L'Istat certifica: Italia malato terminale.
Pil mai così in basso, con un 2013 che chiude a -1,9%, e debito pubblico mai così in alto. E non basta: ancora un crollo nei consumi delle famiglie e diminuzione dell’avanzo primario. Per l'occupazione, infine, non va bene; e a perdere sono le grandi imprese. Un bollettino peggio di questo per il 2013 non poteva uscire dall’Istat. La sensazione è di aver toccato il fondo, ma a guardare i numeri la situazione può solo peggiorare.
A cominciare dal taglio dell’avanzo primario che indica inequivocabilmente come la crisi dell’economia reale si stia trasformando in crisi fiscale.
Ma andiamo con ordine, a cominciare dalla consistenza del debito sul Pil, che ha toccato quota 132,6%,mentre nel 2012 era al 127%. E così anche quel mezzo punto di margine nel rapporto con il deficit è andato a farsi benedire, nel 2013 siamo al 3%, infatti. Anche se la pressione fiscale cala dello 0,2% (al 43,8%) c’è davvero poco da consolarsi. Nel 2013 la spesa per consumi delle famiglie e' diminuita del 2,6%, dopo il crollo del 4% gia' registrato nel 2012. La spesa per gli alimentari, però, e' caduta del 3,1%, quella per la sanita' del 5,7% e quella per l'abbigliamento del 5,2%. Del resto, proprio dal comparto delle grandi imprese arriva il dato di una diminuzione delle retribuzioni dell'1,3%.
L'occupazione, sempre, nelle grandi imprese e' diminuita dell'1,3% al lordo e dell'1,2% al netto dei dipendenti in Cig nel 2013 rispetto all’anno precedente. Stando ai dati dell’Istat, a dicembre l'indice, rispetto a novembre, e' rimasto invariato al lordo dei dipendenti in cassa integrazione guadagni (Cig) e ha registrato un aumento dello 0,2% al netto di quelli in Cig. Nel confronto con dicembre 2012 si e' avuta invece una diminuzione dell'1,1% al lordo e dello 0,7% al netto dei dipendenti in Cig.
Il Codacons invita il Governo Renzi "a concentrarsi sul denominatore del rapporto debito-Pil piuttosto che, come hanno fatto Monti e Letta, sul numeratore, altrimenti il paese non uscira' piu' da questa recessione. Ecco perche' l'aumento della Tasi e' un pessimo inizio". Per l'associazione, "considerati i tempi lunghi per ridurre la spesa e combattere l'evasione", l'unica possibilita' immediata che ha il Governo per far uscire il paese dalla recessione "e' cambiare la
composizione delle entrate, abbassando drasticamente le tasse che non rispettano l'art. 53 della Costituzione e alzando le altre, abbassando ad esempio l'Iva, le accise sui carburanti, le tasse su luce e gas e alzando l'aliquota massima Irpef, quella sulle rendite finanziarie e l'Imu per chi ha piu' di 3 case". (Autore: fabrizio salvatori)
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lunedì 3 marzo 2014
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