"Basta schiavi, sì al boicottaggio dei big della distribuzione".
Contro lo sfruttamento dei migranti nei campi e le grandi catene europee che non rispettano i codici etici, come dimostrato dall'inchiesta della tv francese che ha toccato Puglia, Guinea e Ghana. Adesioni anche in Regione. "L'unica cosa da fare è il boicottaggio nei confronti di quei supermercati che vendono prodotti raccolti dagli schiavi nelle campagne pugliesi". Yvan Sagnet, leader della rivolta dei lavoratori stranieri delle campagne di Nardò e oggi delegato sindacale per la Cgil, lancia una proposta che potrebbe avere un effetto dirompente nel settore agroalimentare pugliese: il boicottaggio di pomodori, uva, angurie e tutti quei prodotti raccolti tramite l'induzione in schiavitù nelle campagne di Foggia e Nardò.
"Facciamo i nomi - dice ancora Sagnet - si tratta di Auchan, Lidl, Carrefour e anche Coop, tutte grandi catene che hanno sui loro scaffali questi prodotti, ma c'è una contraddizione perché nei loro codici etici affermano chiaramente al rispetto dei diritti umani e dei lavoratori. Queste aziende stanno prendendo in giro i consumatori".
Un attacco durissimo a tutta la filiera, dai campi agli scaffali, che secondo Sagnet rappresenta l'ultima arma per sconfiggere il caporalato nelle campagne pugliesi. Un tema che ha varcato i confini nazionali a causa di un'inchiesta giornalistica trasmessa nelle scorse settimane sul canale nazionale francese "France 2". Il programma ha fatto conoscere ai telespettatori francesi le difficili condizioni di vita e di lavoro nelle campagne di Foggia e Nardò durante la raccolta di pomodori e angurie.
La puntata in questione dal titolo "La raccolta della vergogna" aveva come tema lo sfruttamento della manodopera. Partendo dagli scaffali dei supermercati e identificando alcuni fra gli alimenti più consumati dai francesi (broccoli, pomodori, pesce, banane) il programma televisivo ha svelato ai telespettatori cosa si intende per schiavitù moderna. Sono i tre gironi infernali visitati dai giornalisti francesi: la pesca della Guinea, i campi di banane del Ghana e pomodori, angurie e broccoli della Puglia. Il viaggio dei reporter transalpini prende il via proprio dalle campagne di Foggia, in cui proprietari di grandi aziende agricole, che esportano i loro prodotti in mezza Europa, sfruttano il lavoro nero e riducono in condizioni di schiavitù decine di africani, bulgari e polacchi. Per la Puglia una figuraccia internazionale.
L' inchiesta coinvolge Auchan, Lidl, Carrefour e le altre più grandi catene di ipermercati a livello europeo. Grandi marchi dotati di codici etici lunghi decine di pagine, come quello di Auchan Italia in cui si sottolinea «il rispetto dei diritti umani e dei lavoratori». Peccato che queste belle parole siano smentite dai giornalisti transalpini. Il tour dell' orrore tutto pugliese infatti prosegue con una visita al cosiddetto "Grande ghetto", una bidonville a pochi chilometri da Foggia in cui vivono "in condizioni disperate" circa 3mila tra maliani, ivoriani, senegalesi. L' inchiesta non risparmia neanche le campagne di Nardò dove si raccolgono le angurie. Qui è il magistrato della procura leccese Valeria Mignone a illustrare la situazione, a spiegare ai giornalisti francesi cosa si intende per "caporalato", parola non presente nei dizionari transalpini.
Ora la proposta del boicottaggio delle aziende agricole e dei supermercati che non rispettano le norme sul lavoro e riproposta da Yvan Sagnet raccoglie consensianche ai vertici della Regione. "Siamo favorevoli a iniziative di boicottaggio avviate dai sindacati nei confronti di quelle aziende che sfruttano il lavoro nero e inducono alla schiavitù i lavoratori stranieri impegnati nelle campagne pugliesi". Gli assessori regionali al Lavoro e all'Agricoltura, Leo Caroli e Fabrizio Nardoni, sono pronti ad aderire a nuove iniziative, anche clamorose, per contrastare il fenomeno del caporalato diffuso nelle campagne regionali.
(di ANTONELLO CASSANO - 21/10/2013)
Coop: "Garantiamo sui nostri prodotti
per gli altri, pronti a intervenire"
La catena di supermercati si dice estranea alle accuse di sfruttamento del lavoro dei migranti nelle campagne, dopo l'inchiesta della tv francese sulla grande distribuzione. Sulle forniture, "non si possono escludere elementi di non rispetto dei diritti del lavoro"
L'inchiesta francesce sugli schiavi nei campi della Puglia ha provoctao una valanga di reazioni. Tanti i messaggi di solidarietà per il leader della rivolta dei braccianti sfruttati nei campi, Yvan Sagnet, in prima fila nella battaglia contro la violazione dei diritti dei lavoratori per la raccolta dei prodotti della terra che finiscono sugli scaffali delle grandi catene di supermercati. Pelati, frutta e verdura soprattutto. Sotto accusa i big della distrubuzione, da cui prende le distanze la Coop che garantisce sui prodotti a marchio proprio, dicendosi pronta a intervenire sugli altri, qualora fossero dimostrate le irregolarità. "Coop ritiene assolutamente gratuita e fuorviante la grave accusa lanciata nell'articolo e nel video di Repubblica e si rende da subito disponibile a qualsiasi confronto relativo alle affermazioni fatte ed a rendere conto del proprio operato a riguardo", si legge in un comunicato della catena di supermercati chiamata in causa insieme a Auchan, Lidl, Carrefour e tutte le grandi realtà della distribuzione nel quadro a tinte fosche descritto da chi vuole smascherare il grande affare della "raccolta della vergogna", dal titolo dell'inchiesta francese.
"Coop Italia fin dal 2005 - si legge in una nota dell'azienda - prendendo spunto da una serie di presìdi sanitari effettuati dall'organizzazione internazionale no profit Medici senza Frontiere, ha avviato in loco un progetto di sensibilizzazione e controllo con l'obiettivo di individuare preventivamente le maggiori criticità, se e quando presenti, e di sanarle tempestivamente e a questo scopo ha realizzato diverse attività per coinvolgere e sensibilizzare tutte le figure della filiera.
"Sono state stilate accurate analisi dei rischi, comprendenti le diverse aree di attività, le tipologie di prodotto, il livello di rischio legato all'utilizzo di mano d'opera non regolarizzata. In base a queste analisi le aziende agricole firmano un documento di responsabilità dove accettano di rispettare i diritti del lavoro, rendere evidenti le assunzioni, i trattamenti salariali e la gestione dell'orario di lavoro. Le stesse sono a conoscenza del fatto che in caso di non conformità agli elementi sovra esposti possono essere sospese dalla fornitura della campagna. I fornitori vengono selezionati in relazione alla loro capacità di adempiere a queste richieste, altrimenti vengono scartati e/o sospesi. E infatti nella campagna pomodoro 2012 e nel 2013 sono state sospese 5 aziende in sospetto di caporalato. In altri casi si è intervenuti in relazione ad erogazioni del salario non in linea con i contratti collettivi di lavoro.
"Questo il presidio esercitato da Coop Italia su alcune delle principali filiere di prodotti ortofrutticoli a marchio Coop. Questo è garantito da Coop sulle filiere di prodotti a proprio marchio che debbono esprimere ai soci e consumatori il massimo livello di garanzia riguardo ai valori ed ai principi di missione cooperativa. A fronte di questa intensa attività anche per l'anno in corso si sono registrati miglioramenti significativi attinenti alle aziende agricole selezionate per la campagna 2013. Permangono tuttavia delle aree di miglioramento legate alla realizzazione di visite mediche di idoneità per i raccoglitori e, in casi più limitati, alla erogazione di Dispositivi di protezione individuale (scarpe antinfortunistiche, guanti, occhiali). Praticamente risolte anche le inadempienze dovute alla presenza di buste paga, documento di valutazione dei rischi e formazione degli addetti.
"Per quanto riguarda i prodotti nona proprio marchio, Coop richiede il rispetto delle normative vigenti sancito da un accordo di fornitura. In questi ambiti tuttavia non si possono escludere elementi di non rispetto dei diritti del lavoro, anche critici, poiché il livello di eticità delle filiere non è garantito da Coop ma dal marchio stesso o dal nome del produttore. Qualora però si evidenziassero attraverso accuse circostanziate attività illegittime Coop è pronta a intervenire".
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sabato 2 novembre 2013
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