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In Europa il 3% degli alimenti contiene tracce di pesticidi oltre i limiti di legge. I prodotti di importazione extra UE hanno un tasso di non conformità cinque volte superiore

Nei 27 paesi dell’Unione europea, più Islanda e Norvegia, il 2,9% dei cibi contiene tracce di pesticidi oltre i limiti di legge, il 42,2% contiene tracce entro i limiti di legge, mentre il 54,9% non contiene alcuna traccia di residui. Il tasso di non conformità degli alimenti importati da paesi extraeuropei è cinque volte superiore a quello degli alimenti provenienti dall’Ue, più Islanda e Norvegia (il 7,5% contro l’1,4%).

Sono questi i risultati che emergono dalla relazione annuale dell’Autorità europea per la sicurezza alimentare (Efsa) sui residui di pesticidi negli alimenti rilevati nel 2012: sono stati testati 78.390 campioni di oltre 750 diversi tipi di prodotti alimentari, in relazione a quasi 800 pesticidi e metaboliti. Gli alimenti con le percentuali più elevate di eccedenza rispetto ai limiti di legge sono stati i broccoli (2,8%), il cavolfiore (2,1%), l’uva da tavola (1,8%), i peperoni (1,4%) e le melanzane (1%). Gli alimenti con le più basse percentuali di eccedenza dei limiti di legge sono stati i piselli privi di baccello e l’olio d’oliva (0,1% per entrambi), il grano (0,7%) e le banane (0,7%). Non è stato rilevato superamento dei limiti nel succo d’arancia, né nei prodotti di origine animale (burro e uova di gallina).

Per quanto riguarda gli alimenti d’importazione, il superamento dei limiti di legge è risultato più frequente in quelli provenienti dalla Malesia, con il 38,2% dei 102 campioni analizzati. Seguono il Laos (34,6% dei 26 campioni analizzati), la Cambogia (26,5% di 68 campioni), il Vietnam (24,6% di 179 campioni), il Kenya (20,6 di 286 campioni), l’India (19,8% di 698 campioni) e la Cina (18,7% di 1.788 campioni). I prodotti importati che più frequentemente hanno superato i limiti di legge sono il basilico (44,3% dei campioni analizzati), l’okra (27%), il pompelmo (17,9%) e il sedano (17,3%).

L’Efsa ha anche condotto una valutazione per stabilire se l’attuale esposizione alimentare ai residui di pesticidi rappresenti un rischio per la salute umana, sia a lungo termine (rischio cronico) che a breve termine (rischio acuto). L’Autorità ha concluso che è improbabile che la presenza di residui di pesticidi negli alimenti nel 2012 abbia avuto effetti di lungo termine sulla salute dei consumatori. Per quanto riguarda invece l’esposizione di breve termine ai residui di pesticidi, per circa lo 0,02% degli alimenti non è stato possibile escludere rischi nel caso di un loro consumo in grosse quantità. (di Beniamino Bonardi)
www.ilfattoalimentare.it

giovedì 18 dicembre 2014


 
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