La giustizia oggi in Brasile e la necessità della riforma agraria – intervista all’avvocato Darci Frigo, in occasione del Processo per l’assassinio di Eduardo Anghinoni.
Viviamo una grande contraddizione: nello stesso momento in cui il governo “apre una finestra” per combattere la violenza nelle campagne e sostenere i difensori dei diritti umani, rafforza progetti di crescita economica che hanno reso più vulnerabili quelli che stanno in regioni distanti e che finiscono per vedere i propri diritti violati,
dice Darci Frigo, avvocato, coordinatore della Ong Terra dei diritti, in una intervista di IHU del
27 luglio, giorno del processo per l’assassinio di Eduardo Anghinoni.
Per 4 voti a 3, i giurati del Tribunale del Juri il 27 luglio hanno votato per la condanna di
Jair Firmino Borracha, accusato di aver ucciso nel 1999, Eduardo Anghinoni – fratello di
uno dei principali leader del MST del Paraná (Celso Anghinoni, invitato in Italia dal nostro
Comitato nell’ottobre 2003) La condanna è a 15 anni, ma Borracha potrà ricorrere in
appello restando in libertà.
E’ un primo risultato, ma è stato giudicato solo uno dei
pistoleiros, i mandanti non sono stati individuati. Anghinoni è stato assassinato in un
periodo in cui la violenza nel campo in Paraná si era intensificata a causa della presenza
di milizie armate. E’ stato ucciso in casa di Celso, scambiato per Celso, che era andato a
trovare, seduto sul suo divano, vicino ai figli di Celso, da pistoleiros che hanno sparato
dalla finestra della casa.
Secondo Frigo, durante il governo Jaime Lerner, tra 1995 e 2002, “alcune centinaia di
lavoratori sono stati catturati e più di 300 feriti. Ci sono stati 134 sgomberi e 17 omicidi”.
Darci Frigo si è laureato in diritto nella Pontifícia Universidade Católica do Paraná
(PUCPR). Ha lavorato per 17 nella CPT e ora è coordinatore della ONG Terra de Direitos
e consigliere del Programma Nazionale di Protezione dei Difensori dei Diritti Umani. Ha
ricevuto nel 2001 il premio internazionale Robert F. Kennedy per la sua lotta per i Diritti
Umani in Brasile.
In che contesto è avvenuto l’assassinio del militante del MST Eduardo Anghinoni?
Il contesto era di conflitti agrari diffusi in tutto lo stato del Paraná in relazione
a una grande domanda di terre: più di 100 aree, in quel periodo, erano occupate dal MST.
Lo stato del Paraná, a partire dal 1997, con il governo Jaime Lerner, ha cominciato ad
adottare una politica di repressione molte forte contro i movimenti sociali, soprattutto il
MST.
Come nascevano, si organizzavano e funzionavano le milizie private dei fazendeiros
nella regione?
Nello stato del Paraná, in quel periodo, ci fu una combinazione tra l’azione dello Stato, che
agiva attraverso la Segreteria di Pubblica Sicurezza come braccio del latifondo e una
esplicita connivenza con l’organizzazione di milizie private nelle campagne. Queste milizie
sono state organizzate soprattutto dalla Unione Democratica Ruralista (UDR) che mobilitò
i fazendeiros e contrattò i pistoleiros. C’era una milizia che agiva attraverso una impresa di
sicurezza di facciata, che è stata responsabile di vari omicidi nella regione.
Quali erano i metodi più utilizzati dalle milizie private?
Queste milizie agivano normalmente nella regione attraverso imprese di sicurezza di
facciata o attraverso la contrattazione di pistoleiros di altri stati. Sono stati arrestati, per
esempio, vari pistoleiros del Mato Grosso do Sul. Essi agivano facendo imboscate o
collaborando con i fazendeiros negli sgomberi di aree occupate dai lavoratori, che più tardi
sono state espropriate per insediare famiglie. Queste milizie cercavano di identificare i
leader per eliminarli. La morte di Eduardo Anghinoni è avvenuta per questo, perché i
pistoleiros cercavano uno dei principali leader della regione Celso Anghinoni, fratello di
Eduardo. Si sono sbagliati e hanno ucciso Eduardo.
Ci sono ancora questo tipo di milizie all’opera?
Oggi, con la diminuzione dei conflitti agrari, non è necessaria un’azione di questo tipo.
Tuttavia, ogni volta che i movimenti sociali e i lavoratori si mobilitano per rivendicare la
riforma agraria le milizie ricompaiono. Nel 2007/2008 i produttori rurali hanno organizzato
una milizia privata che ha agito con molta violenza e si è resa responsabile dell’assassinio
di Valmir Mota de Oliveira (Keno). Eli Dallemole, un altro militante, anche lui è stato
assassinato dalla milizia privata. Queste milizie ricompaiono perché non sono realmente
combattute dalle autorità. Quindi, nel momento in cui i fazendeiros vogliono reprimere i
lavoratori esse tornano ad agire.
Il movimento sociale paranaense ha accusato l’ ex-governatore Jaime Lerner (1994-
2002) di essere “architetto della violenza” a causa dell’elevato numero di azioni
violente praticate contro i senza terra. Al di là dell’uso dell’apparato statale contro i
movimenti sociali, il governatore era connivente con i gruppi parastatali come le
milizie private?
L’ex-governatore è stato oggetto di un tribunale popolare nel maggio del 2001, a Curitiba,
durante il quale ha ricevuto una condanna morale e politica per essere stato connivente
con l’azione di questi gruppi. La Segreteria di Sicurezza Pubblica, in quel periodo, agiva
come un braccio forte della repressione dei movimenti sociali e era connivente con queste
milizie, che non furono mai combattute e smantellate. Tra 1995 e 2002 centinaia di
lavoratori sono stati arrestati e più di 300 feriti. Ci furono 134 azioni di sgombero e 17
omicidi. Il governatore, in quell’epoca, ebbe la responsabilità di non aver smobilitato
l’apparato di polizia organizzato nel suo governo per reprimere i lavoratori (nonostante le
innumerevoli denunce).
Perché il processo per l’omicidio di Eduardo Anghinoni, in un Tribunale del Júri, é
considerato emblematico?
Prima di tutto perché stiamo vivendo nuovamente la situazione della violenza nelle
campagne. Questo tema ha avuto le prime pagine dei giornali brasiliani come se si
trattasse di un caso nuovo nel paese. Quello che è nuovo in questa situazione è il fatto
che, al di là della terra, la ricerca delle risorse naturali è diventata causa di violenza nelle
campagne. Alcuni elementi comuni vanno al là della questione della violenza nelle
campagne del Brasile. Uno di questi è l’idea consolidata in varie regioni del paese che
sono necessarie milizie armate per combattere posseiros, lavoratori, quilombolas, indigeni.
Questa idea risale ai tempi della colonia. La caratteristica che si collega a questa violenza
è l’impunità. Tre casi di omicidi nelle campagne giudicati in Paraná hanno portato
all’assoluzione. Nessun mandante è stato portato al júri.
Abbiamo ottenuto che il caso di Eduardo fosse giudicato nella capitale, poiché nella
regione dove è avvenuto il fatto non ci sono condizioni per la realizzazione di un júri. Il
Brasile è già stato condannato nella corte interamericana e, dei quattro casi presi in
esame, due riguardavano il Paraná. Quindi, c’è una tensione internazionale sui casi di
violenza nel nordest del Paraná. Il caso di Eduardo è emblematico perché può fornire
elementi per identificare i mandanti che sono coinvolti, non solo in questo omicidio, ma
anche in altri. L’insediamento in cui vive la famiglia di Celso Anghinoni è stato legalizzato
nel 1988. Sono grandi produttori di riso: producono più di 250.000 sacchi di riso nel
comune di Querência do Norte, il che vuol dire il 33% di tutto il riso del Paraná. Se questi
agricoltori erano già insediati e vivevano in un’area legalizzata perché i pistoleiros sono
andati nell’insediamento e hanno ucciso Eduardo Anghinoni? Questo atteggiamento è
caratteristico di una milizia contrattata per uccidere. L’ex-presidente della UDR è stato
riconosciuto da una testimone, la quale disse che lui ha sparato a Sebastião Camargo, un
altro dirigente sindacale. Un risultato positivo del Juri può essere un primo passo contro
l’impunità. Autorità come il ministro dello Stato sono state invitate per assistere al processo.
Perché?
Ho partecipato a una riunione del Programma Nazionale dei Difensori dei Diritti Umani la
scorsa settimana e abbiamo analizzato il caso delle persone che stanno subento minacce
di morte in tutto il paese. Durante questa riunione - che si è svolta nella secreteria dei
Diritti Umani - abbiamo chiesto che la Ministra Maria do Rosário, la Segretaria Generale
della Presidenza della Repubblica e la Ouvidoria Agrária Nacional siano presenti al júri per
servire da testimoni, nel senso di sostenere l’importanza che ci sia giustizia per i
responsabili di questi omicidi, perché il juri non sia ignorato, ma abbia la necessaria
visibilità. Noi dobbiamo garantire i diritti umani di tutte le persone, soprattutto di quelle che
vivono nelle regioni remote del nostro paese, di quelle che lottano per la terra, per la
protezione delle foreste.
Esiste la possibilità di arrivare ai mandanti?
In questo processo, resterà una questione aperta se l’accusato non rivelerà quali sono
state le ragioni che lo hanno portato ad uccidere Eduardo Anghinoni. Può negare il
crimine, ma c’è una prova tecnica riconosciuta dalla perizia: il pistoleiro, quando è stato
arrestato, era in possesso dell’arma che era stata utilizzata per assassinare Eduardo. Se
lui nega di essere responsabile, chiederemo al Pubblico Ministero di ampliare le indagini
poiché ci sono indizi di partecipazione di questa organizzazione criminosa che ha agito
nella regione e che può portare ai mandanti. Anche il proceso sull’omicidio Sebastião
Camargo, che avverrà nei prossimi mesi, potrà portare nuovi elementi per poter
caratterizzare queste organizzazioni criminose che coinvolgono i grandi fazendeiros della
regione. Uno dei testimoni della morte di Eduardo ha già ricevuto minacce. Una persona
gli ha telefonato e gli ha detto che, se comparirà nel júri, subirà danni alla sua integrità
fisica, Si tratta di una testimone importante, che conosce informazioni fondamentali.
In Brasile, non basta condannare gli esecutori, è necessario trovare i mandanti. Gli
esecutori sono contrattati continuamente perché esistono molte persone che vivono in
situazioni precarie, nelle periferie delle città.
Perché la maggioranza dei casi di omicidio di dirigenti contadini non arrivano al
processo? Il sistema giudiziario ha dei preconcetti nei confronti del MST?
L’intero sistema della giustizia soffre di una grande influenza della visione patrimonialista,
che pone le pretese dei grandi latifondisti come pretese che sono al di sopra della vita e
degli altri diritti. Questa cultura - di trattare la terra come un bene che sta al di sopra della
vita delle persone - influenza molto le posizioni nel sistema giudiziario nel suo complesso.
I lavoratori rurali sono considerati cittadini di seconda categoria e questo influenza molto le
posizioni che vengono espresse nelle università e nei mezzi di comunicazione.
L’organizzazione dei lavoratori è oggetto di attacchi ideologici di vari settori, che
stigmatizzano una lotta per un diritto consacrato dalla Costituzione. Così i lavoratori
vengono presentati all’opinione pubblica come persone che sono contro la società.
Come interpreta la nuova onda di violenza contro dirigenti contadini, soprattutto
nella regione Nord del paese? Quali sono le cause? Come ha reagito lo Stato?
Abbiamo una nuova possibilità di affrontare questo problema nel paese, nella misura in cui
il tema ha acquistato rilievo tanto nell’ambito dell’opinione pubblica come nel governo. Le
cause della violenza nelle campagne sono strutturali, anche se esistono caratteristiche
nuove. La distribuzione della terra nel paese continua ad essere un problema non risolto e
questo dimostra che abbiamo ancora bisogno di lottare per la riforma agraria e per la
regolarizzazione fondiaria per i quilombola e per gli indigeni.
Gli elementi nuovi sono relativi al grande appetito che il capitale ha dimostrato in relazione
alle risorse naturali. Da un lato, c’è un ampliamento dei progetti della monocultura e,
dall’altro, l’avanzare delle frontiere agricole dove ancora esiste la foresta. Questo fronte
devastatore cerca di rimuovere qualsiasi ostacolo. Gli omicidi di José Cláudio e Maria, no
Pará, sono avvenuti in questo contesto, perché loro denunciavano i commercianti di
legname che volevano farla finita con le Riserve Legali. Anche l’espansione dello
sfruttamento delle miniere porta ad una forte spinta all’espulsione dei lavoratori. Stiamo
vivendo una nuova onda di aggressione delle forze del capitale nei confronti delle ultime
risorse naturali e manca un’azione dello Stato per combattere impunità e violenza. Il
modello di sviluppo rafforza questo problema.
Viviamo una grande contraddizione: nello stesso momento in cui il governo “apre
una finestra” per combattere la violenza nelle campagne e sostenere i difensori dei
diritti umani, rafforza progetti di crescita economica che hanno reso più vulnerabili
tutti coloro che stanno in regioni distanti e che finiscono per vedere tutti i propri
diritti violati.
27/7/2011
Traduzione di Serena Romagnoli
www.comitatomst.it
giovedì 4 agosto 2011
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