Ripartire dai beni comuni e dai diritti delle persone.
La soluzione proposta dalle istituzioni europee e internazionali per uscire dalla crisi è semplice: fare ripartire la crescita. Uno slogan che ad oggi appare da una parte difficile da realizzare e dall'altra preoccupante se fosse portato a termine.
Difficile perché agli Stati e ai cittadini europei vengono imposti pesanti sacrifici e piani di austerità per compiacere una finanza trasformatasi in massima parte in un gigantesco casinò. Tagli alla spesa pubblica, agli stipendi e ai servizi essenziali che rischiano di acuire ulteriormente le difficoltà economiche e che rappresentano misure pro-cicliche in una fase di recessione come quella vissuta dall'Italia in questi ultimi anni.
Preoccupante perché, in un pianeta di dimensioni finite, è possibile continuare a postulare una crescita infinita come base della dottrina economica? Il tutto esibendo, nel migliore dei casi, la foglia di fico della “sostenibilità”?. Aumenta la produzione di energia da fonti rinnovabili ma aumenta anche quella da combustibili fossili. Si va a cercare il petrolio ai quattro angoli del pianeta, anche dalle sabbie bituminose, dalle rocce di scisto o nelle regioni polari. Si continua a investire in grandi opere inutili e nocive consumando e maltrattando un territorio sempre più devastato.
Sin dalla sua prima edizione, nel 2004, Terra Futura discute di soluzioni e propone un diverso modello. Un modello che non sia più fondato sulla crescita quantitativa dei consumi e del PIL, ma su uno sviluppo qualitativo, che parta dal benessere delle persone e dalla tutela dell'ambiente, in cui la finanza sia uno strumento al servizio dell'economia e delle persone, non il contrario come avviene oggi.
Realizzare questa visione significa cambiare le domande, prima ancora delle risposte. Non quanto produrre ma cosa produrre. Oggi siamo arrivati all'assurdo che non si produce più ciò che serve per vivere, ma ci dicono che dobbiamo consumare di più per potere produrre di più. La via d'uscita dalla crisi non può fondarsi ancora una volta sulla crescita dei consumi, ma su investimenti di lungo periodo nella ricerca, nell'istruzione, nella conoscenza, nella cultura.
Per questo l'edizione 2012 di Terra Futura vuole rimettere il lavoro al centro del dibattito. Non un lavoro ridotto a variabile del tasso di profitto delle imprese da minimizzare in ogni modo, ma al contrario una leva fondamentale per un modello radicalmente diverso. È questa l'unica via d'uscita duratura dalle attuali molteplici crisi (ambientale, finanziaria, economica, sociale), e per ripartire su basi diverse.
Oggi la speculazione domina la finanza; la finanza controlla l'economia; l'economia determina le scelte politiche; la politica impatta sulla vita delle persone e il loro benessere. Quello che vogliamo fare a Terra Futura è semplice: partire dai beni comuni e dai diritti delle persone, leggere al contrario la frase precedente e ribaltare completamente l'attuale scala di valori.
A cura di Fondazione Culturale Responsabilità Etica
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martedì 20 marzo 2012
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