Braccia rubate all’agricoltura?
Fa impressione leggere i dati provvisori sugli occupati e i disoccupati, relativi al mese di marzo del 2012: il 36% dei ragazzi “attivi” tra i 15 e i 24 anni (esclusi studenti e altri giovani non in cerca di un lavoro) sono senza lavoro. Un giovane attivo su tre è disoccupato. E’ il dato peggiore dal 1992, ovvero da quando l’ISTAT rileva questi dati.
Poi leggo, con meno impressione, la notizia riportata dalle agenzie, di un’intervista di Vanity Fair a Renzo Bossi che, dopo le note vicissitudini, dichiara di voler fare il muratore o l’agricoltore, due anni in giacca e cravatta sono stati troppi.
Per “il trota”, temporaneamente parcheggiato nella categoria di giovani disoccupati, iniziare l’attività agricola non sarà un problema né per trovare la terra per esercitare, né per trovare il capitale di avviamento.
Q uanti di quei 600.000 di giovani disoccupati vorrebbero o potrebbero fare i contadini? Sicuramente non molti, ma il numero è talmente alto che anche una piccola percentuale di interessati ad un futuro bucolico ne farebbero un numero cospicuo.
Diamo uno sguardo alle nostre campagne, con i problemi di sempre: spopolamento, abbandono dei campi, soprattutto nelle aree interne collinari e montane, con conseguente dissesto idro-geologico e “fatalità” in aumento un po’ ovunque nel nostro Paese per alluvioni e frane. L’agricoltura non è più solo importante per produrre cibo, di qualità in primis, è uno dei principali strumenti di protezione civile che abbiamo sul territorio.
Campagne che si svuotano, economia in stagnazione e fila dei disoccupati che si allungano.
Poche settimane fa è uscita la legge di conversione del decreto “salva Italia”, di cui abbiamo dato ampio risalto del buon risultato ottenuto da AIAB e dalle altre organizzazioni aderenti alla campagna: infatti è stata introdotta la possibilità di affittare i terreni del demanio oltre che acquistarli. Con priorità data ai giovani. Entro il 30 giungo di quest’anno gli enti pubblici devono segnalare i terreni da alienare o locare. Fatevi sotto, giovani arditi, tampinate le istituzioni (comuni, province, regioni), fatevi vedere, segnalate i terreni.
Anche l’IMU forse darà una mano, inducendo i proprietari terrieri ad affittare i terreni per farli rendere.
Posto che si trovino i terreni, manca il capitale, e qui è il grande tassello mancante. Il costo del denaro per la Banca Europea è fermo all’1% ma le banche non fanno prestiti, e le poche volte che li concedono sono a tassi esosi. Questa è la priorità per la crescita dell’agricoltura in Italia, e il governo è tenuto a trovare delle soluzioni, alcune già abbozzate. In questo campo non abbiamo bisogno di politiche Europee di supporto per la crescita, ce la possiamo cavare da soli.
Alessandro Triantafyllidis
Presidente nazionale AIAB
Bioagricoltura Notizie
venerdì 4 maggio 2012
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