Il Prc di Padova contro la repressione per l’unità dei movimenti.
Misure amministrative, condanne penali, piovono in queste settimane contro militanti dei
movimenti di lotta per la casa, per la difesa del territorio e dell’ambiente, contro la
precarietà e le leggi del governo Renzi che deregolamentano il mercato del lavoro.
Questo è accaduto: a Roma con le misure restrittive della libertà contro attivisti dirigenti delle lotte
per il diritto all’abitare; è accaduto a Torino con le condanne contro il movimento NO TAV; è
accaduto a Padova con le misure restrittive contro i partecipanti al corteo dello sciopero sociale
che avevano cercato di portare la loro protesta di fronte alla sede del PD, [il partito del ministro
Poletti che ha definitivamente “liberato” i padroni dai lacci e lacciuoli dell’art 18].
A Roma [cloaca della peggiore speculazione immobiliare e della più proterva gestione
clientelare del patrimonio pubblico abitativo, alloggi di grande pregio venduti o affittati ai
potenti a prezzi irrisori, furti legalizzati che non hanno mai ricevuto sanzioni] la repressione
si è scatenata contro chi ha cercato di costruire risposte occupando alloggi e palazzi sfitti per
garantire ai tanti/e che ne sono privati il diritto a una casa.
A Torino [dove si processa Erri de Luca per aver espresso il suo appoggio per le lotte in Val
di Susa], una valanga di condanne ha inflitto centinaia di anni di carcere a militanti del movimento
No Tav usando i processi come clava contro le mobilitazioni che tentano di impedire il massacro
del territorio per realizzare un’opera che interessa solo le grandi imprese di costruzione e la
finanza.
A Padova, un episodio infelice, sbagliato, esito di un fronteggiamento con la polizia a mani nude,
che cercava di impedire al corteo dello sciopero sociale di manifestare di fronte alla sede del Pd, è
diventato l’occasione per comminare misure di limitazione delle libertà di alcune persone a
più di un mese dai fatti.
Il dilagare di queste misure repressive indica un chiaro tentativo di bloccare lo sviluppo della
crescita di movimenti di lotta di massa dentro le enormi contraddizioni prodotte dalla la crisi
e dal disegno di restaurazione del dominio degli interessi del blocco di potere economico e politico che la gestisce e la governa.
Quando il conflitto sociale assume caratteri dirompenti fuoriesce dal quadro delle compatibilità,
fuoriesce dalle misure del contenimento, dalle regole, scritte e non scritte, che pretendono
d’imporre come misura dei bisogni e delle libertà il teatrino del gioco delle parti della politica
politicante. Allora il conflitto viene duramente represso con la forza degli apparati dello
stato.
La scelta di non dare risposta ai bisogni sociali, di continuare a riversare grandi opere in un
territorio già devastato, di procedere sulla via delle politiche di abbattimento dei salari e dei diritti di
chi lavora, non può non prevedere e, infatti lo prevede anche nel disegno della riforma
costituzionale, un accentramento dei poteri e l’uso della forza contro i “ribelli”.
Un disegno “globale” che accompagna le misure “economiche” del governo della crisi dal punto di
vista degli interessi del capitalismo finanziario e delle multinazionali e che, nella stessa misura in
cui acuisce i conflitti sul piano internazionale, deve per necessità espellere dalla società
l’idea e la pratica di un’alternativa.
E’ NECESSARIA UNA RIFLESSIONE CHE VADA OLTRE L’URGENZA DI UNA PUR NECESSARIA MOBILITAZIONE CONTRO IL DILAGARE DELLE MISURE REPRESSIVE.
SOLO UNA GRANDE COALIZIONE SOCIALE E POLITICA CHE UNISCA TUTTE LE FORZE CHE SONO IN OPPOSIZIONE ALLO STATO DELLE COSE ESISTENTI PUÒ CONTRASTARE IL DISEGNO DELLA RESTAURAZIONE E PROPORRE UN ALTERNATIVA.
SEGRETERIA PROVINCIALE PRC.
Rifondazione Comunista - Padova
lunedì 2 febbraio 2015
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