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ITALIA, PAESE POVERO E DISEGUALE. MA QUALCOSA STA CAMBIANDO.
Un rapporto della Caritas e alcuni dati Istat mostrano un allarmante incremento della povertà in Italia. Se si cerca la parola crisi su Google escono circa 66 milioni di risultati. Se poi usciamo per strada si potrà notare che davanti al supermercato sotto casa adesso ci sono ben due persone a chiedere l'elemosina, contendendosi quei pochi spiccioli di resto dei clienti. E all'interno del negozio, i carrelli sono un poco meno pieni.
venerdì 2 novembre 2012
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Disoccupazione reale al 19,3%. Ecco come l’Istat nasconde i dati.
Nella giornata di ieri, con maggior o minor enfasi a seconda del diverso livello di sudditanza al governo Monti, numerosi sono stati i commenti dei quotidiani italiani relativi all'andamento del mercato del lavoro pubblicati dall'Istat. Riguardo ad essi, due sono i principali elementi da segnalare: l'aumento del tasso di disoccupazione al 10,7% e il record raggiunto dalla disoccupazione giovanile, oggi pari al 35,1%. In un solo anno sono stati creati quasi 600.000 nuovi disoccupati. Si tratta di dati drammatici che evidenziano l'acuirsi della crisi e che non sorprendono, dal momento che nel corso dell'ultimo anno sono stati ben 5 i provvedimenti di austerity presi dai governi in carica, una manovra recessiva di quasi 100 miliardi di euro. Eppure il governo e alcuni commentatori tengono a sottolineare che il dato italiano sulla disoccupazione risulta comunque inferiore alla media Ue. Niente di più falso. Il nostro dato sulla disoccupazione è infatti di gran lunga sottostimato. Il suo calcolo si basa sulla classica tripartizione tra «inattivi», «occupati» e «disoccupati» che appare del tutto inadeguata a cogliere l'attuale complessità del mercato del lavoro.
venerdì 2 novembre 2012
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I predatori metropolitani. Il Capitalismo contro il diritto alla città.
Autore: Sandro Mezzadra - 10/07/2012
«Il capitalismo contro il diritto alla città», l'ultimo lavoro del geografo di origine inglese ( David Harvey) mette al centro la spinosa «questione urbana», rivisitata alla luce del funzionamento dei mercati finanziari internazionali
Il capitalismo contro il diritto alla città è il titolo scelto dalla casa editrice ombre corte per il piccolo libro di David Harvey da poco in libreria (pp. 106, 10 euro). È un libro, conviene dirlo subito, tanto piccolo quanto prezioso. Per chi non conosce il lavoro di Harvey, uno dei protagonisti indiscussi dei dibattiti marxisti internazionali, è un'ottima introduzione ai temi al centro della sua ricerca fin dall'inizio degli anni Settanta, qui rivisitati sullo sfondo della crisi contemporanea. Per chi è familiare con l'opera dell'autore inglese, da tempo trasferitosi negli Stati Uniti, la lettura dei tre capitoli che compongono il volume riserva qualche sorpresa - o meglio dischiude prospettive analitiche e politiche rimaste sotto traccia nel lavoro di Harvey degli ultimi anni (da La guerra perpetua a Breve storia del noeliberalismo, entrambi usciti in Italiano per Il Saggiatore, fino a L'enigma del capitale, pubblicato lo scorso anno da Feltrinelli).
Espropriazione urbana
Geografo di formazione, Harvey ha raccontato spesso come il momento decisivo nella sua radicalizzazione politica sia stato l'arrivo a Baltimora, nel 1969: «non avevo mai visto un tale livello di povertà», ha dichiarato ancora di recente in un'intervista con la rivista francese «Vacarme». Erano gli anni in cui, negli Stati Uniti, il dibattito pubblico era dominato dal tema della «crisi urbana», sullo sfondo delle grandi rivolte nei ghetti afro-americani. Da quel momento, la questione della città è rimasta al centro del lavoro di Harvey, all'interno di un più generale tentativo di integrare la dimensione dello spazio all'interno di un rinnovato paradigma marxista: ne è derivata la proposta, in particolare in Limits to Capital (1982), di un «materialismo storico-geografico» che, sulla base di una originale rilettura del secondo libro del Capitale, ha influenzato in modo duraturo il lavoro di un paio di generazioni di «geografi radicali».
mercoledì 31 ottobre 2012
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Metropoli e rivoluzione, report dell'incontro promosso dai Blocchi Precari Metropolitani.
Si è tenuto ieri venerdì 26 ottobre un interessante incontro promosso dai Blocchi Precari Metropolitani nella “fabbrica abitata” di Metropoliz, un’intera area industriale dismessa, occupata da più di tre anni da un centinaio di famiglie di diversa nazionalità. Nello spazio comune della mensa meticcia si sono alternati interventi di movimenti diversi per caratteristiche, culture e provenienze geografiche. Il tema era ambizioso: rimettere al centro della discussione il concetto di rivoluzione, senza edulcorazioni o snaturamenti. La trasformazione della condizione del cittadino moderno in suddito, sottoposto ai diktat della finanza internazionale, è uno dei fattori che spinge a ripescare questo concetto per troppo tempo messo da parte.
mercoledì 31 ottobre 2012
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Feder.casa. Emergenza abitativa? Destinata a peggiorare: una famiglia su due in affitto è in difficoltà.
A pochi media interessa l'approfondimento del tema ma in molti invece vivono il dramma della precarietà abitativa. Negli anni della crisi e in un periodo in cui lavoratori, famiglie e più nel particolare quella fascia di italiani che di certo non possono essere definiti benestanti, la legge di stabilità ci mette del suo senza occuparsi dei temi princiapli dell'emergenza abitativa: sfratti, affitti, case popolari, fondi pubblici destinati all'abitare...
"Il "sistema Italia" oggi non è in grado di fronteggiare l'emergenza abitativa - dichiara Gianluigi Pascoletti, il Segretario Nazionale di Feder.casa - e le misure adottate sono destinate a peggiorare la situazione. L'emergenza abitativa - aggiunge - si è pesantemente aggravata in Italia tra la fine degli anni '90 e l'inizio del nuovo millennio. I dati oggi sono veramente preoccupanti nelle graduatorie - spiega - per ottenere una casa popolare sono iscritte oltre 600.000 famiglie in attesa di ottenerne una e che non possono averla per la cronica mancanza di alloggi da assegnare".
martedì 30 ottobre 2012
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A Torino un politicissimo congresso di Slow Food con delegati provenienti da 96 paesi. Tema: «La centralità del cibo, punto di partenza di una nuova politica, di una nuova economia, di una nuova socialità».
La politica si reinventa. Per fortuna.Trova la strada di tematiche ufficialmente ritenute distanti da quelle delegate a rappresentarla nelle sedi istituzionali, e perciò si rivolge a soggetti estranei a quello che viene chiamato "professionalismo politico"; e, di conseguenza, si colloca anche in sedi diverse.Per esempio qui a Torino dove si è svolta in questi giorni la politicissima triplice e concomitante scadenza promossa da Slow Food: il nono Salone del gusto (centinaia di migliaia di visitatori); la quinta assemblea di Terra Madre (migliaia di contadini in rappresentanza della rete mondiale nata nel 2004 e cui oggi aderiscono 135 paesi); il sesto Congresso internazionale di Slow Food (delegati provenienti da 96 paesi). Tema: «La centralità del cibo, punto di partenza di una nuova politica, di una nuova economia, di una nuova socialità».
Tanti appassionati dell'agricoltura dentro i tetri spazi del Lingotto, fabbrica dismessa dell'industria per eccellenza, la Fiat, fa un bel vedere: riequilibra il pensiero e rende più facile rendersi conto che il dramma che si prepara è la sparizione della terra, mangiata a bocconi giganti - migliaia di ettari ogni anno (6 milioni di ettari in trent'anni solo in Italia) - dalla cementificazione indotta da industrializzazione e urbanizzazione dissennate. Constatabile a vista d'occhio: fra Lombardia e Piemonte non c'è ormai che un ininterrotto agglomerato di edifici, la campagna ridotta a qualche aiuola. (Di cui le ciminiere spente delle fabbriche chiuse è solo un'altra faccia della crisi).
martedì 30 ottobre 2012
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Roundup: efficace disserbante che distrugge anche il tuo dna.
Informativa per gli Agricoltori e appello ai Sindaci per il divieto d'uso dei disseccanti chimici e dei Pesticidi inutili e tossici in ogni ambito.
Gli agricoltori Biologici e i cittadini in generale hanno diritto a non essere contaminati dai propri vicini che usano Pesticidi (tolleranza zero), i quali devono rispettare una distanza di almeno 150 metri per evitare deriva si sostanze chimiche.
martedì 30 ottobre 2012
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L'inquieto cuore operatio della Millennim City.
FABBRICA INDIA, Lavoratori in subbuglio nel centro del frenetico sviluppo indiano. Dopo le sommosse alla Maruti-Suzuki arriva la stretta sui diritti. Ma nell'aria c'è un nuovo protagonismo di classe
GURGAON-MANESAR (INDIA) La Maruti Suzuki si presenta come un enorme parcheggio, fiancheggiato da capannoni che si estendono per oltre due chilometri. Intorno allo stabilimento, in piena espansione, crescono altre fabbriche, capannoni, cantieri.
Siamo nella Millennium City di Gurgaon-Manesar, uno degli snodi del mega-progetto del "corridoio industriale" di Delhi-Mumbai, che inizia a circa trenta chilometri dal centro di Nuova Delhi. Una veloce metropolitana sopraelevata, costruita in occasione dei Giochi del Commonwealth, organizzati nel 2010 per la prima volta dall'India, raggiunge il capolinea di Huda City Centre dopo aver costeggiato Haus Khas, quartiere alla moda ricco di atelier e ristoranti, e l'imponente Qutb Minar, straordinario esempio dell'architettura indo-islamica del XIII secolo, attraversando popolosi sobborghi collegati da un reticolo di grandi strade a scorrimento veloce.
sabato 27 ottobre 2012
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Il Ponte sullo Stretto non si farà, ma si mangia ancora soldi.
In principio a raggelare le speranze del fronte del sì al Ponte sullo Stretto era stato il tratto di penna con cui l'Europa ha ridefinito i corridoi di spostamento di uomini e mezzi, con conseguente, immediato taglio di tutti i finanziamenti per le opere declassate come “non prioritarie”. Poi ci ha pensato l'esecutivo dei tecnici a sbriciolare diciassette anni di promesse del centrodestra nostrano sul ponte delle meraviglie – cavallo di battaglia dei berluscones fin dalla prima campagna elettorale – prima facendo sparire, in sede di riunione Cipe, 1, 3 miliardi destinati a finanziare l'opera, poi mettendo fine a valzer e minuetti di deputati e senatori pro-ponte nelle anticamere delle stanze ministeriali con una dichiarazione che lascia poco spazio a dubbi: «Non c'è alcuna intenzione di riaprire il discorso sul ponte sullo stretto di Messina al contrario, il governo vuole chiudere il prima possibile le procedure aperte anni fa dai precedenti governi, e per farlo deve seguire l'iter di legge».
Due righe di comunicato che mandano in soffitta non solo i sogni di chi sul business del Ponte aveva investito uomini, mezzi e promesse elettorali – con buona pace delle istanze di un territorio che l'opera non la vuole e non l'ha mai voluta – ma anche le tonnellate di carte, progetti, varianti, adeguamenti, perizie e controperizie che la Società Stretto di Messina ha prodotto.
sabato 27 ottobre 2012
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Caccia F35, altro che tagli il costo è più che raddoppiato.
Esosi anche nel modello «nude», figuriamoci compresi gli accessori. I nuovi cacciabombardieri F35 erano stati ridotti di numero dal governo «tecnico». L’esecutivo Monti aveva portato la commessa statale da 131 velivoli agli attuali 90.
La riduzione, annunciata nel febbraio scorso dall’ammiraglio-ministro Giampaolo Di Paola, era stata decisa come contributo alla prima spending review , sulla scia di una campagna che ha coinvolto 660 associazioni, oltre 60 enti locali e raccolto 77mila firme di cittadini a favore della riduzione delle spese militari. Si scopre ora però che il costo di ogni singolo aereo nel frattempo è lievitato. Non un po’, più del doppio, tanto che il risparmio sul programma di realizzazioni e acquisizioni firmato dall’ammiraglio Di Paola 11 anni fa di fatto è sparito.
E anzi, sembra che gli F35 siano destinati a pesare sempre più sull’erario. Dell’aggravio sui costi scrive in una lunga intervista sull’ultimo numero della rivista di settore “Analisi Difesa” il generale Claudio Debertolis, segretario generale dello stesso ministero, cioè in definitiva colui che presiede alle acquisizioni di armamenti per la Difesa. Debertolis aveva da sempre ritenuto «irrealistico» il costo stimato in Parlamento di 80 milioni di dollari ciascuno per i primi tre caccia stealth a marchio Lockeed Martin che dovrebbero uscire dalle catene di assemblaggio di Cameri a inizio 2015.
venerdì 26 ottobre 2012
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