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Proviamo a disobbedire ai tagli.

Ancora una volta il governo Monti mette in seria sofferenza la Costituzione. Ecco perché abbiamo ripetutamente manifestato l'esigenza di creare un fronte che si unisca intorno alla difesa della Carta Costituzionale e dello Stato sociale contro le aggressive politiche liberiste dell'esecutivo montiano. Da ultimo, il d.l. n. 95/2012 (cd. spending review 2) recante "Disposizioni urgenti per la revisione della spesa pubblica con invarianza dei servizi ai cittadini" incide in modo gravoso sull'autonomia degli enti locali, così come delineata nella Costituzione (cfr. art. 5 e 114 ss.), nonché sul loro funzionamento, in particolare, per quanto attiene i servizi pubblici locali e le attività sociali. Tale provvedimento, al pari di precedenti analoghi (come il d.l. n. 78/2010, conv. in l. n. 122/2010 recante "Misure urgenti in materia di stabilizzazione finanziaria e competitività economica"), imponendo severi "tagli" alle spese degli enti locali (soprattutto in tema di personale, cfr. art. 16 ss. d.l. n. 95), rappresenta un vulnus ai principi di autonomia organizzativa e di sana gestione, collocandosi ben al di là della sacrosanta ratio di riequilibrio complessivo della finanza pubblica.
venerdì 13 luglio 2012
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Acqua e refendum da rispettare.

È ormai passato un anno dallo straordinario successo del referendum sull'acqua pubblica. Da allora tanto il potere politico quanto le autorità amministrative continuano ad operare come se nulla fosse: si accusano i referendari di volere imporre una ideologia - quella del "bene comune" - cui il governo, la sua vasta maggioranza e le istanze tecniche non sarebbero tenute a sottostare. Anzi, si prosegue nella politica di liberalizzazione e privatizzazione dei servizi pubblici locali ripristinando la normativa abrogata per via referendaria e ridefinendo, sotto mentite spoglie, il sistema di remunerazione del capitale investito.
giovedì 12 luglio 2012
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Mutuo soccorso, ritorno al futuro.

Le mutue italiane sono più di 1.500, spesso hanno più di un secolo di vita. In Europa raccolgono oltre 180 miliardi e danno lavoro a 350mila persone. Con la crisi dello stato sociale, tra austerity e tagli, l’unica speranza è il mutualismo. Il nostro viaggio nella pratica che permise a operai, artigiani e contadini di auto-tutelarsi Lo spirito degli anni Novanta sta tornando. Non quelli del XX secolo, definiti da Joseph Stiglitz gli «anni ruggenti» della bolla finanziaria che ha portato all’esplosione dei mutui subprime negli Usa e del debito sovrano in Europa, bensì gli anni Novanta del secolo precedente, l’Ottocento. È un ritorno al futuro. In una crisi che aumenta la disgregazione sociale e smentisce l’ipotesi di uno Stato sociale che accompagna le persone dalla culla alla bara, si torna a parlare di mutualismo. Nel XIX secolo questa pratica permise a operai, artigiani e contadini di creare le società del mutuo soccorso, le leghe di resistenza, le camere del lavoro per garantirsi l’istruzione, le tutele sociali, l’assistenza sanitaria e i fondi contro la disoccupazione. A quel tempo, in Italia c’erano 6700 mutue (800 mila soci effettivi). In Inghilterra c’erano oltre 24 mila società (oltre 4 milioni di soci), in Francia (6200 per 842 mila soci). Nel secondo Dopoguerra la sinistra e i sindacati hanno considerato il mutualismo come un residuo del passato perchè lo Stato doveva rispondere a tutti i bisogni dei cittadini. La crisi del welfare, sempre più burocratico e inefficiente, ha rilanciato la consapevolezza di integrare le tutele garantite universalmente dallo Stato con meccanismi di auto-governo. Sono nati così i gruppi di acquisto solidale (Gas), le esperienze di moneta virtuale utili per il baratto di beni e servizi, il commercio equo e solidale o la banca del tempo. Esiste inoltre un settore del welfare dove la mutualità, con la sua storia ultra-centenaria, potrebbe assumere un ruolo decisivo: l’assistenza sanitaria integrativa del servizio pubblico.
mercoledì 11 luglio 2012
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Madrid: il corteo dei minatori si trasforma in guerriglia: 76 feriti e 8 arresti.

La grande manifestazione dei minatori nel centro di Madrid diventa una battaglia con la polizia. Pietre e petardi contro lacrimogeni e pallottole di gomma: decine di feriti e vari lavoratori arrestati. Alla fine il bilancio è di 76 persone ferite e 8 arresti. Dei feriti 42 sarebbero manifestanti, 33 poliziotti piu' un fotografo. E' finita la pace sociale? A decine di migliaia avevano marciato nella seconda metà della mattinata sotto il sole implacabile di Madrid. Migliaia di minatori e familiari arrivati dalle Asturie, dal Leon, dall’Aragona e dalle province minerarie della Castiglia e dei Paesi Baschi. Ma anche migliaia di attivisti delle organizzazioni sindacali, di esponenti dei movimenti sociali, di giovani richiamati in piazza dall’arrivo nella capitale della ‘marcia nera’ che ieri aveva fatto il suo ingresso trionfale a Madrid accolta da una folla straripante ed entusiasta.
mercoledì 11 luglio 2012
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«Così neanche negli anni '50»

Il lavoro diventa liquido, precario, mobile. Come si fa ad roganizzarlo e fare sindacato? Ne parliamo con Gianni Rinaldini, coordiantore dell'area «La Cgil che vogliamo» ed ex segretario generale della Fiom. Hai letto dei nuovi dati Ocse? Sono purtroppo la conferma che la situazione peggiora. Mi sembra le misure - dalle pensioni al mercato del lavoro - che ha deciso questo governo aggravano disoccupazione e recessione. Prefigurano un nuovo assetto del paese,una ridefinizione del ruolo delle stesse rappresentanze sociali. Quindi anche del sindacato. Sono misure che ipotizzano, per un'eventuale ripresa, un assetto del paese fondato sulla precarizzazione, l'abolizione dei contratti, la libertà di licenziamento e la crescita, paradossalmente, di tutte le forme assicurative e previdenziali. Cioè del sistema creditizio, che si accompagna alla riduzione, per esempio, della sanità.
mercoledì 11 luglio 2012
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I predatori metropolitani.

«Il capitalismo contro il diritto alla città», l'ultimo lavoro del geografo di origine inglese mette al centro la spinosa «questione urbana», rivisitata alla luce del funzionamento dei mercati finanziari internazionali Il capitalismo contro il diritto alla città è il titolo scelto dalla casa editrice ombre corte per il piccolo libro di David Harvey da poco in libreria (pp. 106, 10 euro). È un libro, conviene dirlo subito, tanto piccolo quanto prezioso. Per chi non conosce il lavoro di Harvey, uno dei protagonisti indiscussi dei dibattiti marxisti internazionali, è un'ottima introduzione ai temi al centro della sua ricerca fin dall'inizio degli anni Settanta, qui rivisitati sullo sfondo della crisi contemporanea. Per chi è familiare con l'opera dell'autore inglese, da tempo trasferitosi negli Stati Uniti, la lettura dei tre capitoli che compongono il volume riserva qualche sorpresa - o meglio dischiude prospettive analitiche e politiche rimaste sotto traccia nel lavoro di Harvey degli ultimi anni (da La guerra perpetua a Breve storia del noeliberalismo, entrambi usciti in Italiano per Il Saggiatore, fino a L'enigma del capitale, pubblicato lo scorso anno da Feltrinelli).
martedì 10 luglio 2012
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Malati senza cibo ad Atene.

Emergenza umanitaria in Grecia? Poco ci manca. Insieme con l’ospedale Elpis inizia a svanire la speranza per il salvataggio di un comparto delicatissimo come la salute. Dopo il caso dei malati di cancro costretti a pagare le cure chemioterapiche di tasca propria, per via delle casse dello stato drammaticamente vuote e dopo le lunghissime file di pazienti a cui le farmacie non potevano dare medicinali (in quanto in credito con lo stato per svariati milioni di euro) nella Grecia tecnicamente fallita il nosocomio Elpis non può più garantire i pasti ai propri ricoverati: le ditte fornitrici devono ancora ricevere i pagamenti relativi al 2011.
lunedì 9 luglio 2012
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France Telecom, incriminato per "suicidi a catena" dei dipendenti.

France Telecom Venerdì è stato incriminato per "bullismo", dopo tre dei suoi ex dirigenti,dopo un'indagine svolta su un'ondata di suicidi da parte dei dipendenti nel 2008 e nel 2009. Il caso potrebbe portare prima a un processo, comportamento non individuale, ma una politica di gestione del personale e un piano di ristrutturazione. France Telecom, che è anche sotto inchiesta per "interferenza con il funzionamento del consiglio di fabbrica e il comitato di salute e sicurezza", è stato costretto a una cauzione di 150.000 euro, ha detto una fonte giudiziaria. Il suo rappresentante legale, Pierre Louette, è stato ascoltato per tutto il pomeriggio da giudici istruttori. Non ha fatto commenti verso l'uscita, evitando i giornalisti. Il gruppo riconosce che "l'azione della società potrebbe essere fraintesi, che ha indotto un turbamento collettivo". "E' abbastanza possibile che questo disturbo può avere sui lavoratori dipendenti (che non avrebbero altrimenti vulnerabilità o difficoltà) contribuiscono alla sofferenza sul luogo di lavoro", scrive la gestione di France Telecom. Ha detto che il problema non è univoco per quella specifica azienda, ma è un "fenomeno sociale", che riguardano sia il privato e il pubblico. Sono stati registrati 35 suicidi tra il personale della società nel periodo che va dal 2008 al 2009. Un rapporto dell'Ispettorato del lavoro nel casellario del criminale nel 2010 ha esaminato 14 casi. L'inchiesta penale ha ampliato a 80 casi di tentativi di suicidio o di depressione grave.
sabato 7 luglio 2012
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Paraguay: i nuovi golpe del XXI secolo.

Nel silenzio assordante della stragrande maggioranza dei media italiani, la contro-offensiva statunitense contro i governi progressisti in America Latina ha fatto un’altra vittima. Lo scorso 22 giugno Fernando Lugo, Presidente del Paraguay dal 2008 ed ex-vescovo cattolico, è stato destituito a velocità supersonica con un “giudizio politico” da parte del Parlamento che gli ha concesso meno di 24 ore per preparare la sua difesa e due ore per presentarla di fronte alle Camere. Un golpe parlamentare, un parla-golpe istituzionale sulla falsa riga di quello dell’Honduras del 2009. Il vice-presidente Federico Franco, una vera e propria “serpe in seno”, è stato nominato immediatamente dall’opposizione come “nuovo Presidente”. La destituzione di Lugo era pianificata da tempo, secondo le informazioni inviate dall’ambasciata statunitense nel 2009 e pubblicate da wikileaks [1]. Dopo ben 22 tentativi, l’opposizione aspettava solo il momento giusto per realizzarla. Il pretesto utilizzato è stato l’oscuro massacro avvenuto nei giorni scorsi a Curuguaty durante lo sgombero di un’occupazione di terre, dove sono stati uccisi 11 contadini e 6 membri della polizia (con 80 feriti e 54 persone con accuse gravi). Il massacro, secondo diverse denunce, sarebbe stato nient’altro che una trappola organizzata ad hoc, per fornire un argomento politico alla magistratura ed al parlamento, tra le istituzioni più corrotte del Paese. E se non fosse tragico, l’atto di accusa del Parlamento [2] sembrerebbe uno scherzo di cattivo gusto, una perla fatta di affermazioni senza prove e fotocopie di articoli di giornale.
venerdì 6 luglio 2012
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Vogliamo le scuse dello Stato.

Ora il presidente Napolitano deve chiedere scusa a nome di tutte le istituzioni alle vittime della Diaz, di Bolzaneto, a tutti i cittadini italiani; deve chiedere scusa per le violenze commesse da rappresentanti dello stato, per il vergognoso silenzio mantenuto per undici anni dalle istituzioni, per aver promosso coloro che erano stati condannati per fatti gravissimi. Napolitano lo deve fare anche per il rispetto verso il pubblico ministero Enrico Zucca, verso quei cinque giudici che emettendo la sentenza hanno certamente «semplicemente» compiuto il loro dovere, ma un dovere reso difficilissimo dai ricatti di ogni genere che sono scattati in queste settimane.
venerdì 6 luglio 2012
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