Mais destinato soltanto al biogas.
Allarme lanciato da “Il Moraro”: «Quotazioni in aumento per la siccità».
BAGNOLI DI SOPRA. Nell’estate della grande siccità, segnata dal crollo della produzione di mais, coltura principale della Bassa Padovana, nella campagna di Bagnoli si coltiva quasi esclusivamente per “alimentare” gli impianti di biogas concentrati sul territorio. Da settimane il granoturco raccolto finisce direttamente nei biodigestori per la produzione di energia elettrica, anziché essere destinato all’alimentazione e alla produzione di mangimi per gli allevamenti. A denunciare l’anomalia e a lanciare un appello alle istituzioni e alle organizzazioni professionali agricole è l’associazione “Il Moraro”, che da anni mette in luce le contraddizioni di grandi impianti ad energia rinnovabile.
«A Bagnoli abbiamo tre impianti di biogas» spiega Diego Boscarolo, «quest’anno ben 800 ettari di mais e frumento sono coltivati per essere distrutti, un vero e proprio insulto alla fame nel mondo, una presa in giro per tutti i contribuenti che devono quotidianamente fare i conti con la crisi economica. Questi impianti usano in maniera esclusiva cereali appositamente coltivati il cui utile economico deriva principalmente da contributi statali ed europei. Se il costo dei cereali continuasse ad aumentare, con cosa saranno alimentati gli impianti, almeno una decina, presenti solo nel Conselvano?». L’associazione ricorda che a causa della siccità le quotazioni di mais e granoturco vengono spinte sempre più in alto anche dall’uso dei cereali per gli impianti di biogas. Senza contare che il prezzo di affitto dei terreni coltivati a questo scopo non fa che salire, mettendo però in difficoltà tutti gli altri agricoltori. A questo si aggiungono le trasformazioni del territorio. «Da mesi è in funzione un impianto di irrigazione automatizzato» aggiunge Boscarolo «chiamato pivot, che funziona proprio nei terreni dove, nel gennaio 2005, sono stati abbattuti lo storico boschetto di San Siro e la boaria Santa Maria, entrambi un tempo tutelati con vincoli paesaggistici e storico ambientali.
E l’agricoltura certo non ne guadagna visto che solo nel 2010 un terzo delle aziende agricole e zootecniche hanno dovuto chiudere per problemi economici». (di Nicola Stievano)
LA SICCITà NEL CONSELVANO E GLI IMPIANTI DI BIOGAS.
La siccità
E’ sin dall’antichità il peggior incubo per chi lavora la terra. Nel conselvano da fine maggio non piove, nessuno ricorda un periodo così lungo di siccità. Le colture stagionali mais, soia, barbabietole, sono le più colpite dalla mancanza di acqua. Giorno e notte i trattori “tirano” l’acqua da canali per lo più inquinati, cercando inutilmente di salvare parte dei raccolti con costi enormi. Si calcolano danni dal 40 al 100% tra la bassa padovana, la provincia di Rovigo e Ferrara. Se la regione Veneto dovesse richiedere lo stato di calamità naturale, dovrebbe obbligatoriamente aumentare le accise sui carburanti scaricando ulteriori tasse su tutti i cittadini.
Negli Stati uniti, dove i cereali sono quello che il petrolio è per l’Arabia saudita, la situazione è ancora più grave. Nel solo mese di luglio i prezzi di mais e frumento sono aumentati di oltre il 50 % e la soia del 30%, i prezzi dei prodotti alimentari sono aumentati mediamente del 6%.
Un disastro annunciato.
Da anni prima le associazioni ambientaliste, oggi tutta la comunità scientifica, avevano preannunciato gli effetti negativi dell’inquinamento su scala globale (surriscaldamento del pianeta, cambiamento del clima e delle stagioni). A tutto questo non si è voluto dare risposta, anzi, si è dato spazio a progetti dagli effetti disastrosi quali sono gli impianti per produrre energia elettrica con le biomasse. Questi impianti usano in maniera esclusiva cereali appositamente coltivati il cui utile economico risulta esclusivamente da contributi statali ed europei. Se il costo dei cereali continuasse ad aumentare, cosa alimenterà la diecina di impianti presenti solo nel conselvano?
Bagnoli.
Nel nostro comune questo assurdo è ancora più evidente. Tre impianti di biogas, 800 ettari di mais e frumento coltivati per essere distrutti, un vero e proprio insulto alla fame nel mondo, una presa in giro per tutti i contribuenti che devono quotidianamente fare i conti con la crisi economica.
Da mesi è in funzione un impianto di irrigazione automatizzato chiamato pivot che funziona proprio nei terreni dove, nel gennaio 2005, sono stati abbattuti lo storico boschetto di S. Siro e la boaria S. Maria. Entrambi i beni un tempo tutelati con vincoli paesaggistici e storico ambientali (abbattuti per far passare il pivot?).
Cosa hanno da dire?
Le associazioni agricole che vedono gran parte delle risorse destinate all’agricoltura finanziare questi impianti quando negli ultimi anni un terzo delle aziende agricole e zootecniche hanno dovuto chiudere per problemi economici?
Le amministrazioni comunali, gli uffici regionali che vedono in molti casi i proprietari di impianti non rispettare regole, leggi e regolamenti nella realizzazione degli impianti?
Associazione Il Moraro
Bagnoli di Sopra, agosto 2012
Associazione Il Moraro
lunedì 20 agosto 2012
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