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A noi spetta l’organizzazione e la lotta per un nuovo tipo di riforma agraria, Stedile su Carta Capital.

Che dimensioni ha, oggi in Brasile, la reale necessità di distribuzione di terre?Il Brasile è uno dei paesi con la maggiore concentrazione della proprietà della terra. Negli ultimi anni, anche durante il governo Lula, la concentrazione è andata avanti. Gli ultimi dati del catasto dell’Incra, del dicembre 2010, rivelano che abbiamo 66.000 aziende classificate come grandi proprietà improduttive, che controllano 175 milioni di ettari. Per la Costituzione e per la Legge Agraria Complementare, tutte queste proprietà dovrebbero essere espropriate e distribuite. Ci sono circa 4 milioni di famiglie di lavoratori agricoli senza terra che sarebbero i potenziali beneficiari.

La distribuzione di terre è ancora il fattore più importante della riforma agraria? Perché? La riforma agraria è nata come politica di governi della borghesia industriale nell’emisfero nord che, applicando il principio repubblicano di uguali diritti, ha democratizzato la proprietà della terra. In questo modo stimolava il mercato interno a favore dell’industria. Pertanto, parlare di riforma agraria è necessariamente democratizzare l’accesso al possesso e alla proprietà della terra. Senza questo non ci sarà mai una società democratica, se i beni della natura che non sono frutto del lavoro sono concentrati nelle mani di poche persone. In Brasile, le grandi proprietà improduttive sono solo l’1,3% ma controllano il 40% di tutte le terre. Espropriando questo 1,3% avremmo dei magnifici cambiamenti nelle campagne. C’è un processo di riforma agraria in Brasile nel senso di distrbuzione delle terre? Un programma vero di riforma agraria c’è quando le politiche di espropio di terre e democratizzazione della proprietà riescono a impedire la concentrazione. Come ho detto, la concentrazione in Brasile va aumentando. Il censimento del 2006 ha rivelato che la concentrazione è molto maggiore oggi che nel 1920, quando da poco eravamo usciti dalla schiavitù. In Brasile, negli ultimi decenni, c’è stata la coniugazione di due politiche pubbliche: la colonizzazione di terre in Amazzonia (e questo non ha alterato la struttura della proprietà) e la politica di insediamenti rurali per risolvere conflitti sociali e politici, questo quando c’è molta pressione da parte dei lavoratori. Negli ultimi anni abbiamo ottenuto molti insediamenti, grazie a una forte pressione sociale e un alto grado di sacrificio del lavoratori, che a volte hanno pagato con la vita. Ma questo non è la riforma agraria, secondo il concetto classico. Oltre a questo, in Brasile sta avvenendo una denazionalizzazione della proprietà della terra, accelerata dalla crisi del capitalismo finanziario, che ha fatto sì che i capitali speculativi corressero a investire nel patrimonio naturale del Brasile per proteggersi dalla crisi. Si stima che i capitali stranieri controllino già più di 30 milioni di ettari, per produrre canna da zucchero, soja e per allevamenti. Solo nel settore zucchero-alcool controllano il 33% di tutta la terra e delle fabbriche.

Che cosa è realmente cambiato nel processo di accesso alla terra da quando il PT è andato al governo? C’è stato un aumento degli indici di concentrazione della terra o una riduzione? C’è una logica del funzionamento del capitale in agricoltura che porta naturalmente all’accumulazione e alla concentrazione della produzione e della proprietà della terra. Per combattere questo processo il governo dovrebbe assumere una politica pubblica di massa. E invece, sia durante il governo FHC che durante il governo Lula la concentrazione della proprietà della terra è continuata. E quanto maggiori saranno i tassi di profitto in agricoltura più alti saranno i prezzi della terra e maggiore sarà la concentrazione della proprietà. Che cosa pensa il MST che sarà realmente fatto in Brasile in relazione alla riforma agraria? Quali sono le prospettive del MST? Il programma di riforma agraria classica, che la maggioranza dei paesi industrializzati han realizzato nell’emisfero nord, democratizzando la proprietà e creando il mercato interno, dipende da un progetto politico di sviluppo nazionale basato sull’industrializzazione. Questo è uscito dall’agenda in Brasile. Non perché non sia una strada percorribile, ma perché le borghesie industriali brasiliane non hanno mai avuto un progetto di sviluppo nazionale. Quindi, purtroppo, questo tipo di riforma agraria è reso impossibile da loro. Spetta ai movimenti sociali del campo organizzarsi e lottare, ora, per un nuovo tipo di riforma agraria. La chiamiamo riforma agraria popolare. Oltre all’esproprio di grandi latifondi improduttivi, bisogna riorganizzare la produzione agricola con un nuovo modello. Noi sosteniamo politiche che mettano al primo posto la produzione di alimenti. Alimenti sani, senza pesticidi. Una combinazione di distribuzione di terre con agroindustrie negli insediamenti, in una forma cooperativa, rivolta al mercato interno. Impiantando un nuovo modello tecnologico basato sulle tecniche agricole dell’agroecologia. E anche un’ampia democratizzazione dell’educazione, con l’installazione di scuole di tutti i livellii, in tutto l’ambiente rurale. Questa è la nostra piattaforma e la nostra prospettiva. Può volerci del tempo, ma questo sarà il futuro dell’agricoltura in tutto il mondo. Il modello del capitale, dell’agrobusiness, non è sostenibile, dal punto di vista economico, ambientale e anche da quello della salute pubblica perché produce solo profitto usando molti veleni e degradando l’ambiente. Non c’è stata grande pressione popolare per la riforma agraria. Cosa è cambiato realmente nel MST negli ultimi dieci anni? Il MST non riesce più a promuovere grandi mobilitazioni, limitandosi a proteste limitate, come “l’aprile rosso” e proteste locali? Non parliamo del picco di accampamenti dopo l’insediamento di Lula, ma in generale. Il MST ha mantenuto la stessa media di 250 occupazioni di fazendas all’anno. Noi continuiamo lottando e abbiamo accresciuto la nostra base. Ma ora è cambiata la correlazione tra le forze politiche. Abbiamo un nemico più forte. Ora, oltre al latifondista dobbiamo affrontare il modello dell’agrobusiness che rappresenta una alleanza tra i grandi proprietari di terra, il capitale straniero e il capitale finanziario. E si somma a questo l’ampio appoggio ideologico dei grandi media, che attaccano permanentemente quando qualche lavoratore si mobilita. Si sono schierati anche contro la mobilitazione dei vigili del fuoco, figuriamoci dei senza-terra. Quindi è nell’opinione di questi media imprenditoriali e ipocriti che il MST avrebbe diminuito la sua forza, ma questa non è la realtà. D’altra parte, se la riforma agraria dipende ora dal cambiamento del modello di sviluppo, questo deve essere sostenuto, a sua volta, da un ampio processo di mobilitazione popolare nel Paese, che ancora non è in agenda per il riflusso del movimento delle masse. Ma un giorno tornerà e tornerà con forza, visto che i problemi strutturali della società brasiliana restano non modificati e latenti.

Quanti accampamenti e quante famiglie accampate ha oggi il MST? Questo numero può crescere per esempio con la moltiplicazione dei grandi cantieri di opere, soprattutto idroelettriche, a causa della speculazione immobiliare? O diminuirà nella misura in cui la situazione economica del paese migliora? Abbiamo circa 60.000 famiglie accampate. E ci sono altri quattro milioni di famiglie che vivono nel campo, sono poveri e potrebbero essere beneficiati dalla riforma agraria. E di fatto, ora, sono addormentati dalla Borsa Famiglia (…) Ma questa non è una soluzione definitiva. E’ un programma necessario, ma solo di emergenza. La soluzione richiede programmi strutturali di lavoro e reddito. Che relazione vede tra il Programma “Brasile senza Miseria” e la riforma agraria? Il Programma Brasile senza Miseria è ancora una coperta fatta di pezzi di diversi programmi di compensazione sociale. Nessuno di questi mette in discussione la struttura e la causa della povertà. Per questo abbiamo sostenuto con il governo diverse proposte. Ci sono 14 milioni di miserabili che possono essere soccorsi con misure emergenziali. E ci sono altri 40 milioni che formano il gruppo del Borsa Famiglia. Quindi il governo dovrebbe fare un programma ampio, anche localizzato nelle regioni più carenti, di accesso alla terra. Un programma di installazione di agroindustrie cooperative, che creano lavoro e reddito. Rafforzare la Conab, perché si trasformi in una grande impresa di acquisto di tutti gli alimenti prodotti dall’agricoltura familiare. Creare un mutirão nazionale di alfabetizzazione dei 14 milioni di adulti analfabeti. Creare scuole di base in tutte le comunità rurali e scuole regionali di livello medio in ambito rurale attraverso l’IFETS o altre scuole tecniche agricole. E ancora un ampio programma di riforestazione, ampliando la Borsa Verde per tutti i 4 milioni di famiglie contadine povere. Il MST potrà appoggiare la creazione di un partito politico, attraverso la Consulta Popolare? Il trasformarsi in partito può essere un percorso per il MST o parte di esso? I partiti politici in Brasile sono screditati e hanno uno scarso legame con programmi per la nazione o ideologie di classe. In genere, sono usati da persone e gruppi solo come trampolini per incarichi e risorse pubbliche. Ma l’organizzazione politica nella società è fondamentale per costruire il cambiametno. Il MST è un movimento sociale, autonomo, con base sociale nelle campagne e nelle città. Noi dobbiamo stimolare, come militanti sociali e cittadini, la rivitalizzazione della pratica politica nel Paese, ma il cammino del MST deve essere la lotta per la riforma agraria popolare. Qual é il futuro per l’attuale modello ? Credo che anche se l’espressione “riforma agraria” è screditata e la stampa borghese fa una campagna permanenete contro la lotta dei lavoratori perché oggi esercita una egemonia assoluta, nel futuro avremo grandi cambiamenti nel modello agricolo e nella società brasiliana. Poiché il modello del capitale di organizzare la produzione agricola solo per il profitto, aggredendo l’ambiente e usando veleni, è insostenibile nel lungo periodo. E la società in genere e la natura saranno dalla nostra parte per realizzare i cambiamenti strutturali necessari. 29 luglio 2011 (traduzione di Serena Romagnoli)
www.comitatomst.it

giovedì 4 agosto 2011


 
News

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