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15 ottobre, le voci negate. Ecco gli interventi che non avete potuto ascoltare: Yvan Sagnet bracciante di Nardo’.

Di seguito l'intervento che Yvan Sagnet, bracciante Nardò, avrebbe dovuto tenere sul palco a San Giovanni alla fine della manifestazione. Vivendo a Torino, quest’estate per potermi pagare le tasse universitarie sono sceso in Puglia a Nardò per lavorare nella raccolta dei pomodori e delle l’angurie. Lì a Nardò ho scoperto un sistema di lavoro molto diverso da quello che ho l’abitudine di svolgere. Ho scoperto il caporalato. Queste persone chiamate caporali ci obbligano a pagare 5 euro di trasporto per portarci a lavorare e ci costringono a pagare 3,5 euro per un panino. Un caporale guadagna in media 5 mila euro al giorno mentre un lavoratore guadagna 25euro al giorno in cui bisogna scaricare i 5 euro di trasporto e i 3,5 euro di panino. Insomma siamo pagati 15 euro per 14 ore di lavoro consecutivo, questo va al di là dello sfruttamento, qui si tratta di schiavitù.

Perciò abbiamo deciso di protestare e oggi Nardò è diventato come la Tunisia in cui un vento di libertà è soffiato in tutto il Maghreb, oggi ha invaso la puglia e si sta estendendo in tutta la nazione. Permettetemi di proseguire rendendo un omaggio alle nostre sorelle italiane morte a Barletta, come noi, lavoravano a 3 euro, come noi lavoravano in nero senza contratti di lavoro per cui questa battaglia per la dignità e per i diritti dei lavoratori non è soltanto un problema di extracomunitari ma anche d’italiani, è un fenomeno che riguarda tutti e perciò ci uniremo e faremo fronte comune in questa lotta. Qui in questo paese ho notato che c’è la politica degli “ATTACHI” e delle “INGIURIE”, c’è quella di “DARE COLPA”, però noi porteremo la politica delle “IDEE”, delle “TEMATICHE”, della “DISCUSSIONE “e della “RISOLUZIONE “ che sono oggetti della nostra presenza qui oggi. Abbiamo tutti gli stessi obbiettivi quelli dei diritti e del benessere di ognuno di noi. Venerdì scorso hanno sprecato tutto il tempo per una mozione di sfiducia per mantenere il potere, noi invece sprecheremo il nostro tempo parlando dell’educazione, del lavoro e del debito: è cosi che si vince, è cosi che si sviluppa, che si va avanti. L’educazione è fondamentale per la prosperità di un paese. Un paese che non investe sulla conoscenza e la ricerca è destinato a diventare povero, invece hanno tolto fondi, hanno chiuso facoltà e scuole.

Noi abbiamo idee, noi abbiamo un piano per lottare contro queste aziende che continuano a sfruttarci ad impiegare i caporali. Nonostante le conquiste che abbiamo ottenuto durante la nostra protesta (il decreto legge sul reato del caporalato, il provvedimento regionale sulle liste di prenotazione presso il centro per l’impiego ) niente è cambiato. Loro se ne fregano di noi perché hanno il potere politico ed economico. Però abbiamo notato che c’è una differenza tra scioperare e manifestare, manifestare ci porta ad incontri con istituzioni che a volte non risolvono i problemi con misure efficaci, noi useremo l’arma dello sciopero, la battaglia si vincerà nei campi di raccolta, faremo presidi permanenti, bloccheremo le produzioni di queste aziende fin quando non verranno a darci contratti regolari, rispettare i contratti provinciali firmati da loro, occuparsi della logistica, dare guanti e scarpe ai lavoratori, costruire centri di accoglienza stagionali con luce e acqua calda, munirsi delle liste di prenotazione.

Tutto ciò non sarà possibile senza il vostro sostegno, subiremo delle minacce da parte dei caporali, le province di foggia, potenza, brindisi sono diversi da nardò in termine di grandezza e di complessità quindi avremo bisogno di mezzi di spostamento, di cibo per gli scioperanti, di medici, di avvocati, di uffici, di soldi anzi vi chiederemo di boicottare i loro prodotti che non rispettano l’etica. Noi pensiamo di fare la stessa cosa in Calabria a Rosarno, a Castel Volturno e in tutti questi luoghi in cui c’è sfruttamento della manodopera. Siamo tutti cittadini dello stesso paese, abbiamo tutti gli stessi obbiettivi: i nostri diritti e il benessere. Le aziende dovranno capire che la loro forza la fanno i lavoratori. Vi ringrazio
www.controlacrisi.org

giovedì 20 ottobre 2011


 
News

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