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Gli negano il permesso di lavoro, un sessantenne No Tav da oggi in sciopero della fame.

Si chiama Antonio Ginetti, ha sessantanni ed è di Pisotia. Un uomo contrario al Tav perché è per la difesa del territorio. Prima, a gennaio viene arrestato e poi viene sottoposto agli arresti domiciliari per i disordini di luglio. Questo, per l'esattezza accade nell'ambito delle operazioni scattate dopo le indagini della Questura di Torino. Un mese fa il G. I. P. ha respinto la sua richiesta di alleggerimento degli arresti domiciliari. Pochi giorni fa invece gli sono stati negati i permessi di uscita per l'attività lavorativa. Dopo quest'ultimo rifiuto, Ginetti non ha resistito e ha reagito scrivendo una lettera pubblica.

La comunciazione principale porta la data di oggi: da oggi, 10 maggio, sarà in sciopero della fame. La lettera: Il 16 aprile il G.I.P. di Torino respingeva l’ istanza dei miei avvocati tesa ad ottenere un alleggerimento degli Arresti Domiciliari. La motivazione stava nella mia: “mancata presa di coscienza e di critica di quanto commesso”.In tal modo il GIP torinese non solo mi riconfermava gli Arresti domiciliari, ma mi toglieva il diritto a rivendicare la mia estraneità ai fatti contestatimi, mi toglieva la “PRESUNZIONE D’INNOCENZA.

Il 26 aprile presentavo una richiesta di permesso ad uscire per recarmi al lavoro. a) questo non influiva nella realtà dei Domiciliari, in quanto chiedevo solamente di uscire per il tempo del lavoro. Dunque non il sabato e la domenica. E comunque i Domiciliari rimanevano. b) Nella richiesta scrivevo: “mi rendo disponibile, previo accordo…a presentarmiquotidianamente alla polizia Giudiziaria per controlli” c) il sottoscritto vive solamente del proprio onesto lavoro. Dal 1986 sono iscritto alla Camera di Commercio quale Ditta individuale.

La risposta del G.I.P. ? Anche su questo è stato il rifiuto, con tanto di: “la dichiarazione di non aver né orari né sede rende l'attività incompatibile con la misura domiciliare". Dopo avermi tolta la “PRESUNZIONE D’INNOCENZA”, ha voluto pure togliermi il diritto al proprio mantenimento. Non potendo contare ancora sui miei risparmi, considerato l’allontanamento dal lavoro che si protrae dal 26 gennaio, mi trovo in grosse difficoltà economiche. Pertanto non mi rimane che utilizzare l’unico strumento in mio possesso per oppormi a questo che considero unicamente un accanimento repressivo.
www.controlacrisi.org

giovedì 10 maggio 2012


 
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