Sovranità alimentare e gruppi d'acquisto; per pensare globalmente bisogna partire dai territori.
L'approvazione nella seduta del Consiglio Regionale dell'Umbria dello scorso 1 Febbraio della legge “Norme per il sostegno dei gruppi d'acquisto solidale e popolare (GASP) e per la promozione dei prodotti agroalimentari a chilometri zero, da filiera corta e di qualità” cade in un momento in cui la questione alimentare irrompe prepotentemente nello scenario mondiale. È difficile infatti sottovalutare il fatto che quanto sta accadendo in quasi tutti gli stati nordafricani ha avuto origine dalla messa in discussione delle condizioni materiali di vita. Il rincaro del costo dei beni alimentari ha determinato un salto di qualità del conflitto sociale tale da investire direttamente le strutture economiche, politiche e giuridiche che in questi Paesi sanciscono il cosiddetto “neocolonialismo agricolo”.
La delocalizzazione delle produzioni alimentari che, come in altri settori, caratterizza l'attuale divisione del lavoro su scala globale ha determinato, dal dopoguerra ad oggi, il sostanziale annichilimento del settore primario negli stati ad economia avanzata, la progressiva distruzione della biodiversità e la negazione a tutti della sovranità alimentare; da un lato la produzione globale di cibo ha superato in modo consistente l’aumento della popolazione, ma dall'altro questo aumento quantitativo è connesso con lo sganciamento tra il valore delle produzioni agricole e il loro prezzo, determinato dalla domanda speculativa.
Per dirla con Marx, “in una società fondata sulla miseria, i prodotti più miserabili hanno la fatale prerogativa di servire all'uso della maggioranza”. Nell'ottocento le patate soppiantavano gli altri prodotti alimentari come il cotone il lino e la lana e l'acquavite la birra e il vino; anche adesso per la maggioranza della popolazione non è la qualità dei prodotti o la loro capacità di soddisfare i bisogni umani a decidere la loro fortuna; anche adesso “l'uso dei prodotti è determinato dalle condizioni sociali in cui si trovano i consumatori, e queste condizioni si fondano sugli antagonismi di classe.” Antagonismi che alimentano un'agricoltura drogata sia dal punto di vista materiale – basti pensare alla questione degli OGM - che da quello finanziario.
Perché allora è centrale il ruolo che possono svolgere i gruppi d'acquisto solidali e popolari per la trasformazione dei modelli di produzione, distribuzione e consumo dei prodotti alimentari? Una prima risposta è data dalla possibilità di rendere le produzioni locali economicamente vantaggiose sia per i produttori che per i consumatori, possibilità che a ben vedere la legge si limita a raccogliere; sappiamo bene infatti che è la società stessa ad autorganizzarsi per soddisfare i propri bisogni, mentre è compito del legislatore operare la più avanzata sintesi possibile fra lo spontaneo dinamismo delle soggettività sociali e e le risorse messe a disposizione dalle istituzioni.
Per questa ragione si è deciso, attraverso tale legge, di sperimentare, in Umbria, il modello dei GASP (gruppi d'acquisto solidali e popolari), al fine di coniugare le esigenze di salvaguardia e valorizzazione ambientale con la priorità della lotta al carovita, dando così un contributo innovativo che, ne siamo certi, susciterà interesse e favore anche oltre i confini regionali.
A tal fine si sono predisposti una serie di interventi per sostenere il mercato dei prodotti a”chilometro zero”, ad esempio attraverso l'impiego da parte dei Comuni di una percentuale delle aree adibite a mercato per produzioni da agricoltura biologica, la concessione in uso gratuito di spazi congrui ai GASP, nonché promuovendo forme di certificazione “bio” meno onerose per i piccoli produttori agricoli convenzionali.
In sostanza si è fatto in modo che la pratica dell'acquisto collettivo venisse riconosciuta in tutta la sua portata insieme solidaristica e innovativa, che consente di coniugare il consumo critico con l'educazione alimentare e la salvaguardia del territorio. Temi questi che sono alla base del diritto rivendicato dalle popolazioni del sud del mondo a godere di quanto viene prodotto dal loro lavoro e dalla loro terra.
I gruppi d'acquisto sono la prova di quanto possiamo fare da semplici consumatori per combattere le politiche agricole vigenti, che condannano alla fame ed alla malnutrizione un miliardo di persone; allo sfruttamento globale del territorio si può rispondere solo raccogliendo l'inestricabile connessione dei grandi come dei piccoli conflitti che animano la nostra epoca.
Damiano Stufara
(Capogruppo PRC-FdS nel Consiglio Regionale dell'Umbria).
www.controlacrisi.org
mercoledì 2 febbraio 2011
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