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Cortei in tutta la Francia: no alla nuova legge.

Spaccature a sinistra e unità sindacale tra due fratelli-coltelli, Cgt e Fo, ieri, con manifestazioni in tutta la Francia – e un corteo parigino da Châtelet a Concorde, sotto le finestre dell’Assemblea nazionale – contro l’imminente legge sul lavoro che introduce una buona dose di flessibilità, licenziamenti più facili, accordi di mobilità e riduzione del salario in caso di crisi aziendale. La legge, che recepisce l’accordo firmato tra il Medef e tre sindacati, tra cui la Cfdt – ma respinto da Cgt e Fo – sarà presentata oggi in Consiglio dei ministri, per essere discussa con urgenza dal parlamento.

«All’inizio di maggio il testo potrà già essere applicato – ha spiegato il ministro del lavoro, Michel Sapin – bisognava salvare l’occupazione il più presto possibile». Ma per i contestatori (anche il Front de Gauche e l’ala più a sinistra del Partito socialista), il compromesso Medef-Cfdt è «pericoloso» e «senza contropartite per i lavoratori». Alcuni parlamentari socialisti erano alla partenza del corteo parigino. Tra loro, Marie-Noëlle Lienemann, che si è impegnata a battagliare in aula per modificare profondamente il testo: «I parlamentari non possono confermare un testo firmato da sindacati che non rappresentano neppure il 40% dei lavoratori dipendenti». Per Lienemann, «è il momento della resistenza». L’ala sinistra del Ps e il Front de gauche, assieme a Cgt, Fo, Solidaires e Fsu, contestano anche il metodo Hollande, che sperava di importare in Francia il metodo della concertazione socialdemocratica del nord Europa. I parlamentari si sentono defraudati del potere legislativo, chiamati a ratificare un accordo raggiunto preventivamente tra le parti sociali, neppure al completo.

Gli slogan scanditi nei cortei spiegano le ragioni della protesta: «accordo della vergogna», «non è così che verranno creati dei posti di lavoro», mentre la disoccupazione ha superato i 3 milioni. Bernard Thibault, segretario uscente della Cgt, in testa al corteo parigino con Jean-Claude Mailly di Fo, parla di accordo «nocivo» e lancia un appello alla Cfdt, il sindacato riformista con cui la Cgt ha molto più spesso organizzato azioni che con Fo: «Respingete l’accordo o il contratto a tempo indeterminato è finito». L’accordo sull’occupazione avvicina la Francia alle riforme imposte da Schroeder in Germania all’inizio degli anni 2000. Permette licenziamenti più facili, limita i ricorsi ai tribunali per contestare i piani di soppressione di posti di lavoro, dà al padronato la possibilità di ridurre il salario (e l’orario) in caso di crisi per evitare di licenziare. In cambio, i lavoratori ottengono una migliore copertura sanitaria e la tassazione (leggera) dell’abuso dei contratti precari da parte delle aziende, e una migliore rappresentatività nelle grandi aziende. (di Anna Maria Merlo)


Il Manifesto

lunedì 11 marzo 2013


 
News

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