I risparmi della bioraria? SVANISCONO al tramonto.
Milioni di utenti trasferiti d’autorità. E la promessa di vantaggi in bolletta.
Ora si scopre che spostare i consumi di sera non serve a nulla. Siete tra coloro che fanno i salti
mortali per organizzare la lavatrice
notturna, accendere lo
scaldabagno e iniziare a stirare, orologio
alla mano, solo la sera?
Probabilmente sì, almeno se fate
parte dei milioni di italiani trasferiti
d’autorità alla tariffa bioraria
del mercato vincolato, convinti
che solo cambiando le vostre abitudini
avreste potuto risparmiare.
Mettetevi l’anima in pace, tanto
sforzo non ha praticamente nessun
effetto in bolletta.
Di giorno costa meno
La denuncia l’ha fatta la scorsa settimana
il portale web Qualenergia.it
parlando di uno strano fenomeno che si sta rilevando sulla Borsa elettrica.
Prima dell’esplosione del fotovoltaico,
che ha sorpassato i 13 GW
di potenza di cui 9 installati nel 2011,
alla Borsa elettrica c’erano due picchi
di prezzo: uno di giorno, verso le
11 di mattina, e uno di sera, tra le 18
e le 20. Ora il picco delle 11 è praticamente
scomparso ma in compenso
il picco di prezzo serale è schizzato
verso l’alto. Se giovedì 13 marzo
2008 tra le 18 e le 20 non si superavano
i 120 €/MWh, giovedì 14 marzo
2012 alla stessa ora si sono sfiorati
i 175 €/MWh a livello nazionale e
i 250 €/MWh in mercati di zona (che
concorrono a formare il prezzo nazionale)
come quello sardo.
Cosa succede? Il fotovoltaico, producendo
a costi marginali nulli (non
serve più combustibile per dare un
kWh in più), di giorno fa concorrenza
alle centrali tradizionali e riesce a
contenere il prezzo dell’energia. Questo
spiega il livellamento del picco di
prezzo diurno, detto peak shaving:
così si stima che nel 2011 il sole abbia
tagliato dalle bollette circa 400
milioni di euro.
Impennate anomale
Resta da giustificare l’anomalo impennarsi
del picco di prezzo serale, visto
che la domanda serale non è cresciuta
in questi anni, anzi. Lo fa l’ex
amministratore Enel, e ora presidente
di Ises Italia, Giovanbattista Zorzoli:
“Succede che i produttori da fonti
convenzionali, che ci rimettono nella
fascia diurna a causa del solare, cercano
di rifarsi la sera”. E Davide Tabarelli
di Nomisma Energia conferma:
“Altre spiegazioni non ce ne sono”. Gli
impianti tradizionali, soprattutto i nuovi
a gas a ciclo combinato, infatti, sono
danneggiati dalla concorrenza del
fotovoltaico che li costringe spesso a
restare spenti durante il giorno.
Pur nascondendosi dietro motivi tecnici,
anche Assoelettrica ammette: “I
costi di produzione salgono perché anche
se gli impianti vengono chiamati
a produrre solo per 2-3 ore a causa dei
tempi di accensione e spegnimento,
devono comunque restare accesi anche
per 9 ore”. Tradotto: lavorano meno
e devono rifarsi con i prezzi più alti
alla sera. Resta da vedere se violino
le leggi della concorrenza.
“Non posso affermare che ci sia un
cartello, ma se fossi nell’Antitrust
un’occhiata la darei”, commenta Zorzoli.
D’altra parte, non sarebbe la prima
volta che si ricorre a pratiche scorrette
per tenere alto il prezzo dell’elettricità
nelle ore di picco. Lo facevano
nel 2010 sia Enel ed Enel Produzione
che Edipower e società a lei collegate
che, spiega l’Antitrust, offrivano “i propri
impianti secondo modalità volte a
mantenere il prezzo zonale siciliano
a elevati livelli nelle ore di picco, provocando
un aumento del costo dell’energia
elettrica acquistata da tutti
gli utilizzatori italiani”.
In attesa che le Authority decidano
se metterci il naso, ai consumatori resta
il sapore della beffa: l’ elettricità è
più cara di quel che potrebbe essere
se il sistema fosse più efficiente o meno
distorto. E, soprattutto, la differenza di prezzo tra l’energia usata nella fascia
diurna, la f1, e quella delle fasce f2
ed f3 si è quasi azzerata. “Quando si è
pensata la tariffa bioraria - ci spiega
Mauro Zanini di Federconsumatori -
la differenza in Borsa era del 30%, ora
è scesa sotto il 4%”.
“Seppur in maniera complessa e dilazionata,
dato che l’Acquirente Unico
(l’ente che acquista sul mercato
l’energia per i clienti del servizio di
maggior tutela, ndr) compera l’energia
in parte in borsa e in parte con contratti
a lungo termine”, specificano dall’Aeeg,
il fenomeno si riflette e si rifletterà
sempre di più sulla bolletta. “Su
un consumo annuo di 2.700 kWh,
l’utente attento che concentra il 70%
dei consumi nelle fasce meno costose
ora risparmia circa 4,80 euro, cioè solo
l’1% rispetto all’utente meno virtuoso
che in f2 e f3 ha solo il 55% dei
consumi. E se consumasse 3.500 kWh
il risparmio sarebbe di 6,40 euro, lo
0,91%”, sottolinea Zanini. Già adesso,
in sostanza, il gioco non vale la candela.
E in futuro, quando anche i contratti
a lungo termine sottoscritti dall’Acquirente
Unico si adegueranno alla
tendenza, il risparmio sarà persino
minore. Ovviamente a meno che le
inefficienze e le storture del mercato
elettrico non vengano corrette. (di Giulio Meneghello)
Il Salvagente
giovedì 12 aprile 2012
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