La guerra commerciale per il litio.
Molti di noi pensano che le auto elettriche siano il primo passo verso un mondo ecologico, più pulito e senza emissioni di CO2. Ma sarà realmente così?
È possibile costruire un mondo migliore, che contempli la protezione dell’ambiente, senza rimettere in discussione la privatizzazione delle risorse naturali?
Telefoni cellulari, computer portatili (notebook), apparecchi fotografici, GPS… Le batterie di “nuova generazione” funzionano con il litio. Questo componente è ugualmente essenziale per le auto elettriche.
Le multinazionali e gli Stati si lanciano nella battaglia per l’estrazione del nuovo “oro bianco”.
di Sophie Chapelle, Basta!mag, 30 marzo 2010
È soprannominata “l’Arabia Saudita del litio”. La Bolivia racchiude nel suo sottosuolo, stando alle stime dell’Istituto americano di ricerca geologica, 5.4 milioni di tonnellate di litio. Ossia il 40% delle riserve mondiali. Altri paesi della Cordigliera delle Ande possiedono grandi quantità di litio, essenziale alla produzione delle batterie di nuova generazione. I laghi salati del Cile e dell’Argentina concentrerebbero rispettivamente il 20% e il 13% delle riserve di litio. Dal 2008, alla pari del Cile, la Cina è uno dei maggiori produttori di litio, grazie alle riserve di sale tibetano. Quanto basta per sconvolgere i rapporti di forza e preoccupare seriamente gli Stati Uniti, le cui riserve ammonterebbero a 410?000 tonnellate. Le stime restano comunque variabili. Alcune compagnie come la Western Union affermano di potere estrarre 2 milioni di tonnellate nel Nord del Nevada (USA) e di ambire a diventare uno dei maggiori produttori mondiali di carbonato di litio.
Battaglia nei deserti di sale
La coe. Il gruppo francese Bolloré, i giapponesi Sumitomo e Mitsubishi, la coreana LG e la brncorrenza non si attiene ad una battaglia di cifre, si dispiega nei deserti di salasiliana Vale, sono in competizione per estrarre il carbonato di litio boliviano. Evo Morales, presidente della Bolivia, ha bisogno delle competenze tecniche delle compagnie straniere per l’estrazione.
Il litio è un metallo leggero contenuto in una materia grezza, la salamoia naturale. La separazione del litio dalla salamoia naturale precede l’ottenimento del carbonato di litio.
Nel settembre 2009, il gruppo Bolloré, favorito dal partenariato con il gruppo minerario Eramet che ha firmato un accordo tecnico con il ministero boliviano delle Mine, ha ottenuto il permesso di prelevare 15?000 litri di salamoia naturale, da analizzare in Francia. Forte della Costituzione adottata nel gennaio 2009, Evo Morales precisa che “le risorse naturali sono proprietà esclusiva del popolo boliviano”.
Lo sfruttamento del litio sarebbe quindi condizionato dalla sua industrializzazione in loco, e sottomesso al controllo dello Stato. Per garantirsi il vantaggio, la Bolivia ha investito 6 milioni di dollari nella costruzione di una fabbrica pilota in prossimità del deserto di sale di Uyuni, e di 150?000 mq. di vasche per l’evaporazione; senza causare l’inquietudine dei gruppi Bolloré-Eramet che hanno firmato il 16 febbraio 2010 “un contratto per lo sfruttamento, con opzione d’acquisto, di diversi giacimenti di litio, con la società argentina Minera Santa Rita”.
Israele si lancia nella corsa
“Geografia favorevole”, “volontà politica”, nessun dubbio per il gruppo Renault-Nissan: “Il primo mercato con grandi volumi è Israele”. In un video, Shimon Peres, presidente dello Stato di Israele, afferma di vedere nel petrolio “il maggiore inquinante dei nostri tempi e la principale fonte di finanziamento del terrorismo”. Puntando all’indipendenza energetica del Paese, Israele cerca di favorire la diffusione su larga scala delle automobili elettriche, da qui al 2011. Allorché un milione di veicoli circolano oggi in Israele, il mercato nazionale è stimato a circa 30?000 veicoli elettrici all’anno. Il governo israeliano ha fatto in modo che la tassa sui veicoli elettrici non superasse il 10%, contro il 79% sulle automobili a benzina.
Israele ha d’altronde siglato un accordo con il gruppo Renault-Nissan. Il cui presidente, Carlos Ghosn, ha lui stesso concluso un accordo con Shaï Agassi, proprietario di Better Place, costruttore di stazione di ricarica e di ricambio delle batterie per veicoli elettrici. A metà febbraio, una prima stazione dimostrativa è stata aperta a Tel Aviv. Da qui al 2012, 500?000 punti di ricarica dovrebbero essere installati sul territorio, assieme a qualche centinaio di stazioni di ricambio delle batterie. Ad oggi, contiamo un migliaio di punti di ricarica in Israele e una decina in Danimarca, altro Paese nel quale Better Place sta sperimentando il suo sistema.
I brevetti contro la responsabilità
Preoccupati di non dovere dipendere dal litio, alcuni costruttori continuano ad equipaggiare le loro vetture con batterie a base di nichel. Altri, come l’Islanda, l’Italia e la California, continuano a scommettere sul litio, sfruttando però le acque calde delle zone vulcaniche in previsione di produrre dell’elettricità. Una start up, Simbol Mining, spiega che le acque ad alta temperatura scaldate da serbatoi di lava racchiuderebbero dei carbonati di litio. In breve, l’impresa afferma sulla sola pagina del suo sito che questo tipo di estrazione “non genera né rifiuti, né gas carbonico”.
Depositaria di un brevetto per estrarre i silicati contenuti nelle acque geotermiche, Simbol Mininig spera di aver scoperto un nuovo eldorado.
La questione della responsabilità sociale e ambientale delle imprese nell’estrazione del litio non sembra essere all’ordine del giorno.
Fonte: www.ilforum.ch
www.controlacrisi.org
venerdì 3 dicembre 2010
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