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La marcia dei disoccupati a Madrid.

Prima i pubblici funzionari e gli studenti, poi i minatori e infine (ma non è certo finita qui) i disoccupati. Ieri a Madrid è toccato a questi ultimi, schiacciati da un tasso record (il 24% degli spagnoli non ha lavoro) riempire le strade per protestare contro le politiche dei austerità messe in campo dal governo conservatore di Mariano Rajoy e chiedere un «cambio nella gestione politica». Appuntamento a Puerta del Sol per accogliere le centinaia di disoccupati in marcia da un mese, arrivati nel pomeriggio nella capitale. Il corteo che doveva partire alle 16,30 si è mosso solo tre ore più tardi.

Tra i manifestanti molti «indignados», mentre alcuni sfilavano con gli striscioni del sindacato Cnt. In molti sono stati comunque dissuasi dal raggiungere Madrid per manifestare dalle violente cariche e dalla pioggia di proiettili di gomma con cui la polizia ha represso le manifestazioni di giovedì scorso. Altri i numeri che sono attesi per le proteste dei prossimi giorni, e non solo a Madrid, visti i nuovi tagli e il rischio default che incombe su almeno sei regioni autonome. La prima a lanciare l’allarme è stata la Comunitat Valenciana, che è già pronta ad attingere al fondo di risanamento messo a punto dal governo. A causa di un sistema infestato da malversazioni, clientelismo politico, corruzione e speculazione edilizia, è stata definita «la Bankia delle autonomie».

Ieri la stampa spagnola paragonava la situazione contabile della regione a quella della Grecia. Ma da ieri in fibrillazione ci sono anche i colossi Catalogna e Andalusia, oltre a sono a Castilla-La Mancha, Baleari, Murcia e Canarie. Tutte dovranno verosimilmente ricorrere al meccanismo di salvataggio, in cambio di un commissariamento statale. Un intervento analogo a quello europeo sulla stessa Madrid e che a Barcellona viene visto come una «minaccia» del governo. Governo che lo scorso 11 luglio ha annunciato tagli alla spesa per 65 miliardi di euro, l’abolizione delle tredicesima dei funzionari statali (già vittime di un taglio dei salari del 5%) e l’abbassamento dei sussidi di disoccupazione. Inoltre, le stime di crescita per il 2013 sono state riviste al ribasso (da un massimo dello 0.2% a una recessione dello 0,5%) mentre il tasso di disoccupazione sembra destinato a rimanere elevatissimo, al 24%. (Autore: Marina Della Croce)


Il Manifesto

domenica 22 luglio 2012


 
News

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