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LETTERA APERTA Alla Grande Distribuzione Organizzata, ai Direttori dei punti vendita.


LETTERA APERTA Alla Grande Distribuzione Organizzata, ai Direttori dei punti vendita e per conoscenza ai Sindaci delle nostre città, responsabili della tutela della salute dei cittadini. SIGNOR DIRETTORE, DI CIBO NOI CONSUMATORI VOGLIAMO VIVERE QUINDI: rifiutiamo i prodotti alimentari di cui non conosciamo il luogo d'origine e il metodo di produzione. Prodotti di una catena agroindustriale incapace di garantire la sicurezza alimentare e la qualità, che presentano rischio concreto di residuo di pesticidi, di ormoni, di antibiotici, di promotori della crescita, di ORGANISMI GENETICAMENTE MODIFICATI. Noi, consumatori di cibo per necessità, siamo stanchi di essere travolti e calpestati, allarmati dagli scandali alimentari che emergono continuamente, (BSE, polli alla diossina, carni agli anabolizzanti, carni provenienti da bestiame malato, frutta e verdure con residui chimici etc.) di rischiare la nostra salute. Questa situazione è in parte frutto delle politiche oligarchiche delle centrali d'acquisto della grande distribuzione organizzata che hanno fatto del primo prezzo, cioè del prezzo più basso, il parametro su cui basare tutte le produzioni di alimenti. La scelte di molte centrali della grande distribuzione hanno la responsabilità di avere determinato la standardizzazione del cibo ed assieme alle regole del cosiddetto libero mercato, hanno contribuito alla crisi del mondo agricolo spogliandolo della sua valenza etica di produttore di cibi rigeneratori di vita. Noi consumatori rivendichiamo il diritto alla scelta consapevole del tipo di cibo di cui nutrire noi ed i nostri figli per avere sicurezza e sovranità alimentare. UN'ALTRA ALIMENTAZIONE ED UN'ALTRA AGRICOLTURA SONO POSSIBILI Vogliamo cibo proveniente da un agricoltura nazionale, di qualità, attenta alla valorizzazione della biodiversità, della stagionalità, della territorialità, tipicità e tradizionalità delle produzioni. In parole povere il cosiddetto ciclo corto. La grande distribuzione organizzata ha la possibilità e la responsabilità di determinare l'avanzamento di questi processi. chiediamo: - Tracciabilità in etichetta dell'intero processo di filiera in cui la provenienza delle materie prime utilizzate consenta al consumatore di scegliere se e quanto rischiare; - Spazio, visibilità e precisa identificazione sui banchi di distribuzione delle produzioni nazionali a ciclo corto; - Spazio, sulle gondole del supermercato da lei gestito, ai prodotti alimentari derivanti da metodi di produzione normati e certificati; - Chiara identificazione di provenienza delle produzioni delocalizzate in paesi terzi con immediato ritiro dai banchi vendita delle produzioni provenienti da paesi che non garantiscano sistemi produttivi e di controllo analoghi a quelli europei; - Esclusione dalla vendita dei prodotti derivanti da O.G.M.; - Ritiro dai banchi vendita del fresco del latte microfiltrato FrescoBlu, prodotto e distribuito dalla Parmalat, manipolato per scadere a dieci giorni anziché quattro come il vero latte fresco. Assieme ad AltrAgricoltura, al CO.SP.A Nazionale dei produttori di latte, noi consumatori iniziamo il cammino per riqualificare l'alimentazione che ci viene offerta e l'agricoltura che la produce. Nome, Cognome ........................... FIRMA ................................... LA CATTIVA GLOBALIZZAZIONE DI CUI CI NUTRIAMO. L'IMPORTAZIONE DI CARNI DA PAESI TERZI CHE NON APPLICANO METODI PRODUTTIVI E CONTROLLI IN LINEA CON LE NORMATIVE EUROPEE Brasile, Thailandia, Cina, Argentina …,da lì provengono grandissime quantità di carne che noi consumiamo: polli trattati con cloramfenicolo e nitrofurani (sostanze vietate in Europa dal 1966), Bacitrina, Spiramicina, Virginiamicina e tilosina, sostanze pericolose, riconosciute potenzialmente cancerogene, vietatissime in Europa, sono utilizzate normalmente nell'allevamento dei polli, dei suini e dei bovini. Approfittando delle maglie larghe del diritto commerciale internazionale, sancito dal W.T.O. (organizzazione mondiale del commercio), si permette alle multinazionali, produttrici di carne, il raggiro dei controlli e dei pagamenti dei dazi, determinando un'enorme offerta di cibo scadente a prezzi molto bassi per le centrali di acquisto delle catene di distribuzione nazionali, consentendo loro utili attraverso prezzi fronte consumatore comunque elevati. Si consente il controllo quasi monopolistico del mercato europeo. L'altra faccia di questa medaglia è lo sfruttamento selvaggio della manodopera dei paesi terzi, il depauperamento del loro territorio, l'inquinamento del loro ambiente con monocolture estensive, utilizzo sconsiderato di concimi chimici e pesticidi. Tutto ciò, in agricoltura si concretizza con la distruzione delle aziende europee che applicano seriamente le normative a tutela della qualità dei prodotti e della salute dei consumatori. IL CATERING, CANALE PRINCIPE PER LO SMERCIO DI TALI PRODOTTI Cotolette, impanate, hamburger, cordon-bleau, petti di pollo, cosce di pollo, piatti pronti da microonde che arrivano ai consumatori poco attenti e con poco tempo, ai più deboli, attraverso mense scolastiche, ospedaliere, aziendali, dopo lavoro, bar, autogrill, spizzichi e bocconi, mcdonalds, supermercati, ristop, ... Il rischio sanitario è altissimo: alterazioni ormonali, resistenze agli antibiotici, allergie, nessuna tutela… …di cibo si può morire. Organismi Geneticamente Modificati Cosa sono: gli OGM sono organismi viventi (piante o animali) il cui DNA, che è una molecola molto grande e quindi facilmente manipolabile che compone i geni, può essere tagliato a pezzetti e spostato, tipo taglia-incolla, da una cellula all'altra anche tra specie diverse. Da qui il termine trans-genetico. Queste tecnologie hanno, ad oggi, largo utilizzo in campo medico, farmaceutico, zootecnico (con scarsi risultati) e soprattutto in campo agroalimentare. Applicazioni in campo agroalimentare: Sul mercato, oggi, dopo ben vent'anni di ricerca, sono presenti principalmente due tecnologie: una conferisce resistenza nei confronti di erbicidi, prodotti dalle stesse multinazionali detentrici dei brevetti sulle sementi, l'altra conferisce resistenza agli attacchi degli insetti. Rischi per la salute: non è provata l'innocuità dell'alimentazione con prodotti derivanti da O.G.M. ed in mancanza di strumenti di controllo, tipo l'indicazione in etichetta della loro presenza negli alimenti, è concreto il rischio di: - aumento delle allergie alimentari; - acquisizione di resistenza agli antibiotici; - tossicità acuta e cronica; - problemi al sistema immunitario; - ingestione di maggiori quantità di erbicidi; - sviluppo di nuove varianti virali. Rischi per l'ambiente: Il vero problema è l'altissimo grado di imprevedibilità che comporta il rilascio di O.G.M., essendo in natura velocissima ed incontrollabile (impollinazione attraverso vento od insetti) la propagazione di geni, in particolare tra i vegetali. Può accadere, pertanto, che colture in campo aperto di O.G.M. propaghino i loro geni artificiali nell'ambiente andando ad inserire nelle dinamiche evolutive strutture di DNA artificiale con effetti inimmaginabili che minano la biodiversità. Gli effetti sono: - inquinamento genetico di varietà naturali; - trasmissione della resistenza ad erbicidi ed infestanti; - evoluzione di parassiti super resistenti; - evoluzione o trasmissione di nuovi virus; - permanenza di tossine BT nel terreno o nei vegetali; - diffusione del polline contenente tossine insetticide; - aumento dell'uso di insetticidi e pesticidi; - perdita della biodiversità. Rischi per la società: Si arriva, infine, ai rischi per la società. L'introduzione degli OGM in natura ha provocato cambiamenti talmente radicali nei sistemi di coltivazione e di gestione dei territori, da privare i contadini delle loro tradizioni e delle loro esperienze, schiacciandoli con i sistemi di coltivazione estensiva a scopo industriale. Quindi: - perdita di identità ed autonomia per gli agricoltori; - monopolio alimentare delle multinazionali; - biocolonialismo e biopirateria: - perdita del diritto alla sovranità alimentare; - espropriazione del reddito agricolo necessario alla sopravvivenza della famiglia contadina. AltrAgricoltura – CO.SP.A. Nazionale


venerdì 28 febbraio 2003


 
News

FPP2 GRATIS, ANNUNCIO DI BIDEN, COSA ASPETTA DRAGHI?
Il presidente USA Biden, raccogliendo la richiesta che da tempo avanza Bernie Sanders, ha annunciato che gli Stati Uniti forniranno mascherine ffp2 gratis ai cittadini. >>



Pesticidi in Unione europea.
La European Food Safety Authority (EFSA) ha pubblicato un report sugli ortaggi e frutta più contaminati da pesticidi... studio pubblicato nel mese di febbraio 2021 che discute i dati del 2019. In tutta Europa, nell’anno 2019, sono stati analizzati 96.302 campioni e la frequenza media si attesta su 19 analisi per 100mila abitanti. I paesi più virtuosi sono la Lituania (125 analisi su 100mila abitanti), la Bulgaria (104 analisi) e il Lussemburgo (81 analisi). I meno virtuosi sono la Gran Bretagna (1,5 analisi), la Spagna (5 analisi) e la Polonia (7 analisi). L’Italia e la Francia si attestano sulla media europea di 19 analisi per 100mila abitanti, la Germania appena un po’ in più con 25 analisi. >>



Sesto Rapporto IPCC - Working Group I su nuove conoscenze e cambiamenti climatici.
In occasione della presentazione del rapporto del Working Group I dell’Intergovernmental Panel on Climate Change (Ipcc) che delinea le nuove conoscenze scientifiche in merito ai cambiamenti climatici, ai loro effetti e agli scenari futuri, di seguito sono proposti i dati del VI rapporto Ipcc riassunti e forniti dall’Istituto di scienze dell’atmosfera e del clima del Consiglio nazionale delle ricerche (Cnr-Isac) di Bologna. Sesto Rapporto IPCC – Working Group I Annalisa Cherchi, Susanna Corti, Sandro Fuzzi Lead Authors IPCC WG I Istituto di Scienze dell’Atmosfera e del Clima Consiglio Nazionale delle Ricerche Bologna INTRODUZIONE SU IPCC Intergovernmental Panel on Climate Change (IPCC), creato dalle Agenzie delle Nazioni Unite UNEP (UN Environmental Program e WMO (World Meteorological Organisation) nel 1988, ha il compito di redigere a scadenza regolare rapporti di valutazione sulle conoscenze scientifiche relative al cambiamento climatico, ai suoi impatti, ai rischi connessi, e alle opzioni per la mitigazione e l’adattamento. È attualmente in corso di finalizzazione il 6° Rapporto IPCC (AR6). Ogni Rapporto IPCC si compone di tre parti, ognuna redatta a cura di un apposito Working Group (WG). Working Group I: valuta le nuove conoscenze scientifiche emerse rispetto al rapporto precedente. Working Group II: valuta gli impatti del cambiamento climatico sull’ambiente e la società e le azioni di adattamento necessarie. Working Group III: valuta le azioni di mitigazione del cambiamento climatico. Ogni WG redige un rapporto mediamente dell’ordine di 2-3000 pagine, accompagnato da un Riassunto tecnico che mette in evidenza i punti salienti del rapporto e un breve Summary for Policy Makers ad uso dei responsabili politici dei paesi associati all’ONU, nei quali sono condensate per punti essenziali tutte le informazioni analizzate nel dettaglio nei singoli rapporti. Ogni WG si compone mediamente di 200-250 scienziati (Lead Authors) scelti su proposta dei singoli governi dal Bureau IPCC. La partecipazione dei singoli scienziati è volontaria e non retribuita. È bene ricordare che i risultati dei Rapporti IPCC sono basati esclusivamente sull’esame critico di diverse migliaia di lavori scientifici pubblicati (14.000 solo per quanto riguarda il WG I). I Rapporti IPCC, la cui stesura impegna gli scienziati per circa tre anni, sono soggetti prima della stesura finale a due fasi di revisione da parte di diverse centinaia di altri scienziati esperti del settore e da parte di esperti dei singoli governi. Il giorno 9 agosto 2021 verrà presentato ufficialmente il Rapporto del Working Group I dedicato allo stato dell’arte delle basi scientifiche del cambiamento climatico e degli avanzamenti rispetto all’ultimo rapporto AR5. Gli altri due Rapporti di cui si compone AR6 sono tuttora in corso di elaborazione e verranno presentati nei primi mesi del 2022. Per quanto riguarda il Working Group I, sui 234 Lead Authors provenienti da 66 Paesi, tre sono gli scienziati appartenenti a un’istituzione di ricerca italiana, tutti ricercatori dell’Istituto di Scienze dell’Atmosfera e del Clima del Consiglio Nazionale delle Ricerche. >>