Colombia: l'ENEL e la diga El Quimbo.
Nella regione di Huila, Colombia centromeridionale, il megaprogetto per la centrale idroelettrica di El Quimbo contrappone da mesi le popolazioni locali al governo del conservatore Juan Manuel Santos e alla multinazionale italiana Enel, partecipata al 31% dal nostro Ministero dell'Economia, quindi dallo stato italiano. Questo caso, come molti altri in America Latina, ricorda da vicino la situazione vissuta in Val di Susa da oltre vent'anni. Un progetto caro, programmato da tempo, che si deve fare ormai "ad ogni costo" e "perché sì", con gli abitanti del luogo (e non solo) che si oppongono e subiscono le vessazioni dell'autorità e la scarsa chiarezza da parte della compagnia - in questo caso una multinazionale italo-spagnola dell'energia con grossi interessi in Colombia e in Sudamerica - su compensazioni e impatti ambientali.
E' vero, qui l'investimento non viene dal capitale pubblico colombiano, proviene dall'estero e, in parte, dalle tasche degli italiani. Gli effetti ambientali, però, restano in Colombia, mentre gli utili derivanti dall'esportazione delle risorse generate sul territorio vanno via. E' il dilemma delle multinazionali che, presenti in più paesi per definizione, sono diventate un contropotere enorme, ma ogni paese poi regola il loro funzionamento e il loro potenziale d'intervento e di "negoziazione della sovranità" a livelli e in modi diversi. Storicamente in Latino America l'equilibrio s'è sempre spostato in favore del capitale e dell'investimento, quasi sempre stranieri, pregiudicando l'economia regionale nel medio-lungo periodo con lo sfruttamento di benefici e di alleanze politiche strumentali, bisognose di grandi progetti legittimatori e rendite che s'ottengono nel breve periodo, nell'arco di un mandato (o mezzo) presidenziale, per capirci. Le famiglie perdono casa, terra, lavoro, abitudini e identità in vista di un eventuale guadagno per tutto il paese che, però, corrisponde spesso all'interesse di pochi piuttosto che a quello generale.
La prima pietra dell'opera è stata posta già nel febbraio 2011, ma nell'ultimo mese e mezzo la situazione è precipitata: sono aumentate le proteste per la deviazione del Río Magdalena, fiume che, come il suo gemello Cauca, attraversa da sud a nord tutto il paese sudamericano.
Da una parte c'è un investimento di 625 milioni di euro, dall'altra l'inondazione di circa 8500 ettari delle terre più produttive e fertili della regione e il trasferimento di 3000 persone che dipendono dalla pesca, dalla pastorizia e dall'agricoltura.
Enel opera in Colombia con le controllate Endesa ed Emgesa. Grazie alla presenza storica di Endesa in America Latina, Enel ha oggi una capacità installata di 16 GW di cui 2,9 in Colombia. La idroelettrica El Quimbo, con i suoi 0,4 GW a regime per coprire tra il 4% e l'8% del fabbisogno elettrico nazionale, è in disputa tra i presunti "pionieri della modernità e dello sviluppo" e gli abitanti della valle tacciati da alti funzionari del governo del presidente Santos come difensori dell'ecosistema e di interessi politici esterni, "venuti da altre zone de paese" per creare disordini: industria ed energia per tutti, come parte di un piano nazionale basato sui settori estrattivo ed energetico, o sostenibilità locale e ambientale con autosufficienza alimentare, economia locale e qualità di vita per le popolazioni. Il presidente definisce il suo progetto di rinascita per il paese come "la locomotrice minerario-energetica", un termine sicuramente adatto al futurismo e alle esigenze dell'economia di un secolo fa e che ricorda i modelli fallimentari della storia economica latino americana basati sull'esportazione e la svendita di materie prime e su un'industrializzazione pesante indotta dall'estero.
Per far funzionare questo ipotetico "treno della modernità" ed estrarre più oro, carbone e idrocarburi, serve più energia, quindi ecco che si chiude il cerchio. Ad oggi, infatti, la Colombia non avrebbe bisogno di un incremento così forte della sua produzione energetica. Su El Quimbo la posta in gioco è alta e le posizioni delle parti paiono inconciliabili, così come i modelli di sviluppo e di futuro sottesi all'operato governativo e alle popolazioni colpite da progetti non condivisi.
I cittadini contrari all'opera, uniti nell'associazione Asoquimbo, denunciano l'impresa di voler produrre soprattutto per l'esportazione e di non lasciare nulla sul territorio: si stima una perdita netta per l'economia locale di 345 milioni di euro in 50 anni e, anche se ci saranno 3000 assunzioni per la costruzione, poi resteranno solo poche decine di tecnici dopo un paio d'anni. La costruzione infatti dovrebbe terminare nel 2014.
Nel 2008, con l'ex presidente Alvaro Uribe, "Endesa cominciò i lavori senza le licenze ambientali", precisa il senatore del Polo Democratico, Jorge Robledo. Le licenze, che stabiliscono anche le compensazioni a carico dell'azienda, vennero concesse l'anno dopo e poi negoziate al ribasso dall'impresa con il Ministero dell'Ambiente senza consultare le comunità, secondo le denunce di Asoquimbo. "Tra il 2008 e il 2009 si fecero i tavoli di concertazione, con il Ministero dell'Energia e delle Miniere, il governo di Huila, i sindaci dei comuni interessati direttamente, le comunità e l'impresa da cui scaturirono 30 accordi", ha dichiarato alla rivista colombiana Semana Luis Rubio, direttore di Endesa Colombia. "Gli accordi furono inclusi come obblighi nelle licenze del progetto che stiamo rispettando", ha confermato Rubio.
D'altro canto c'è chi sostiene il contrario e la stessa governatrice della regione, González Villa, ha riaperto il tavolo di verifica per il rispetto degli accordi che "furono inclusi come obblighi nella licenza ambientale concessa dal Ministero dell'Ambiente per il progetto ed è quello che dobbiamo verificare: se si stanno rispettando o no. Ci sono comunità in disaccordo col progetto, mentre Emgesa afferma che tutto va avanti secondo gli accordi". Intanto i lavori sono iniziati comunque.
Miller Dussan, ricercatore e attivista di Asoquimbo, parla di un "inganno di Emgesa alle comunità dato che invece di risistemare degnamente gli abitanti, offre denaro in modo irresponsabile". Un altro problema è che la compagnia "disinforma i diversi gruppi che quindi non conoscono i tipi di compensazione proposti, l'acquisto delle terre da parte di Endesa ha fatto perdere molti posti di lavoro agli abitanti".
Dalla fine del 2011 sono ripartite le proteste pacifiche degli abitanti di Huila e il 14 febbraio c'è stato lo scontro di 300 poliziotti che hanno sgomberato 400 persone, anche donne e bambini, con lacrimogeni e manganelli. Il saldo è stato di qualche decina di feriti, di cui tre molto gravi, e un manifestante che perderà l'occhio destro. "Le armi impiegate non erano letali: fumogeni, lacrimogeni, granate stordenti ma mai armi da fuoco", sostiene il capo della polizia locale Juan Peláez.
Il documentario, dal titolo "video che il governo non vuole che tu veda", con le immagini dello sgombero a El Quimbo, del giornalista colombiano Bladimir Sánchez e dell'italiano Bruno Federico è passato da YouTube al portale della rivista Semana, ma Sánchez ha ricevuto minacce di morte dopo la pubblicazione, mentre Federico il 3 marzo è stato detenuto per alcune ore dalla polizia dopo la diffusione del materiale (allegato in fondo all'articolo).
Il presidente Santos ha definito l'azione della polizia "normale" e "secondo il protocollo" per un progetto pensato "per il bene di tutti i colombiani". Il Ministro dell'ambiente Frank Pearl ha parlato di "interessi oscuri", riferendosi ai contadini che non sarebbero "abitanti della zona ma studenti di altre regioni" e Santos ha affermato che "non accetterà che persone con intenzioni politiche blocchino l'opera".
Il 3 marzo a El Quimbo c'è stata un'altra protesta, condotta in più punti, che è rientrata dopo alcune scaramucce con la polizia che ha lanciato lacrimogeni e granate da dispersione e, anche se i lavori sono già cominciati, la partita non è chiusa. "Lo scorso fine settimana s'è deviato il fiume, secondo gli standard ambientali e tecnici", ha commentato Rubio, "la gente ha diritto alle compensazioni secondo i censimenti socioeconomici e questi prendono del tempo". "Abbiamo ricerche per proteggere la ricchezza naturale della zona", ha precisato.
Il 22 marzo gli oppositori al progetto de El Quimbo hanno portato avanti l'iniziativa per una giornata senza luce, un black out nazionale con lo slogan "Non abbiamo bisogno di più energia, ma di meno consumo", che sintetizza una differente visione alla base dello sviluppo per la Colombia.
Il giornalista Federico, che sta seguendo da vicino tutta la vicenda, spiega invece che l'impresa ha riconosciuto solo 1700 compensazioni – soprattutto dei grandi proprietari con cui sono scesi a patti - sulle 3700 documentate da Asoquimbo, che 400 abitanti sono stati allontanati dalla zona senza alcuna alternativa e che i lavori sono continuati nonostante non si siano risolti questi problemi e le licenze ambientali non siano state verificate completamente.
Ma la corte dei conti e la magistratura hanno aperto un'inchiesta per corruzione e disastro ambientale e stanno indagando sulle accuse contro Emgesa, per violazioni ai diritti umani e ambientali, e sugli stessi contratti dell'azienda, compreso uno da 251 milioni di euro con l'italiana Impregilo per la costruzione della centrale. Rubio però non conferma, infatti, "la compagnia non è a conoscenza dell'indagine". Una sentenza di sospensione dei lavori potrebbe arrivare, ma, visti i tempi della giustizia, il danno causato potrebbe essere già irreversibile: infatti, è già cominciata la deviazione del corso del fiume e solo l'imminente stagione delle piogge potrebbe rallentare, se non fermare del tutto, l'opera e trasformarsi in un'alleata delle popolazioni che esigono giustizia.
Di seguito il "Video che il governo colombiano non vuole far vedere" che racconta meglio di qualunque articolo gli scontri che il 14 febbraio scorso hanno contrapposto i manifestanti della zona, seduti in terreno demaniale, mano nella mano lungo le rive del fiume Magdalena, e la polizia colombiana che ha sgomberato questa catena umana con la violenza. Un pescatore ha perduto un occhio mentre gli stessi responsabili del cantiere presenziavano allo sgombero dando l'ok secondo quanto riportato da alcuni testimoni.
Per informarsi meglio, ecco 3 articoli in italiano (sono pochissimi quelli reperibili vista la palese reticenza dei media italiani su questo caso) e alcuni link con documentari e reportage.
Il grido di Matambo .
“Che faresti se un giorno venissero a casa tua e ti dicessero che sarà sommersa?”
Il soggetto
Gigante è un piccolo paesino popolato da agricoltori. Il nome deriva da una leggenda che parla di un gigante di cui si può indovinare il profilo del volto, che guarda le nuvole disteso sulla cordigliera. Al mio arrivo mi è stata posta una domanda che frantumava qualsiasi altro ragionamento politico, economico o giuridico e colpiva dritto al cuore il problema che si stava vivendo nella zona: “Che faresti se un giorno venissero a casa tua e ti dicessero che sarà sommersa?” Già, che faresti? Chiederei, mi informerei, mi arrabbierei, mi difenderei con le unghie e con i denti.
Siamo in Colombia, nella valle del Magdalena, il fiume che ha ospitato le inquietudini amorose di Florentino Ariza raccontate da Gabriel Garcia Marquez nell’"Amore ai Tempi del Colera", nel cuore del continente, una regione che si chiama Huila.
Qui, per dar vita a un enorme progetto idroelettrico, verranno sommersi 8.500 ettari di terra, tra cui boschi secchi equatoriali, ricche coltivazioni di riso, manioca, cacao, papaya, mango, vestigia dei popoli che abitavano quelle terre prima che l’avventura di Colombo si trasformasse in genocidio. Ma anche case, sogni, progetti di vita e storie di lotte agrarie.
Nulla vale come un affare che, mascherato da sviluppo, non cessa di mostrare la sua faccia da saccheggio.
L'idea del progetto risale agli anni ’70, miraggio di benessere per un paese che non riusciva a uscire dalla guerra civile, ma viene accantonata. Viene ripresa nel 1997, ma il Ministero dell’Ambiente di allora la dichiara infattibile, per via degli eccessivi costi economici e sociali che la sua realizzazione avrebbe comportato al paese, in quanto la zona dove sorgerebbe il bacino idrico ospita una agricoltura e un allevamento floridi, che garantiscono benessere ai suoi abitanti e al paese intero. Una meraviglia che non conviene mutare.
Dieci anni dopo, il governo di Alvaro Uribe Velez cambia idea: il progetto risponde alla politica di aumento delle esportazioni di risorse naturali ed energia e si conforma alla necessità di aprire agli investimenti stranieri. La diga si farà perchè sì, spiega esaustivamente il presidente Uribe.
Nel 2008 Endesa, il colosso spagnolo della produzione e distribuzione di energia in tutta America Latina, nonché principale gestore in Colombia, vince l’appalto del progetto idroelettrico El Quimbo ed inizia i lavori prima di avere i permessi corrispondenti, ovvero la licenza ambientale, un documento emesso dal Ministero dell’Ambiente che, dopo una valutazione degli impatti ambientali, economici e sociali, decide se il progetto si puó fare e quali sono le riparazioni e le misure di protezione nei confronti dell’ambiente e della popolazione locale a carico della impresa costruittrice.
Nel 2009 viene concessa la licenza ambientale, stabilendo una serie di indennizzi per i danni causati all’ambiente e ai cittadini sfollati, tra cui la riubicazione e il trasferimento delle attività economiche in luoghi differenti. Nello stesso anno l'impresa italiana Enel assume il controllo di Endesa acquistando il 92% del pacchetto azionario.
L’anno successivo Endesa, sostenendo che le condizioni dettate dalla licenza ambientale siano eccessive, sollecita la rinegoziazione degli accordi. I nuove indennizzi sono irrisori rispetto a quelli previsti inizialmente sulla base dei quali era stato approvato il progetto. Gli abitanti della zona vedono così sfumare le promesse che l’impresa spagnola aveva inizialmente fatto loro, che li avevano convinti dei benefici che avrebbero ricavato con la costruzione della diga idroelettrica.
Nonostante il contenzioso sia aperto e legittimato dagli organi di controllo, il governo colombiano ha già deciso e manifesta la sua determinazione con due provvedimenti: dichiara la zona di interesse pubblico, esponendo gli abitanti allo sfollamento forzato e costituisce un battaglione speciale dell’esercito, che prende militarmente possesso della zona dove sorgerà la diga.
Gli abitanti della valle decidono quindi di protestare, mediante manifestazioni pacifiche e assemblee, mentre allo stesso tempo ricorrono al Tribunal Amministrativo Regionale del dipartimento di Cundinamarca che dà loro ragione, imponendo all'impresa e al Ministero dell’Ambiente la revoca delle modifiche alla licenza ambientale, in quanto il ministero non dispone giuridicamente della facoltá di conciliare con le controparti. I permessi ambientali e gli indennizzi, dice il tribunale di Cundinamarca, sono materia tecnica determinata da valutazioni scientifiche specialistiche, non sono oggetto di negoziazione.
Endesa minaccia l’interruzione del progetto ma, sul finire del 2010, pochi giorni prima di lasciare il suo incarico all’attuale presidente Juan Manuel Santos, interviene Alvaro Uribe, emettendo un decreto che permette la rinegoziazione delle licenze ambientali.
Il 24 febbraio del 2011 viene collocata la prima pietra dell’operazione Quimbo. Da allora le comunitá non hanno cessato di protestare, di presentare ricorsi, di animare dibattiti dentro e fuori del parlamento della Repubblica. Per alcuni mesi i lavori sono stati sospesi dalle autoritá ambientali locali, in quanto Enel e Impregilio (l’impresa costruttrice) non rispettano le misure di protezione dell’ambiente e della popolazione locale che loro stesse hanno negoziato con il Ministero, sfollando contadini e pescatori senza dar loro un'alternativa e contaminando gravemente il Rio Magdalena. Ma queste sospensioni si scontrano con la volontà preconcetta dell’esecutivo che le revoca ignorando le raccomandazioni delle stesse autorità ambientali e di protezione dei diritti umani.
Il progetto del Quimbo è stato e resta palesemente inattuabile, come affermato nel 1997 dalle autorità ambientali colombiane, perché minaccia una riserva forestale di protezione dell'Amazzonia, perché si costruisce in una zona che l’istituto colombiano di geologia ha dichiarato ad altissimo rischio sismico (Ingeominas, decreto 33 del 1998), perché sfollerà e farà perdere il lavoro a più di 2000 persone.
L’università SurColombiana ha stimato che nel corso dei 50 anni di produttività dell’impianto idroelettrico El Quimbo, Endesa pagherà al Huila circa 135 milioni di euro, contro i 480 milioni di euro che la regione perderà per la cessata produzione agricola dell’area inondata. Nello stesso periodo la multinazionale italospagnola guadagnerà 2294 milioni di euro. L’energia prodotta non sarà destinata a soddisfare le necessità interne del paese ma all’esportazione.
Sebbene i tre anni previsti per la costruzione della idroelettrica impiegheranno circa 3000 persone (a fronte della perdita di 2000 posti di lavoro), per la manutenzione prevista per i 47 anni successivi non saranno necessari più di qualche decina di tecnici.
Il progetto idroelettrico El Quimbo risponde al programma economico che il governo di Juan Manuel Santos, in continuità con il suo predecessore, chiama locomotrice mineraria-energetica: agrocombustibili, miniere di oro e carbone, estrazione di petrolio e produzione di energia elettrica sarebbero i motori della crescita economica colombiana.
La storia non riporta esempi in cui l’economia di estrazione abbia portato allo sviluppo e al benessere di un paese, specie se accompagnato dall’apertura del mercato colombiano alle importazioni straniere mediante la firma di trattati di libero commercio con potenze industriali internazionali come gli Stati Uniti e l’Unione Europea, che termineranno per schiacciare qualsiasi settore produttivo nazionale.
Il progetto idroelettrico del Quimbo rappresenta lo scontro tra due modelli: uno incentrato sull'agricoltura, la pesca e l’allevamento, compatibile in buona parte con l’ambiente, portatore di benessere per gli abitanti della regione, riconosciuta dispensa agricola di un paese la cui sicurezza alimentare vacilla e che ha dovuto conoscere negli ultimi 10 anni la minaccia della fame; l’altro è un modello estrattivista, insostenibile socialmente, ambientalmente ed economicamente.
Il 10 novembre del 2011 Asoquimbo, l’associazione che riunisce i futuri sfollati del progetto idroelettrico, ha lanciato il suo ultimo appello ricordando di aver portato avanti le proprie motivazioni pacificamente e con determinazione, con argomenti validi, confidando nelle leggi dello stato di diritto che formalmente vige in Colombia. La forza della ragione si è scontrata con la ragione della forza. Dopo anni di estenuanti battaglie per far valere i loro diritti, gli abitanti della regione hanno affermato che se entro la fine dell’anno lo stato non fermerà la costruzione della diga la fermeranno loro, con altri mezzi, questa volta non pacifici, non legali.
Il conflitto che si manifesta nell'Huila rappresenta in un certo modo il conflitto sociale e armato che la Colombia vive da mezzo secolo. L’impossibilità difar valere il proprio dissenso in maniera pacifica finirà per mettere la gente di fronte al bivio: abbassare la testa di fronte all’ingiustizia o ribellarsi, con le implicite conseguenze che questa scelta comporterebbe. (di Bruno Federico - 02/02/2012).
----------------------------------------------Diga di El Quimbo in Colombia, la partita è ancora aperta.
Il progetto idroelettrico del Quimbo dell’impresa spagnola ENDESA – controllata dall’italiana ENEL – ha subito un intoppo di rilievo, visto che la deviazione del fiume Magdalena avverrà solamente il mese prossimo. Dopo anni di resistenza pacifica e legale, martedì 14 febbraio sono arrivati esercito e squadroni antisommossa a sgomberare circa 600 manifestanti accampati sulla sponda del fiume per impedire con la propria presenza fisica la sua deviazione, necessaria per prosciugare il tratto dove sorgerà il muro di contenimento.
I manifestanti hanno deciso di esercitare una forma di resistenza passiva, sedendosi sul bordo del corso d'acqua e prendendosi per mano, abbracciando così idealmente il Magdalena in un gesto di protezione e solidarietà. La non violenza di chi protestava si è scontrata con la ferocia dell’ESMAD (gli agenti antisommossa colombiani), che hanno colpito con manganelli, granate di stordimento e gas lacrimogeni. Il bilancio della giornata è stato di 3 feriti. Uno di loro, un ragazzo di 20 anni, ha perso un occhio.
È necessario ricordare che, inondando questa valle, non solo si colpisce un ecosistema delicato, ma verranno sfollate circa 2mila persone, e in totale 3mila perderanno la loro fonte di sopravvivenza economica, sia essa la pesca o l’agricoltura. Un danno che va anche oltre le sorti degli abitanti direttamente danneggiati, dal momento che costituisce la perdita di un'ingente quantità di produzione agricola, una forma di garanzia alimentare per tutto il paese.
Il giorno successivo allo sgombero i contadini e i pescatori, percorrendo sentieri nascosti per sfuggire ai posti di blocco con i quali si sta militarizzando l’intera regione, sono arrivati nuovamente alla riva del fiume. Dopo un primo violentissimo e rapido sgombero, nel quale è stata notata la presenza del capo della sicurezza dell’impresa tra gli agenti dell’ESMAD, le comunità sono tornate a occupare la spiaggia. La polizia si è quindi ritirata. In questo momento le comunità del Huila continuano la resistenza contro il progetto idroelettrico del Quimbo, stazionando in una spiaggia in prossimità del cantiere e impedendo così con la loro presenza la deviazione del fiume.
Questa settimana sono previste nuove manifestazioni di protesta. Il direttore di ENDESA ha dichiarato che la mancata deviazione del fiume nei tempi previsti potrebbe mettere a rischio l’intero progetto.
Nel frattempo il ministro dell’Interno, responsabile dell'impiego della forza pubblica contro le proteste, è stato chiamato in Parlamento per rispondere dell’accusa di conflitto di interesse, in quanto suo fratello è il direttore di CODENSA, una controllata di ENDESA.
(di Bruno Federico - 20/02/2012)
L'ENEL e la diga "El Quimbo" contro la Cacicca Gaitana.
Tra pochi giorni il Rio Madgalena, nel Sud della Colombia, inonderà 8.500 ettari di terre espropriate ai campesiños che coltivano caffé.
I lavori di una multinazionale a partecipazione ENEL sono stati fermati da uno sciopero dei contadini che lottano per non perdere le loro case, ma il 20 febbraio potrebbe arrivare il corpo antisommossa dell’esercito ......
Nelle scuole colombianne si racconta ai ragazzi della conquista spagnola delle terre dell’Huila, il Dipartimento che si trova nella parte meridionale delle Ande Colombiane lungo le valli dei fiumi Magdalena e Paez, tra le montagne in cui oggi si trova il Parco Archeologico di San Agustin.
In queste terre vivevano le più orgogliose tra le tribù indigene che si opposero, fino alla loro fine, alla conquista, in un'epoca che vide nascere il mito della Cacicca Gaitana, la madre guerriera che vide ucciso il figlio, che guidò il suo popolo fino a vincere una battaglia e vendicarlo trucidando gli invasori ma che perse la guerra con la storia, perché il suo popolo dovette cedere alle angherie del più forte, che non ha mai avuto remore nell’imporsi usando qualsiasi mezzo, pur di ottenere denaro e potere.
L' Huila è una regione della Colombia in cui è difficile arrivare come turista, malgrado la bellezza del paesaggio e l'interesse dei siti archeologici, perché questa zona è infestata da squadre di guerriglieri/narcotrafficanti che hanno causato, come in numerose altre zone del paese, il fenomeno dei "desplazados", campesiños che, per le minacce ricevute, hanno dovuto lasciare le loro terre per cercare una nuova vita nelle baracche alla periferia delle grandi città.
Produce una tristezza immensa pensare che la Natura parla, mentre la razza umana non la ascolta !
Chiudi
Ma questi problemi non sono i soli ad affliggere la povera gente dell'Huila. Dopo aver sopportato i disagi creati alla popolazione, negli ultimi trent'anni, dalla diga di Betania che era stata costruita dando tutte le garanzie per il rispetto dei diritti dell'ambiente e della popolazione, da quattro anni sono di nuovo in lotta contro la decisione del governo che ha autorizzato la costruzione di una nuova diga per un nuovo progetto idroelettrico.
Il progetto idroelettrico “El Quimbo” si trova a sud della provincia di Huila, tra la Cordigliera Centrale e quella Orientale, a circa 69 km a sud della città di Neiva, sulla strada per Gigante, a circa 1.300 metri dalla confluenza del Rio Paez nel Rio Magdalena. L’opera è stata inaugurata il 25 febbraio 2011 in presenza del Presidente Juan Manuel Santos.
Il progetto di Emgesa- Impregilo, prevede la costruzione di una grande diga a 150 metri sul livello del mare lunga 635 metri e alta 66 metri e profonda in tutto 410 metri con un bacino idrico di 8250 ha, che dovrebbe generare a pieno regime una energia media di 2.216 GWh / anno utile a fornire circa l'8% del fabbisogno energetico colombiano fino al 2034 o a vendere l'energia prodotta anche fuori dal paese.
Il capitale dalla società appaltatrice Emgesa è formato per il 37,5% da Empresa de Energia de Bogotà, per il 26,9% da Empresa Nacional de Electricidad e per il 21,6% da Endesa, la multinazionale spagnola dell’energia acquisita nel 2008 dall’Enel. L’ENEL (Ente Nazionale Energia Elettrica) è per il 31% di proprietà dello Stato italiano, nettamente azionista di maggioranza visto che il secondo azionista, la banca BNP Paribas, non arriva al 3,5% delle azioni.
L’investimento della Emgesa sarà di circa 250 milioni di euro ed il valore finale dell’opera sarà di US$ 837 milioni (€.615 milioni).
Dopo quattro anni di proteste e di lotta, il 19 gennaio scorso è stato sospeso uno sciopero regionale proclamato dai sindacati del Huila per dimostrare contro l'impresa Impregilo, appaltatrice per EMGESA, della costruzione di una centrale idroelettrica che sorgerà in una zona espropriata della riserva naturale del Rio de la Magdalena. Questi lavori hanno già provocato, direttamente o indirettamente, la distruzione del ponte El Paso del Colegio che metteva in comunicazione la zona con il resto del paese, anche se EMGESA in un suo comunicato nega ogni collegamento a questo crollo ed ha messo a disposizione dei fondi per la ricostruzione. Ma la situazione è stata aggravata anche dal crollo dell'unico altro ponte della zona che è classificata ad alta sismicità, come tutto il resto della regione.
Lo sciopero è stato sospeso per dar spazio a negoziati senza pregiudiziali per tentare di raggiungere un accordo tra i rappresentanti del governo dell'Huila, i ministri dello Stato, i funzionari di controllo e i rappresentanti delle comunità che hanno subito l'esproprio di terreni.
Ni se inunda ...
Chiudi
Sulla stampa locale e sui maggiori quotidiani della capitale esiste ampia documentazione sulle difficoltà vissute dalle oltre 800 famiglie di operai e contadini che hanno dovuto lasciare le loro case e le loro terre per consentire l'inizio dei lavori della EMGESA che, con l'aiuto della polizia tiene lontani i contadini che vogliono tornare alle loro vecchie case, perché con le loro case hanno perso anche il loro lavoro nei campi con cui si procuravano il necessario per sopravvivere.
Secondo i movimenti regionali per la difesa del territorio il vero motivo scatenante dello sciopero non è un'opposizione preconcetta allo sviluppo della regione ma è da ricercare nella politica mineraria energetica proposta dal governo che non si preoccupa di realizzare uno sviluppo sostenibile, non si cura dei problemi sociali a cui vanno incontro le comunità locali, né dei danni culturali derivanti dalle variazioni ambientali e dalla scomparsa degli ultimi discendenti di antiche civiltà indigene.
Il piano del governo ha concesso alle multinazionali straniere, inizialmente spagnole e poi italiane, di aprire un cantiere dopo aver espropriato delle terre coltivate a caffè, malgrado le lunghe proteste dei cittadini che difendono il loro territorio e la loro indipendenza economica.
Quest'opera porterà come beneficio immediato 3000 posti di lavoro per il periodo della costruzione della diga e poi non più di 40 posti di lavoro che serviranno per la manutenzione durante i successivi 20 anni. Come succede in tutti i paesi del mondo per opere di questo livello sono le multinazionali che ottengono la fetta grossa della torta su avallo del governo che tenta di ignorare i problemi sociali derivanti dall’allontanamento forzoso di 800 famiglie dalle loro terre e dai costi sociali che questo comporterà per tutta la comunità locale.
Come già detto questa è un'area altamente sismica, sottratta ad una riserva forestale protetta e quindi, oltre all'impatto sociale, agricolo ed economico a cui saranno soggetti i campesiños si dovrà tenere conto anche dell'impatto ambientale di lungo termine sulla flora, sugli animali e sulle tribù indigene che potranno sopravvivere solo se l'assetto idro-geologico dell'intera area riuscirà a restare pressoché uguale al passato. Ad oggi si può solo immaginare ma non quantificare il reale danno che subirà l'uomo e la natura. Gli unici dati immediatamente quantificabili sono la perdita di impiego di tutti i contadini della zona e la chiusura di almeno 25 aziende agricole, dedite principalmente alla coltivazione del caffè, già sfrattate dalle loro terre, senza aver ancora né definito né ricevuto il previsto indennizzo e la drastica riduzione del pescato nel Rio Magdalena, dopo l'apertura del cantiere.
Nel Huila nel 1988 era già stata autorizzata un'altra multinazionale petrolifera, la “Emerald Energy”, all'esplorazione della zona del Matambo ma l'unico risultato prodotto da questa attività per l'economia locale è stata la rovina economica: non sono stati rispettati né i vincoli previsti dai piani ambientali né si è proceduto al recupero delle foreste, né si è potuto evitare il “ desplazamiento” della popolazione o la distruzione delle lagune come quella di “el Encanto” a Miraflores, le cui acque sono state utilizzate senza nessun controllo né autorizzazione provocando così una sua progressiva devastazione, accelerata dalla faglia geologica che rende più fragile tutto l'ecosistema della regione.
Il problema sociale è veramente grave non solo per la disoccupazione provocata da questo progetto ma perché a questa seguirà la disperazione per un tessuto sociale distrutto e irrecuperabile. E questo sarà il vero prezzo pagato per quest'opera.
La popolazione ha chiesto una audizione pubblica sulla questione ambientale che metta in trasparenza e chiarezza ogni caso di violazione dei diritti dei popoli indigeni previsti dalla commissione interamericana dei diritti umani. L'avvocato che segue gli interessi delle multinazionali ha affermato che l'audizione non può essere pretesa in quanto contesta la legalità della concessione della licenza e non il mancato rispetto delle norme previste dalla licenza stessa.
Un altro punto essenziale di controversia è la richiesta di una sospensione cautelare dei lavori per evitare che, una volta deviate le acque del fiume, il danno ambientale dell'opera divenga in ogni caso irreversibile, perché in base ai documenti prodotti finora dal governo non trovano garanzie sufficienti alla sicurezza ambientale. Ma questa non è ovviamente l'opinione del governo e delle multinazionali.
Emgesa, la compagnia partecipata da Enel, sta tentando di trovare un accordo diretto con la comunità purché si firmi un documento che permetta di rispettare il programma dei lavori che prevede la deviazione delle acque del Rio Magdalena il prossimo 20 febbraio. Per arrivare ad un accordo in tempo utile per decidere se i lavori alla diga dovranno essere sospesi sono stati aperti sette tavoli di trattativa :
Poster de El Quimbo
Chiudi
1. su pesca
2. su agricoltura
3. su trasporto e della popolazione locale
4. sull'archeologia
5. sulla geologia
6. sugli impatti sociali economici e culturali
7. su come saranno eseguiti i lavori
Quindi, secondo il calendario di Emgesa, entro il 14 Febbraio dovrà essere trovato un accordo con le popolazioni locali che dia soddisfazione ai dimostranti e che permetta di continuare il lavoro nei cantieri. Il problema diverrà molto serio se non ci sarà nessun accordo e allora potebbe anche essere richiesto l'intervento del corpo antisommossa dell'esercito colombiano.
Sarebbe il dramma dei soldati contro il loro stesso popolo, situazione vissuta già altre volte purtroppo in sud America e non per motivi politici ma solo per tutelare gli interessi di una parte, quella più forte. Ma questo è il solito prezzo che sono use pagare, da cinquecento anni, le popolazioni indigene ogni volta che il governo fa progetti per un futuro che sarà migliore, solo per chi viene da lontano.
Il 4 feb. 2012 è stata aperta una petizione popolare : http://www.thepetitionsite.com/1/stop-the-el-quimbo-dam-in-colombia/ che ha raccolto 600 firme.
Note:
NO ALLA DIGA ENEL ! – un video delle comunità in lotta ( con sottotitoli in italiano ) http://www.youtube.com/watch?v=PmURWcTPmYw&feature=youtu.be
http://www.ilsole24ore.com/art/SoleOnLine4/Finanza%20e%20Mercati/2009/02/enel-endesa-saga.shtml?uuid=5f6d2472-01b1-11de-89ed-8ebb1d7fcff6&DocRulesView=Libero
http://comitatocarlosfonseca.noblogs.org/post/2011/12/14/il-grido-di-matambo/
http://comitatocarlosfonseca.noblogs.org/post/2011/09/29/la-cattiva-energia-del-quimbo-i/
http://comitatocarlosfonseca.noblogs.org/post/2011/09/30/la-cattiva-energia-del-quimbo-ii/
http://www.emgesa.com.co/eContent/newsDetail.asp?id=411
http://www.emgesa.com.co/econtent/Library/Images/2010%20Results-EMG_COD-%20English.pdf
http://www.proyectoelquimboemgesa.com.co/site/
(di Ernesto Celestini - 12 febbraio 2012).
www.carmillaonline.com
sabato 24 marzo 2012
|