Discorso di João Pedro Stedile, MST, a Dilma presidente del Brasile.
Trascrizione del discorso di João Pedro Stedile, del MST, durante la riunione tra Dilma e i rappresentanti della società civile su RIO+20 (26 gennaio 2012, Forum Sociale Tematico, Porto Alegre)
“Voglio cominciare, in nome dei movimenti sociali delle campagne, ad apprezzare il fatto che la nostra Presidenta abbia scelto Porto Alegre e non Davos. Si è mostrata veramente coraggiosa. Ma il mio compito qui, in nome dei movimenti sociali delle campagne – senza voler rappresentare tutti – è portare alcune idee in questo spirito di dialogo aperto e franco.
Prometto di non parlare di riforma agraria, perché è paralizzata, nonostante ci siano ancora 180.000 famiglie accampate sui bordi delle strade, che hanno bisogno almeno di una soluzione umanitaria. Ma siccome il tema qui è Rio+20, noi pensiamo, nel MST, con tutto quello che abbiamo imparato dalla tradizione della lotta socialista e cristiana, che la miglior predicazione è l’esempio. Che il Brasile può guidare un processo internazionale di difesa del nostro pianeta, della nostra biodiversità, se darà l’esempio.
Noi abbiamo un’agenda nazionale che deve essere affrontata.
La prima questione è che non possiamo ammettere i cambiamenti che sono stati approvati dal senato riguardo al Codice Forestale. Scopriremo il suo indirizzo mail perché i brasiliani le scrivano per chiedere di mettere il veto su alcuni articoli, che lei si è impegnata a vietare durante la campagna elettorale e che noi non possiamo accettare.
Noi non possiamo accettare l’amnistia di fronte ai crimini ambientali dei latifondisti, così come non accettiamo la riduzione della riserva legale anche nei quattro moduli. Perché questo apre una breccia che lascia al capitale internazionale la possibilità di proseguire a disboscare il cerrado o l’Amazzonia. Il nostro progetto politico – e speriamo che lei sia d’accordo – vuole il disboscamento zero. Non c’è necessità di abbattere più nessun albero per accrescere la produzione di alimenti (…)
Secondo punto: noi dobbiamo fare un grande programma nazionale di riforestazione per l’agricoltura familiare – controllato dalle donne – giacchè le donne ora comandano in questo paese – un programma perché ogni agricoltore familiare possa riforestare due ettari.
(…) La BNDES dà molto denaro alle multinazionali, è arrivata anche a finanziare America Online, (…). Perché non può dare denaro perché l’agricoltura familiare riforesti il nostro paese, che è un contributo per tutta l’umanità
Terzo punto: abbiamo bisogno urgentemente di un programma nazionale che stimoli l’agroecologia. Un programma di politiche pubbliche che recuperi una agricoltura sana, che coltivi alimenti senza veleni. Quanti più agrotossici mettiamo negli alimenti, maggiore sarà l’incidenza del cancro. E’ un dovere per noi produrre alimenti sani e per questo le tecniche dell’agroecologia sono le migliori. Ma il governo è assente, mentre è necessario avere politiche pubbliche che stimolino e sostengano queste pratiche.
Quarto punto: Il Ministero dell’Integrazione Nazionale ha annunciato che irrigherà 200.000 ettari del Nordest. Ottima notizia. Ma così lì va la Cutrale, imprenditori del sud, e questa è una vergogna, presidenta. Noi pronunciamo un appello in nome dei nordestini, questi 200.000 ettari irrigati devono servire per gli insediamenti. Due ettari a famiglia, e lei insedia 100.000 agricoltori del Nordest che saranno vicini all’acqua e questo risolve tre problemi: il cibo, l’acqua e il lavoro. Non c’è bisogno di portare imprenditori dal Sud. Se no, occuperemo le loro terre.
Quinto punto: noi non possiamo accettare che governi esteri hanno dato 700 milioni per il Fondo Amazzonia e il denaro è là fermo nella BNDES e per colpa della burocrazia della banca solo il 10% del denaro è stato utilizzato. E inoltre dei 23 progetti, la maggioranza sono di governi dell’Amazzonia, della Rondonia, dell’Amapa. Ora, la vocazione di questo denaro è quella di recuperare l’Amazzonia, con progetti sociali. I soldi non devono andare al governo. Il governo ha altri meccanismi.
Infine, noi non possiamo fare una conferenza sull’ambiente mentre i nostri fratelli guarani-kaiowa continuano a morire. Si tratta di un debito d’onore. Noi non possiamo accettare che l’agrobusines continui uccidendo i popoli indigeni che sono i veri protettori della nostra biodiversità e del territorio. Quindi, se lei riesce a risolvere anche solo i problemi dei guarani-kaiowá nel Mato Grosso do Sul andrà in paradiso. Se non si risolvono questi problemi è inutile parlare di biodiversità, firmare documenti. La stessa cosa vale per le comunità quilombolas. Sono due anni che l’Incra non legalizza nessuna area quilombola. E’ il maggior debito sociale che abbiamo, il paese è stato costruito con il lavoro schiavo e ora non si riesce a riconoscere un’area? Dobbiamo riprendere la legalizzazione delle terre quilombolas”.
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martedì 21 febbraio 2012
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