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INFLUENZA DEI POLLI, IL BLOCCO DELLE CARNI DALLA THAILANDIA


LEGAMBIENTE: FINALMENTE, MA E' SOLO LA PUNTA DI UN ICEBERG: NECESSARIE PIÙ GARANZIE SU CARNI IMPORTATE
"Il blocco era inevitabile, avrebbe anzi dovuto essere predisposto già da giorni. Per la sicurezza dei cittadini europei conviene anche valutare l'opportunità del sequestro delle carni già arrivate nei nostri Paesi".
Un provvedimento necessario anche se tardivo, dunque: così Francesco Ferrante, direttore generale di Legambiente, giudica il blocco delle importazioni di carne di pollo dalla Thailandia. "La sicurezza dei cittadini avrebbe imposto maggiore solerzia nella chiusura delle frontiere. Ecco perché, per mettere al sicuro le nostre tavole e impedire che vi finisca carne potenzialmente infetta, chiediamo si valuti anche l'opportunità di procedere al sequestro delle partite arrivate dalla Thailandia negli ultimi giorni".

Ma l'influenza dei polli, secondo Legambiente, "E' solo la punta di un iceberb. Centinaia di migliaia di tonnellate di carne vengono importate ogni anno in Europa da paesi extra Ue, tra cui Brasile e Thailandia, che, e l'epidemia di influenza aviaria lo dimostra, non garantiscono adeguate condizioni di sicurezza. Paesi dove le norme legislative al riguardo risultano ben lontane da quelle comunitarie". Il rischio principale riguarda l'importazione di carni trattate con sostanze pericolose, alcune delle quali potenzialmente cancerogene e perciò vietate nell'Unione:
bacitricina, spiramicina, virginiamicina e tilosina, additivi alimentari vietatissimi in Europa.

E la situazione è ancor più allarmante perché nel 2002 le importazioni extra UE, in particolare appunto dal Brasile e dalla Tailandia, sono aumentate di più del 100% rispetto all'anno precedente: circa il 35% della carne di taglio pregiato (petto di pollo e fesa di tacchino) consumata nei Paesi della Comunità arriva dal Brasile e dalla Tailandia. "Eppure, una volta sdoganate, soprattutto come prodotti lavorati, diventano carni nazionali, totalmente indistinguibili da quelle nostrane.
Per le carni bianche, infatti, non esiste l'obbligo di etichette stringenti".
Da questi rischi hanno preso il via una serie di denunce che Legambiente ha inoltrato al Governo Italiano, alla Commissione e al Consiglio UE sulle carni avicole importate da paesi con legislazione sanitaria non equivalente a quella comunitaria.
"Benissimo dunque il blocco delle importazioni causa l'influenza dei polli. Ma si deve fare di più.
E' fondamentale per la tutela della salute pubblica che le autorità assicurino che le carni importate siano prodotte e macellate nel rispetto di tutte le normative sanitarie comunitarie, che siano etichettate permettendo al consumatore di scegliere, e che siano sospese le importazioni dai paesi che non possono di fatto garantire detta equivalenza di regole sanitarie.
La Thailandia è uno dei questi, e bene ha fatto la Commissione a bloccare le importazioni. Adesso ci aspettiamo un impegno serio per prevenire altri allarmi".


venerdì 23 gennaio 2004


 
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Sesto Rapporto IPCC - Working Group I su nuove conoscenze e cambiamenti climatici.
In occasione della presentazione del rapporto del Working Group I dell’Intergovernmental Panel on Climate Change (Ipcc) che delinea le nuove conoscenze scientifiche in merito ai cambiamenti climatici, ai loro effetti e agli scenari futuri, di seguito sono proposti i dati del VI rapporto Ipcc riassunti e forniti dall’Istituto di scienze dell’atmosfera e del clima del Consiglio nazionale delle ricerche (Cnr-Isac) di Bologna. Sesto Rapporto IPCC – Working Group I Annalisa Cherchi, Susanna Corti, Sandro Fuzzi Lead Authors IPCC WG I Istituto di Scienze dell’Atmosfera e del Clima Consiglio Nazionale delle Ricerche Bologna INTRODUZIONE SU IPCC Intergovernmental Panel on Climate Change (IPCC), creato dalle Agenzie delle Nazioni Unite UNEP (UN Environmental Program e WMO (World Meteorological Organisation) nel 1988, ha il compito di redigere a scadenza regolare rapporti di valutazione sulle conoscenze scientifiche relative al cambiamento climatico, ai suoi impatti, ai rischi connessi, e alle opzioni per la mitigazione e l’adattamento. È attualmente in corso di finalizzazione il 6° Rapporto IPCC (AR6). Ogni Rapporto IPCC si compone di tre parti, ognuna redatta a cura di un apposito Working Group (WG). Working Group I: valuta le nuove conoscenze scientifiche emerse rispetto al rapporto precedente. Working Group II: valuta gli impatti del cambiamento climatico sull’ambiente e la società e le azioni di adattamento necessarie. Working Group III: valuta le azioni di mitigazione del cambiamento climatico. Ogni WG redige un rapporto mediamente dell’ordine di 2-3000 pagine, accompagnato da un Riassunto tecnico che mette in evidenza i punti salienti del rapporto e un breve Summary for Policy Makers ad uso dei responsabili politici dei paesi associati all’ONU, nei quali sono condensate per punti essenziali tutte le informazioni analizzate nel dettaglio nei singoli rapporti. Ogni WG si compone mediamente di 200-250 scienziati (Lead Authors) scelti su proposta dei singoli governi dal Bureau IPCC. La partecipazione dei singoli scienziati è volontaria e non retribuita. È bene ricordare che i risultati dei Rapporti IPCC sono basati esclusivamente sull’esame critico di diverse migliaia di lavori scientifici pubblicati (14.000 solo per quanto riguarda il WG I). I Rapporti IPCC, la cui stesura impegna gli scienziati per circa tre anni, sono soggetti prima della stesura finale a due fasi di revisione da parte di diverse centinaia di altri scienziati esperti del settore e da parte di esperti dei singoli governi. Il giorno 9 agosto 2021 verrà presentato ufficialmente il Rapporto del Working Group I dedicato allo stato dell’arte delle basi scientifiche del cambiamento climatico e degli avanzamenti rispetto all’ultimo rapporto AR5. Gli altri due Rapporti di cui si compone AR6 sono tuttora in corso di elaborazione e verranno presentati nei primi mesi del 2022. Per quanto riguarda il Working Group I, sui 234 Lead Authors provenienti da 66 Paesi, tre sono gli scienziati appartenenti a un’istituzione di ricerca italiana, tutti ricercatori dell’Istituto di Scienze dell’Atmosfera e del Clima del Consiglio Nazionale delle Ricerche. >>