"Un contadino nella metropoli", è morto Prospero Gallinari.
Si è spento questa mattina (14/01/2013)alle 7.30 a Reggio Emilia Prospero Gallinari, militante storico delle Brigate Rosse. Trovato da un vicino al volante della sua auto con cui si stava recando al lavoro, probabile che il decesso sia dovuto ad un infarto. E' stata disposta dalla famiglia la donazione delle cornee. I funerali verranno fissati dopo l'autopsia chiesta dai magistrati.
Di seguito il comunicato del Laboratorio AQ16 di Reggio Emilia (fonte www.globalproject.info)
Oggi è morto nella sua città natale Prospero Gallinari, era malato da tempo di cuore, aveva 62 anni. Condannato all’ergastolo per i trascorsi nella lotta armata, dal 1996 viveva in regime di detenzione domiciliare per le sue condizioni di salute incompatibili con il carcere, godeva di alcune ore libere al giorno per lavorare e uscire di casa. Prospero Gallinari era un comunista che partendo dalle file della figc reggiana negli anni ’60 prese molto sul serio il concetto di rivoluzione cercando una continuità storica con il movimento partigiano. Espulso dal PCI reggiano nel 1967 per aver listato a lutto la bandiera del partito fuori dal circolo cittadino Gramsci in onore della morte di Che Guevara, formò il collettivo dell’ “appartamento” e pochi anni dopo fondò insieme ad altri reggiani ed al gruppo di Renato Curcio le Brigate Rosse.
Aldilà della biografia politica ufficiale oggi apparsa su molti quotidiani online, l’autobiografia pubblicata da Bompiani “Un contadino nella metropoli. Ricordi di un militante delle Brigate Rosse” rimane un documento storico molto importante per descrivere in maniera limpida, cruda e precisa tutta la vicenda sua personale e quella delle Brigate Rosse, libro a cui rimandiamo (e consigliamo) la lettura. Prospero era un militante rivoluzionario del quale rimarrà alla storia la coerenza di tutto il suo trascorso politico: il movimento a Reggio, la latitanza, gli scontri a fuoco, gli anni di carcere fino all’ammissione della sconfitta di una ipotesi rivoluzionaria che ormai in pieni anni 80 risultava aliena ad un mondo che cambiava repentinamente.
Prospero era con noi sabato sera al Laboratorio aq16 durante una cena raccolta fondi, lo vogliamo ricordare così, sorridente a tavola con la sua compagna ed i suoi amici degli ultimi anni. Complesso ma interessante sarà spiegare ai ragazzi che manifestavano nei cortei studenteschi di quest’autunno e che oggi animano il centro sociale chi era quel signore sorridente che cenava con noi sabato sera, e quale era il fuoco che muoveva la generazione di militanti di cui faceva parte. Facile invece sarà spiegare a questi nuovi compagni di strada, nati negli anni in cui Prospero era in carcere da più di vent’anni, cosa cela la retorica che troppo spesso sentiamo dopo i cortei studenteschi e gli scioperi del precariato in merito al ritorno del clima anni ’70. Retoriche spesso utilizzate da chi i fantasmi della propria gioventù politica non li ha mai elaborati, rimossi per convenienza, creando ancor oggi presupposti per tentazioni inquisitorie nei confronti dei movimenti antagonisti ai diktat del capitale finanziario.
Aldilà dei giudizi politici, troppo spesso banalizzati da un giornalismo main stream che vuole la complessità degli anni ’70 ridotta alla sola lotta armata, e la lotta armata ridotta alle sole Brigate Rosse, e le Brigate Rosse ridotte al solo caso Moro, ed il caso Moro ridotto ad una trama noir da best seller noi vogliamo ricordare Prospero come un uomo, un rivoluzionario del suo tempo che fece una scelta e la portò in fondo fino alla fine senza scorciatoie, con limpidezza pagando per intero questa scelta, consapevole che in guerra c’è chi vince e c’è chi perde.
Ciao Prospero
I compagni e le compagne del Laboratorio aq16
Gallinari, sabato i funerali
Oggi giovedi 17 gennaio l'autopsia disposta dal pm Valentina Salvi. Sabato pomeriggio i funerali con cremazione presso il cimitero suburbano di Coviolo, Reggio Emilia.
L'autopsia sul cadavere di Prospero Gallinari, trovato morto in auto sotto casa sua in via Fenulli, sarà effettuata oggi giovedì 17 gennaio. L'esame autoptico è stato chiesto dal pm Valentina Salvi per chiarire le cause del decesso, ma è quasi sicuro che Gallinari sia stato stroncato da un infarto. Domani sarà allestita la camera ardente a Coviolo, mentre la cerimonia funebre si terrà sabato 19, nel pomeriggio alle ore 14, con cremazione, a Coviolo. Al funerale attesi molti ex brigatisti, militanti della sinistra extra parlamentare e dei movimenti. La famiglia di Gallinari invita a devolvere ad Emergency eventuali donazioni.
Di seguito due capitoli tratti dal libro di Prospero Gallinari «Un contadino nella metropoli» ricordi di un militante delle Brigate Rosse edito da Bompiani nel 2006
«Ha da gnir sbafioun...»
La città assorbe il luglio '60, e l'esito delle lotte alle Reggiane, con morti, licenziamenti e numerose condanne al carcere per chi aveva combattuto e sofferto in quei conflitti. Viene ripulita anche la Direzione locale del Partito, secchiana e controllata a stento dal centro nazionale durante i primi anni del dopoguerra. La Reggio comunista si riduce progressivamente a una zona nella quale il malessere politico viene vissuto singolarmente da tantissimi vecchi compagni che si sentono traditi. Traditi gli ideali, tradite le speranze, traditi gli sforzi che, durante la Resistenza e negli anni immediatamente successivi, tanto erano costati e dei quali resta in mano ai militanti di base o agli "epurati" solo un pugno di mosche.
Spesso questa rabbia non esprime proposte o nuovi orizzonti politici, ma solo mugugni, accuse di tradimento rivolte ai burocrati delle nuove classi dirigenti delle cooperative e del Partito... «chian fat carera» (che hanno fatto carriera). «Ha da gnir sbafioun », ha da venire baffone (Stalin) è la conclusione di molte discussioni. Eppure sono recriminazioni dotate di enorme importanza per noi giovani, che le ascoltiamo con avidità. Sentire questi uomini parlare della Resistenza e dei suoi valori, apprendere dell'espulsione che i partigiani avevano subito dai posti di spicco nelle aziende e negli uffici dello stato, capire che quei posti erano stati riconsegnati agli individui che li avevano amministrati durante il fascismo e la Repubblica di Salò, è impressionante. Ascoltare la vicenda delle grandi fabbriche del Nord, difese dalla Resistenza col sangue dei suoi combattenti, e poi riconsegnate a imprenditori che, quasi sempre, come Valletta, avevano collaborato attivamente col regime fino al 25 aprile del '45, infiamma la nostra indignazione. La stessa Costituzione, pur essendo il risultato di una mediazione tra le forze politiche dell'immediato dopoguerra, viene invocata davanti ai nostri occhi e alle nostre orecchie, per sottolineare come le sue parti autenticamente democratiche e "progressive" siano bellamente ignorate dai governi in carica.
Eccolo il malumore che porta questi compagni anziani a parlare di Resistenza tradita. Un malessere ostinatamente argomentato, ma che, poi, lascia la loro vita nel disagio e nell'impotenza... in attesa di tempi migliori.
Per noi giovani, invece, quei tempi migliori già albeggiano. Forse non in Italia o nel piccolo recinto reggiano in cui continuiamo disciplinatamente a militare, ma senza dubbio in quel mondo delle lotte comuniste e anti-coloniali, di cui apprendiamo le novità dalle letture e dalle discussioni fatte in sezione o alla Casa del Popolo. Diviene contraddittoria e opaca la luce dell'URSS, dopo le trasformazioni causate dal XX Congresso e in seguito all'esito della crisi dei missili a Cuba. Sale l'ascendente della Cina maoista, i cui sviluppi (condizionati come siamo dalle posizioni del Partito) cogliamo però ancora parzialmente. Sono invece il dispiegarsi del filo rosso della Rivoluzione cubana e la possente spinta anti-coloniale del Terzo Mondo, a entusiasmarci senza riserve. C'è lo schiaffo della Baia dei Porci, quando, nel 1961, l'esercito cubano respinge l'attacco dei mercenari anti-castristi. C'è la rivoluzione che si estende in America Latina e in Africa. Le guerre di liberazione del Congo, dell'Algeria, dell'Angola, della Guinea-Bissau, producono eroi politici quali Patrice Lumumba, Agostinho Neto o Amilcar Cabral. Capiamo che è giusto lottare e che è possibile vincere. E, su tutto, dal 1964 in poi, inizia a svettare l'interesse per quella parte del Sud-Est asiatico che porta il nome di Vietnam: una terra in cui era già stata vinta una importante battaglia contro il colonialismo francese. L'eroismo di quel popolo, tuttavia, deve ancora misurarsi con la piovra più grande dell'imperialismo, quella americana. Un conflitto per la vita e per la morte, che, negli anni seguenti, porterà i vietnamiti a divenire la luce di tutti i movimenti e di tutte le speranze rivoluzionarie.
Anche per noi, per l'Occidente, saranno anni in cui la ruota della storia prenderà a girare a velocità particolare.
(fonte "ilmanifesto.it" - 15/01/2013)
www.globalproject.info
giovedì 17 gennaio 2013
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