parte delle sua sovranità per lasciare ai suoi componenti la libertà di scegliere in autonomia se commercializzar e o meno gli organismi geneticamente modificati entro i propri confini.

Tutto bene, dunque? Nemmeno per sogno: infatti «gli Stati membri dovranno giustificare la compatibilità delle loro misure di opt-out con la legislazione europea, compresi i principi che disciplinano il mercato interno, e con gli obblighi internazionali dell’UE, di cui sono parte integrante gli obblighi assunti dall’Unione nell’ambito dell’Organizzazione mondiale del commercio». Ed ecco che il cerchio si restringe, per diventare addirittura piccolissimo quando Bruxelles svela le barriere invalicabili dai governi: la possibilità di contraddire le decisioni assunte a livello comunitario dovranno fondarsi su «motivi legittimi» diversi da quelli valutati dall’Unione, che già prende in esame i «rischi per la salute umana o animale o per l’ambiente». Ora, se uno Stato non può vietare gli OGM sulla base di motivazioni ambientali o sanitarie, non è chiaro quali siano in effetti queste possibili misure di opt-out che permettano di evitare all’Italia – ma anche a molti altri contrari – di ritrovarsi ugualmente invasi da prodotti biotech. Eppure Vytenis Andriukaitis, Commissario responsabile per la Salute e la sicurezza alimentare, ha dichiarato trionfante: «Sono lieto di tener fede a uno degli impegni principali assunti dalla Commissione, la revisione della normativa sul processo decisionale in materia di OGM. La Commissione ha dato ascolto alle preoccupazioni di molti cittadini europei».

Le ombre sugli esperti L’attuale sistema di autorizzazione, insomma, non verrà sostanzialmente intaccato. Però, adesso la Commissione è riuscita a bypassare il blocco continentale agli organismi geneticamente modificati che era derivato dallo stallo che per anni ha regnato nel Parlamento Europeo. Ora saranno i singoli Stati a doversela vedere direttamente con i lobbisti delle multinazionali, oltretutto senza poterli contrastare con strumenti efficaci. Lo dimostra il fatto che non potranno imporre divieti basati su motivazioni ambientali o sui rischi per la salute. Questi aspetti resteranno tutti in capo all’EFSA. L’Autorità europea per la sicurezza alimentare ha un ruolo chiave nell’autorizzazione di migliaia di prodotti (OGM, pesticidi, additivi alimentari, prodotti nanotecnologici), ma è un organismo inquinato dalle lobby dell’agroalimentare. Un report del CEO(Corporate Europe Observatory), nel 2013 denunciava che 122 dei 209 scienziati nei panel scientifici dell’agenzia ha legami diretti o indiretti con le industrie che deve regolare. I presidenti dei gruppi di lavorohanno tutti (tranne due) conflitti di interesse con le aziende, così come 14 vice presidenti su 21.

Con queste premesse, non risulta difficile credere alle anticipazioni del Guardian: il giornale inglese, qualche giorno fa, ha annunciato che 17 nuovi prodotti OGM stanno per essere commercializzatinell’Unione Europea. Cosa sarà in grado di fare per contrastarli il nostro Paese?
www.rinnovabili.it

martedì 28 aprile 2015


 
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