Nicaragua: bananeros ‘sotterati vivi’ per protesta
10.03.2005 La marcia dei diecimila lavoratori delle piantagioni di banane,
arrivata a Managua sotto il Parlamento ora punta ad alzare il tiro della
protesta per chiedere che il Governo rispetti l’accordo gia firmato con le
organizzazioni dei bananeros. L’azione simbolica dei contadini ha visto
scavare delle fosse in cui a gruppi di 30 sono entrati vivi lasciando fuori
solo la testa, “perché questo è il futuro che ci aspetta se non ci aiutano a
risolvere i nostri problemi”. Se i deputati non daranno ascolto alle
richieste dei bananeros sono state annunciate crocifissioni e immolazioni
con il fuoco. E nel paese opera ancora la multinazionale Dole responsabile
dell’uso di pesticidi mentre punta verso i consumatori con un’immagine di
prodotti biologici. Altragricoltura Nord Est invita al boicottaggio.
La marcia partita il 20 febbraio scorso dei diecimila bananeros, i
lavoratori delle piantagioni di banane ammalati a causa del pesticida
Nemagòn, dopo essere arrivata a Managua ora punta ad alzare il tiro della
protesta perché fino ad ora la loro presenza davanti al Parlamento è passata
pressoché inosservata da parte del Governo. Questa nuova fase della protesta
del movimento dei bananeros è ancora più drammatica della precedente.
Secondo Victorino Espinales, presidente della Asotraexdan, una delle
organizzazioni degli ex lavoratori e lavoratrici ammalati per il Nemagòn
"oggi, davanti all'insensibilità che sta dimostrando la nostra classe
politica, abbiamo convocato i mezzi d'informazione e le organizzazioni che
sempre ci sono state vicine per far conoscere le nostre prossime azioni.
Azioni disperate, ma che dobbiamo iniziare per rispettare quanto abbiamo
dichiarato. Questa è una marcia senza ritorno e se dovremo morire, lo
faremo. Non abbiamo più nulla da perdere e le nostre morti ricadranno su
questa classe politica che ci tratta come se non esistessimo”.
L’azione simbolica dei contadini ha visto scavare delle fosse in cui a
gruppi di 30 sono entrati vivi lasciando fuori solo la testa, “perché questo
è il futuro che ci aspetta se non ci aiutano a risolvere i nostri problemi”.
Altri gruppi di 30 persone hanno iniziato uno sciopero della fame ad
oltranza. “Se i deputati e il governo se ne andranno in vacanza per le feste
di Pasqua senza prima averci ricevuti, continueremo con le crocifissioni di
altri compagni e compagne e per ultimo siamo pronti ad immolarci dandoci
fuoco”. Accordo tra bananeros e governo
Con queste parole Espinales ha chiesto che i deputati e il governo diano una
risposta alle richieste di assistenza medica gratuita alle persone colpite
dal Nemagòn e alle altre parti dell’accordo che dopo la prima protesta del
marzo 2004, le organizzazioni dei bananeros avevano siglato. Ma il vero
problema resta quello delle medicine che molto spesso non esistono nel paese
o esami clinici particolarmente costosi che non possono essere effettuati
nelle strutture pubbliche.
In questa marcia c’è di nuovo che si sono uniti tutti i settori colpiti dal
Nemagon tra cui anche i lavoratori della canna da zucchero, che da anni
stanno stanno morendo per gravi malattie renali a causa dei prodotti chimici
utilizzati nelle piantagioni ed ai quali è sempre stata negata una pensione
d'invalidità. Tra le promesse del Governo erano previsti 100 milioni di
cordobas per l'aiuto sanitario alle migliaia di persone colpite dai danni
provocati dal Nemagòn. Attualmente il Ministero della sanità interviene solo
garantendo una serie di visite ed esami e una piccola parte di medicine,
cosa che è assolutamente insufficiente per coprire l'enorme bisogno
esistente. Per questo motivo i movimenti dei bananeros hanno già presentato
una denuncia contro il Presidente della Repubblica, Enrique Bolaños, contro
la Commissione Interistituzionale che si era formata a seguito degli Accordi
del Raizòn e contro i deputati della Asamblea Nacional per la violazione di
una serie di articoli della Costituzione, per la violazione ai loro diritti
umani come cittadini e come ammalati e per la violazione dei vari Accordi
firmati con il governo e con la Asamblea Nacional.
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venerdì 11 marzo 2005
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