UN LIBRO AMERICANO RACCONTA LE CONTRADDIZIONI DEL BIOLOGICO INDUSTRIALE
Un interessante riflessione sul consumo di prodotti biologici e di pratiche ecosostenibili, è contenuta nel libro "Green Gone Wrong", della giornalista americana Heather Rogers. La Rogers dopo diversi viaggi in giro per il mondo presenta una critica che, a suo parere, smonta diversi luoghi comuni tra cui il principale: l’idea che basti consumare i prodotti giusti, mangiare biologico, guidare auto ibride e comprare crediti ambientali per fermare l’inquinamento globale.
In un'intervista di Miriam Tola per D di Repubblica, Heather Rogers sostiene: "Siamo sommersi da invenzioni ecologiche che promettono di salvare il pianeta. Sembra che basti sostituire i prodotti inquinanti con quelli green. Ma non è così semplice: ci sono limiti, e risultati imprevisti che il nuovo “ambientalismo pigro” preferisce ignorare. [...] Il consumo di alimenti biologici è diventato di massa, c’è un domanda gigantesca e le grandi aziende coinvolte nel business fanno affari in Cina e America Latina, dove la manodopera costa meno e le regole sono aggirabili. In Paraguay ho visitato una delle piantagioni di canna da zucchero bio più grandi del mondo, la Azucarera Paraguaya.
Producono un terzo dello zucchero usato in prodotti biologici negli Stati Uniti. La piantagione si è espansa a vista d’occhio, e a farne le spese è stata la foresta dell’Alto Paranà, dove vivono giaguari, tapiri, rettili, anfibi e centinaia di specie di uccelli. [...] Molti piccoli coltivatori americani, per esempio, non se la passano bene. Ho visitato diverse fattorie vicino a New York. Vendono nei mercati della città a prezzi alti, ma hanno spese enormi. Invece i giganti dell’agro-business godono di sussidi federali.
Ma nel mio libro non parlo solo dell’ambientalismo che non funziona: racconto anche progetti con una visione di lungo termine, che conciliano salvaguardia dell’ambiente e qualità della vita. [...]C’è un movimento internazionale di contadini che dopo aver guidato la rivoluzione biologica ora cerca alternative a Big Organic. Nel libro racconto la storia di Morse Pitts, che ha ereditato un pezzo di terra nella valle dell’Hudson e ci lavora da trent’anni.
Nella sua azienda, la Windfall, ha sempre usato metodi olistici, e senza mai richiedere la certificazione biologica disegnata per agevolare le grandi aziende. Un altro contadino della zona, Ron Khosla, ha lanciato Certified Naturally Grown, un sistema in cui sono gli stessi coltivatori a verificare i metodi dei colleghi. Un modello simile esiste anche in Brasile, Ecovida: unisce 13mila coltivatori che garantiscono cibo, a costi accessibili, alle comunità locali”.
(da Bioagricultura Notizie - giugno 2010)
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venerdì 25 giugno 2010
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