Ue, una vittoria anti-ogm
Sapere dove si trovano le coltivazioni Ogm non è questione di curiosità, ma molto di più, un diritto. Lo ha deciso ieri la Corte di giustizia del Lussemburgo, con una sentenza che segna una svolta: dice che le informazioni relative all'ubicazione delle colture transgeniche devono essere rese pubbliche sempre e comunque.
Uno Stato membro, dice la Corte, deve privilegiare la trasparenza e non può limitarla nemmeno invocando la salvaguardia dell'ordine pubblico o altri segreti tutelati dalla normativa nazionale e comunitaria, come il segreto commerciale, la riservatezza dei dati sensibili, o la tutela dei diritti di proprietà intellettuale. E non si può nemmeno mantenere il segreto per impedire manifestazioni anti-Ogm, come lo sradicamento di piante transgeniche. Ma la sentenza va incontro soprattutto a chi si dedica all'agricoltura tradizionale e vuole poter valutare se e quanto le sue colture rischiano di essere contaminate da organismi geneticamente modificati coltivati nella zona.
Secondo la normativa comunitaria del 12 marzo 2001, chi vuole dedicarsi all'agricoltura Ogm deve inoltrare una notifica alle autorità nazionali competenti in cui specifica l'ubicazione geografica e le coordinate del sito o dei siti di coltivazione nonché la descrizione degli ecosistemi che possono essere interessati o toccati dagli organismi transgenici. Il punto è che fino a ieri queste informazioni non erano di dominio pubblico, anzi, erano gelosamente custodite dalle autorità pubbliche.
A lanciare la battaglia per la trasparenza è stato Pierre Azelvandre, abitante della cittadina francese di Sausheim in Alta Alsazia. Il 21 aprile 2004 Azelvandre chiede al sindaco tutte le informazioni sui campi coltivati a Ogm nel comune. Nessuna risposta. Azelvandre insiste e bussa alla Commissione d'accesso ai documenti pubblici, che il 24 giugno 2004 gli dà ragione, ma solo parzialmente negandosi ancora a rendere di pubblico dominio la scheda d'impianto parcellare e la mappa di ubicazione delle emissioni di Ogm. Azelvandre non si dà per vinto e contesta la decisione di fronte alla giustizia amministrativa francese, scalandone tutti i suoi gradi. Così la richiesta arriva fino al Consiglio di Stato che gira la faccenda alla Corte di giustizia Ue. E qui si arriva alla sentenza di ieri, assolutamente inequivocabile. «L'informazione - si legge nel comunicato della Corte - relativa al luogo dell'emissione in nessun caso può rimanere riservata. In tale contesto, considerazioni relative alla salvaguardia dell'ordine pubblico e ad altri segreti tutelati dalla legge (...) non possono costituire motivi tali da limitare l'accesso ai dati elencati nella direttiva, nel novero dei quali figura in particolare quello relativo al sito dell'emissione». Una sentenza chiara che si basa su un elemento altrettanto chiaro: «i dati relativi alla valutazione dei rischi ambientali non sono considerati riservati». E non vale, insiste la Corte, accampare motivi di ordine pubblico.
«La Corte europea ha inviato un messaggio chiaro - afferma la capogruppo dei verdi al Parlamento europeo Monica Frassoni - gli agricoltori non possono coltivare gli Ogm all'insaputa della cittadinanza». Una vittoria che si somma a quella di lunedì, quando il Comitato per la sicurezza della catena alimentare ha bloccato il tentativo della Commissione Ue di forzare l'autorizzazione della varietà di mais 810 della Monsanto in Francia e Grecia. E qui si torna alla battaglia in corso ormai da anni nella Ue, quella tra pro-biotech, con in prima linea la Commissione, e il fronte di minoranza dei paesi anti-biotech, fronte comunque in crescita. (di Alberto D'Argenzio)
Il Manifesto
sabato 13 febbraio 2010
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