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IL DECRETO OGM, UNA BATTAGLIA SOLO INIZIATA
11 novembre, giorno di S. Martino, tradizionalmente un giorno clemente in
cui uomo e natura hanno riguardo l’uno dell’altra e trovano modo di
riconciliarsi nel gesto di un santo in una giornata meno aspra di quel che
vuole la stagione, sarebbe stato un giorno propizio per varare una buona
legge che evitasse definitivamente l’introduzione degli OGM nella nostra
agricoltura.
Così non è stato, dopo un mese di pressioni inaudite da parte della lobbye
delle biotecnologie e del loro alfiere massimo, l’agricoltore-presidente
Berlusconi, un decreto modificato, piccole modifiche che pesano rispetto al
testo originale, è stato licenziato dal governo. Quanto piccole sono le
modifiche?
Sono tali che costringeranno gli agricoltori, le associazioni di categoria,
quelle ambientaliste e dei consumatori, la società civile che a gran voce ed
in maggioranza ha manifestato contrarietà all’introduzione di OGM in
agricoltura e nel cibo, a scendere nuovamente in campo, regione per regione
per garantirsi il diritto naturale ad avere un’agricoltura sana, un cibo
sicuro e buono e ...un futuro.
Il decreto legge, nella sostanza, demanda alle regioni, con scadenza limite
il 31 dicembre 2005, l’applicazione del regime di coesistenza tra le colture
facendo esplicito riferimento alla coerenza con la Raccomandazione della
Commissione Europea del 23 luglio 2003 -il sostanziale divieto di dichiarare
ampie aree omogenee ogm-free (punto 2.1.5 della Raccomandazione) e la
previsione di una soglia di tolleranza per gli OGM anche nelle sementi per l
’agricoltura biologica (punto 2.2.3)- senza porre regole rigorose e
dettagliate per impedire la contaminazione delle colture non OGM.
Un po’ poco per un decreto che in origine aveva trovato consenso in tutte le
forze contrarie agli OGM, che doveva rilanciare le condizioni per
valorizzare la tipicità e la qualità della nostra agricoltura evitandole il
destino di sparire inghiottita dalla cattiva globalizzazione.
Cosa dire? Si approfondisce sempre più la cesura tra il complesso ed
articolato mondo dell’associazionismo di base, delle organizzazioni di
categoria ed il sistema politico che mai come oggi si è reso impermeabile
ad ogni confronto e richiesta proveniente dalla società civile.
Ancora una volta la nostra agricoltura rischia di essere barattata per
garantire il business di pochi senza avere quello che serve alla gente: la
sovranità alimentare.
Le semine sono alle porte, rendiamole una buona occasione per riorganizzare
tutte le componenti sociali contrarie all’uso del transgenico, per costruire
dal basso una nuova agricoltura rispettosa di ambiente, animali, e dell’
opinione della popolazione.
AltrAgricoltura Nord Est
Via Monte Sabotino, 28 – 35141 Padova
Tel. O49.8710128 – Fax 049.8736516
e-mail: altragricoltura@italytrading.com
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venerdì 12 novembre 2004
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