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La Puglia degli schiavi.

Negli ultimi due giorni la Puglia dei braccianti stranieri sfruttati occupa le cronaca nera. Ieri un ragazzo caduto e morto in un vascone ad Ortanova, oggi l'arresto di tre caporali rumeni che schiavizzavano loro connazionali . La situazione in Puglia, che ha appena frmato un protocollo istituzionale di lotta al lavoro nero, sembra aver superato la soglia di sostenibilità. La Puglia è disseminata di distretti dello sfruttamento che sembrano attraversare placidamente le coscienze dei soggetti preposti a dare risposte. Sfruttamento grave e gravissimo sembra interessare a pochi. Urgono risposte concrete, che consentano di evitare la repressione dei soggetti deboli e la incolumità ai chi davvero ha interesse che lo sfruttamento si riproduca, il mondo delle aziende. E' necessario invertire la rotta. Gianluca Nirgo - Progetto diritti - R@P finis Terrae

Qui l'articolo pubblicato tratto da Foggiatoday.it sull'arresto di caporali che avavano ridotto in schiavitù i lavoratori braccianti Rinchiusi in un casolare senza cibo e acqua, riescono a scappare e a denunciare caporali Nove romeni erano stati assunti da tre connazionali per la raccolta dei pomodori. Dopo essersi ribellati alle pessime condizioni in cui vivevano, sono stati chiusi in un casolare di Apricena e minacciati. Intermediazione illecita e sfruttamento del lavoro: sono le accuse rivolte dai carabinieri a tre presunti caporali romeni, tutti incensurati, arrestati ieri dopo la denuncia presentata da nove connazionali che ai militari hanno raccontato di esser riusciti a scappare sfondando una piccola porta secondaria di un casolare di campagna in agro di Apricena dove erano stati costretti a soggiornare per tre giorni. Impiegati nella raccolta di pomodori, il caseggiato era stato adibito a dormitorio, dove decine di malcapitati vivevano segregati in pessime condizioni igienico-sanitarie, senza acqua ed energia elettrica. Il posto era sprovvisto anche della rete fognaria. Dopo aver assistito e dato da bere ai denunciati, i carabinieri hanno avviato le indagini. All’arrivo dei militari la porta d’ingresso del caseggiato era chiusa con un lucchetto, rimosso il quale, gli uomini in divisa si sono trovati in presenza di pochi materassi sudici ed immondizia sparsa ovunque. IL RECLUTAMENTO: Secondo quanto ricostruito i nove lavoratori erano stati contattati in Romania da Tarnauceanu Ionel, (il reclutatore del gruppo) che li aveva invitati a seguirlo in Italia per la raccolta stagionale dei pomodori alle seguenti condizioni: ogni lavoratore doveva pagare in anticipo la somma di 125 euro quale corrispettivo del viaggio di andata e ritorno, avrebbe ricevuto la somma di 3 euro a cassetta (che una volta riempita di pomodori sarebbe pesata circa 50 Kg), avrebbe usufruito di un alloggio con letti e docce e di una somma extra di 10 euro ogni tre giorni per far fronte alle spese di sostentamento. Il lavoro sarebbe stato così articolato: un primo turno dalle 5 alle 11 seguito da una pausa dalle 11 alle 16, per poi riprendere fino a quando il buio rendeva impossibile proseguire nella la raccolta.

IL RIFIUTO: Accettata la proposta le vittime erano salite su un autobus e dopo circa 20 ore di viaggio erano giunte a San Severo dove ad attenderle vi erano Balaceanu Daniel e Macovei Ionut, i quali, a bordo di un’autovettura avevano fatto strada al bus facendolo girare per molto tempo a vuoto, in modo da disorientare i passeggeri ed evitare che questi potessero memorizzare il percorso. Viste le condizioni del casolare, i lavoratori avevano espresso il loro diniego a vivere in quel posto squallido e abbandonato senza però potersi allontanare poiché l’autista rifiutava categoricamente di riportarli indietro dicendo loro che il viaggio doveva essere pagato con i proventi della raccolta non ancora effettuata. LE MINACCE: Sono così iniziate le prevaricazioni e le prepotenze nei confronti dei lavoratori: i due caporali si sono subito impossessati dei loro documenti, minacciandoli che qualora si fossero allontanati sarebbero stati fermati dalle forze dell’ordine o sarebbero stati raggiunti da colpi d’arma da fuoco. Al termine delle giornate lavorative inoltre venivano rinchiusi nella masseria e, fino a tarda notte, venivano svolti dai due veri e propri servizi di guardiania per evitare che le vittime potessero fuggire. La porta del casolare veniva chiusa con un lucchetto dall’esterno mentre le grate poste alle finestre impedivano qualunque tentativo di fuga.

LA FUGA. Dopo un solo giorno di lavoro, quello successivo all’arrivo, e quasi tre di stenti, privati del cibo e dell’acqua, i denuncianti sono riusciti a fuggire in piena notte sfondando la porta secondaria del casolare. Una volta all’esterno hanno vagato nel buio per le campagne circostanti, seguendo le luci in lontananza del paese fino a quando hanno raggiunto la caserma dei carabinieri. GLI ARRESTI: Ricostruita la vicenda, gli uomini del 112 hanno proceduto all’arresto in flagranza di reato dei tre rumeni, ritenuti responsabili, a vario titolo, di concorso nell’intermediazione illecita e sfruttamento del lavoro. Ulteriori indagini sono in corso per chiarire la posizione del proprietario del fondo dove i rumeni erano stati impiegati per la raccolta dei pomodori. Gli arrestati sono Taranauceanu Ionel, classe 1984, Balaceanu Daniel, classe
www.controlacrisi.org

mercoledì 7 agosto 2013


 
News

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