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Acqua, tra condutture e sistemi fognari l'Italia dovrà pagare forti sanzioni. Aumento delle tariffe in arrivo?

Nel 2016 l'Italia comincerà a pagare "salate sanzioni" all'Europa per i "gravi ritardi nel rispetto della direttiva comunitaria che prevede da oltre dieci anni la messa a norma dei sistemi fognari e depurativi". Il 15 dicembre scorso la Commissione europea ha comunicato al Governo che nei prossimi mesi proporrà alla Corte di giustizia europea l'importo delle sanzioni. Secondo Mauro Grassi, responsabile della Struttura di Palazzo Chigi #italiasicura che si occupa di sviluppo delle infrastrutture idriche e di dissesto idrogeologico, "gli investimenti necessari a scongiurare le stesse sanzioni stentano a decollare" e che occorrono sia aumenti tariffari sia la completa attuazione della normativa sulla governance del settore idrico per evitare di disperdere risorse con interventi frammentati. Il Governo potrebbe mettere mano quindi a un piano straordinario, con conseguenze prevedibilmente pesanti per gli utenti.

Sull'aumento tariffario, Grassi spiega che "l'obiettivo è raggiungere livelli di investimento nel sistema idrico simile agli altri paesi europei, e passare dagli attuali 36 euro per abitante ad almeno 50 euro/abitante, per avvicinarsi agli 80-90 euro/abitante dei paesi più virtuosi del contesto europeo". L'altro aspetto è che ci sarebbero 3,2 miliardi di euro (2,8 miliardi di euro solo per il sud) stanziati per quasi 900 opere tra depuratori, fognature e acquedotti, "che non sono ancora stati nemmeno avviati a gara".

A dare supporto alle parole di Grassi interviene Giovanni Valotti, presidente Utilitalia, la federazione che riunisce tutti i gestori del servizio idrico, secondo cui "serve un Piano Idrico Nazionale, un piano straordinario per la qualità delle infrastrutture e dei servizi pubblici che metta a sistema tutti gli attori e le risorse disponibili". L'acqua "è il bene pubblico per eccellenza - dice Valotti - In quanto tale merita la massima attenzione. Invece il nostro Paese continua a registrare un ritardo drammatico su infrastrutture e servizi, in alcune aree territoriali la situazione è insostenibile. "Le sanzioni europee registrano impietosamente questa situazione - afferma Valotti - distogliendo ulteriori risorse finanziare che andrebbero invece dedicate agli investimenti nel settore, a beneficio di tutti i cittadini. Serve una razionalizzazione dell'offerta, attraverso la creazione di operatori industriali più efficienti. Uscendo in questo da contrapposizioni astratte e di principio, tra pubblico e privato". "Ben venga quindi un piano straordinario del governo - ha concluso Valotti - per dare piena attuazione alla normativa sulla governance del settore idrico e sostenere gli investimenti".

La situazione italiana sul trattamento delle acque reflue è da terzo mondo. Il problema riguarda i sistemi fognari e depurativi di 1.025 agglomerati, ossia di 2.500 comuni, e secondo una stima del Governo potrebbe portarci a dover sborsare una cifra complessiva di circa mezzo miliardo di euro l'anno dal 2016 e fino al completamento delle opere. E questo per il mancato rispetto della direttiva Ue. Secondo il segretario dei Radicali italiani, Riccardo Magi, "questo contenzioso con l'Ue è solo il primo dei tre ancora pendenti". "La situazione italiana sul trattamento delle acque reflue ha dell'incredibile, se si considerano le risorse stanziate: ben 3,2 miliardi per quasi 900 opere tra depuratori, fognature e acquedotti. Opere per le quali, però, non sono nemmeno partite le gare - denuncia Magi -. La responsabilità di questo disastro è degli enti locali. Per questo, quando arriveranno le multe, presenteremo esposti alla Corte dei Conti per danno erariale, perché a pagare non siano i cittadini". (di Fabrizio Salvatori)
www.controlacrisi.org

venerdì 15 gennaio 2016


 
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